Volantini che invitano a boicottare il “Technion” e appelli al cantante Eros Ramazzotti affinché non si faccia blandire dalla “lobby sionista” e non vada a cantare a Tel Aviv, rendendosi in questo modo “complice” di Israele, “uno stato fondato sul razzismo e sulla pulizia etnica”.

Un bel lavaggio del cervello per gli studenti del Campus Luigi Einaudi, quel polo universitario di Torino, fondato nel 2012, che ospita le facoltà di Economia e Giurisprudenza e una moderna biblioteca intitolata a Norberto Bobbio.

L’ambiente universitario torinese, come in altre città d’Italia, è in mano a frange di estrema sinistra, centri sociali, collettivi studenteschi: il risultato è che le bacheche sono spesso tappezzate di volantini come questi

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12524281_979433888817519_99656284583725050_n 12524281_979433888817519_99656284583725050_n 12670779_979433915484183_5109324622532416017_nIl Campus Einaudi di Torino non è certo l’unico polo universitario a fare propaganda ferocemente anti-israeliana. Il mondo accademico ne è completamente pervaso e gli appelli al boicottaggio arrivano pure dall’alto, persino dai docenti stessi. L’esempio è quello dei 168 professori che hanno firmato l’appello al boicottaggio anti-Technion (importante istituto tecnologiche israeliano con cui collaborano anche Università italiane), che sembra aver particolarmente affascinato gli studenti.

I professori sono, nel tempo, diventati più di 300 e l’appello sta avendo successo, a giudicare dai volantini.

L’Università di Torino, come si può desumere, ha aderito alla “Israeli Apartheid Week”, iniziativa di propaganda terzomondista e anti-occidentale di sinistra estrema ma anche pseudomoderata. Ma soprattutto iniziativa del tutto propagandistica e tendenziosa, volta ad identificare la democrazia israeliana con il regime dell’apartheid sudafricano.

Qualcuno dirà che non è antisemitismo, ma antisionismo. Che criticare la politica estera e interna di Israele non significhi odiare gli ebrei.

Poiché il sonno della ragione genera mostri, facciamo però notare cosa possa generare la propaganda antisionista di docenti e studenti al campus Einaudi. Scritte sui muri, rilevati proprio all’interno del polo torinese, come questa:

 

 

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