I razzi al posto delle scuole

Il costo economico e sociale del terrorismo di Hamas per i civili palestinesi ed israeliani

Si tende generalmente (e comprensibilmente) a valutare ed analizzare il costo della guerra in Medio Oriente “soltanto” in termini di vite umane e feriti; purtuttavia, anche la voce economica, sebbene marginalizzata dal dibattito mediatico, politico e collettivo, gioca un ruol…o fondamentale in un confronto bellico, vincolando, non di rado e come nel caso del nodo israelo-palestinese, la vita dei contendenti, anche in tempo di pace e nella normale quotidianità.

Se analizziamo i costi di “Iron Dome”, il sistema missilistico che protegge i civili israeliani dai lanci di razzi e colpi di mortaio provenienti da Gaza, potremo rendercene facilmente conto. La “Cupola di Ferro” è dislocata in 7 batterie, intorno ad Israele, montanti missili intercettori “Tamir”; ognuno di essi ha un prezzo che si aggira intorno ai 50 mila di dollari, mentre ogni batteria costa 50 milioni di dollari. In tutto, Tel Aviv ha investito 1 miliardo di dollari per il dispositivo, il suo dislocamento ed il suo funzionamento.

Ancora: Israele, uno Stato della grandezza territoriale di una regione italiana, spende , per difendersi dal fondamentalismo islamico, qualcosa come 14.309.000.000 dollari, pari al 7% del suo PIL, molto più di paesi enormemente più grandi e popolosi.

Cifre da capogiro, quindi, che la Knesset potrebbe utilizzare per sanità, istruzione, ricerca, sport ed è invece costretta a stornare dal bilancio per proteggere il popolo.

Ma adesso spostiamoci sul fronte opposto: ogni tunnel che Hamas realizza nel tentativo di penetrare nel territorio israeliano per massacrarne gli abitanti, costa 3 milioni di dollari, mentre per ogni razzo “Qassam” i terroristi devono sborsare tra i 400 e gli 800 dollari, soldi (spesso provenienti da aiuti internazionali elargiti in buona fede) che potrebbero fare la differenza, per la popolazione palestinese. I fondamentalisti preferiscono , invece, la guerra alla Stella di Davide alla costruzione di scuole, ospedali, biblioteche e centri sportivi per i bambini di Gaza. Preferiscono, in buona sostanza, investire sulla morte che non sul futuro.

La strategia del terrorismo palestinese colpisce, dunque, due volte il “nemico” e due volte i civili palestinesi stessi, spezzando o condizionando in negativo la vita alle vittime, a tutte le vittime.

DAVIDE SIMONE

 

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