Vittorio Pavoncello Presidente della Federazione Italiana Maccabi
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Da anni, a Roma, sistematicamente, durante le celebrazioni della liberazione del 25 aprile, viene contestata la presenza dello striscione della “Brigata Ebraica” e dei suoi sostenitori.

Voglio ricordare, però, che la Brigata Ebraica fu costituita nel 1944, dopo una lunghissima trattativa tra le Autorità ebraiche in Palestina e il Governo britannico mandatario su quell’area. La Brigata Ebraica era formata da ebrei che provenivano da quelle Terre che sarebbero, poi, diventate Israele, ai quali si aggiunsero ebrei provenienti da Paesi soggetti al controllo inglese, come Canada, Sudafrica ed Australia ed altri provenienti dalla Russia e dalla Polonia.

A comandare la Brigata fu nominato il brigadiere generale canadese Ernest Frank Benjamin. Dopo un breve addestramento in Egitto, la Brigata fu inviata sul fronte italiano nel 1944 e integrata nell’Armata britannica. Insieme al Gruppo di Combattimento “Friuli”, fu protagonista dello sfondamento della famosa Linea Gotica nella vallata del Senio. La Brigata ebbe la propria bandiera, bianco e azzurra con la Stella di Davide al centro, che sarebbe diventata la bandiera del futuro Stato di Israele.

La Brigata combatté con le proprie insegne a fianco di unità militari italiane e polacche, molti gli episodi dove i soldati ebrei si distinsero per la liberazione dell’Emilia Romagna, da Cuffiano, a Riolo Terme, Ossano, Monte Ghebbio, La Serra, Imola e Ravenna, fino a Bologna.

I caduti della Brigata Ebraica, morti per la liberazione d’Italia, furono tumulati nel cimitero di Piangipane a Ravenna. La città di Ravenna dal 15 maggio 1995, con una lapide, ricorda i 45 caduti ebrei per la liberazione della città. In tutto la Brigata Ebraica combatté in Italia fino al 25 aprile 1945.

Già durante il periodo bellico i componenti della Brigata, si adoperarono in un importante compito civile a favore delle comunità ebraiche liberate, duramente provate e sconvolte dalle privazioni, dalle deportazioni, dai lutti. Aiutarono i sopravvissuti, assistettero gli orfani, favorirono nuove riunioni familiari. Anche dopo la guerra la Brigata fu fondamentale nell’assistere i tanti profughi provenienti dall’Europa centrale, che transitavano o che fossero diretti in Italia.

La Brigata si sciolse nel 1946 e i circa 9.000 soldati, che ne fecero parte, tornarono in Israele e furono determinanti per la costituzione del futuro esercito di Israele presto chiamato a doversi difendere nelle prime guerre che dovette sostenere.

Chi contesta, però, la Brigata Ebraica? Perché considera illegittima la presenza dello striscione e dei suoi sostenitori?

L’anno scorso, in particolare, furono invitati, da un esponente dell’ANPI, (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia!!!!) ad abbassare le insegne, per evitare problemi. Furono poi avvicinati da una decina di ragazzi, in prevalenza stranieri, con bandiere palestinesi con raffigurato Arafat, che cercarono di cacciarli in malo modo, con frasi del tipo: siete peggiori delle SS! I rappresentanti della Brigata Ebraica non ebbero modo di parlare e nessuno fece riferimento al sacrificio di molti ebrei per la liberazione dell’Italia dal nazi fascismo.

Viene naturale, però, riallacciarsi alla storia e agli eventi. In Palestina, allora, massima carica musulmana, era Muhammad Amīn al-Husaynī Gran Muftī di Gerusalemme, uno dei principali leader nazionalisti, precursore del fondamentalismo islamico, famoso per il suo odio contro gli ebrei. Cercò alleanze con i regimi di Hitler e di Mussolini, fin dal loro primo insediamento ed ebbe un ruolo preminente nel reclutamento di musulmani nelle fila delle Waffen SS. Si, le famigerate SS.

Le Waffen-SS (“SS Combattenti”) erano una forza armata nazista, presenti in tutti i campi di battaglia della seconda guerra mondiale, si resero responsabili dei più efferati crimini di violenza sommaria, nei confronti di popolazioni civili o di prigionieri nemici. Proprio per questo motivo le Waffen SS furono dichiarate organizzazione criminale al Processo di Norimberga. Il loro fanatismo era tale che, nell’avvicinarsi della loro sconfitta militare, non esitavano a raccogliere gli oppositori politici ancora in vita e fucilarli.

Nel 1943 il Gran Muftì fu inviato in Jugoslavia dove reclutò militanti islamici, sloveni e croati e li incorporò nella 13 Waffen Gebirds Division SS Handschar che fu costituita il 10 febbraio 1944. Fu una gara tra le Waffen ss Handschar e gli Hustashà di Ante Pavelic a chi fosse più sanguinario, accanendosi con le popolazioni civili. Questo andava detto.

La storia non deve essere distorta né riscritta.

Arafat, si, proprio quello raffigurato sulle bandiere dei contestatori ai sostenitori della Brigata Ebraica, leader palestinese, vantava di aver avuto nel suo parente, il Gran Muftì di Gerusalemme, una guida spirituale e politica, un nazista dichiarato.

Sarebbe giusto e bello se i contestatori rileggessero la storia, si informassero su ciò che è stato per evitare, di nuovo, un’offesa alla Resistenza.

 

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