Israele, migliaia di persone evacuate per gli incendi
Il governo: metà sono dolosi. Fermati alcuni palestinesi
Decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case per gli incendi che da tre giorni devastano in Nord di Israele. La situazione è particolarmente critica attorno alla città di Haifa, nel Nord del Paese. La siccità e i forti venti favoriscono le fiamme ma le forze di sicurezza sospettano che molti focolai siano stati appiccati per dolo e sui social arabi spopolano hashtag che gioiscono per i danni provocati.
Aiuti da tutto il mondo
Il governo israeliano ha chiesto aiuto ai Paesi vicini per domare le fiamme. Turchia, Cipro, Grecia, Italia, Croazia stanno inviando una decina di mezzi aerei. Anche la Russia ha promesso di mandare due velivoli anti-incendio. Il premier Benjamin Netanyahu ha parlato con il presidente Vladimir Putin. L’ondata di incendi è la peggiore dal 2010, quando ci furono 42 vittime e anche gli Stati Uniti inviarono mezzi di soccorso.
Persone intrappolate
Al momento non ci sono vittime o feriti gravi ma 35 persone sono state soccorse dalle autoambulanze perché intossicate dall’inalazione di fumo. Ma è allarme soprattutto ad Haifa dove alcune persone sarebbero rimaste intrappolate in edifici circondati dal fuoco.
Superstrada chiusa
Centinaia di persone sono state anche evacuate dalla West Bank. Le fiamme hanno investito parti della superstrada Gerusalemme-Tel Aviv, che è stata chiusa al traffico. Il portavoce della polizia Micky Rosenfeld ha detto che alcuni palestinesi dovranno comparire in tribunale con l’accusa di aver appiccato il fuoco volontariamente.
Per metà dolosi
“Almeno il 50 per cento degli incendi sono in apparenza dolosi”, ha confermato il ministro per la Sicurezza interna Gilad Erdan. Il ministro per l’Educazione Naftali Bennett ha commentato: “Solo quelli che non appartengono alla nostra terra sono capaci di bruciarla”. Sull’hashtag in arabo “Israele in fiamme” centinaia di commentatori hanno invece espresso soddisfazione per l’ondata di incendi.
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