Cartolina (poco) natalizia.
Testata: Informazione Corretta
Data: 25 dicembre 2013
Autore: Ugo Volli
Cartolina (poco) natalizia
di Ugo Volli
Cari amici,
oggi è Natale e dovrebbero essere tutti buoni, almeno quelli che lo festeggiano. Non è il mio caso, appartengo a un’altra parrocchia, ma naturalmente rispetto e faccio tanti auguri a tutti gli amici cristiani.
Voglio però fare qualcosa di più, approfittare, se essi me lo consentono, della particolare inclinazione alla bontà dettata dalle circostanze e far loro qualche domanda impertinente, richiamare la loro attenzione su qualche fatto sgradevole. Certo, è festa, bisognerebbe stare tutti allegri, ma che volete, la chutzpà (faccia tosta) fa parte della cultura ebraica. E poi queste cose riguardano tutti i giorni, ma parlarne ora, quando c’è un po’ di calma, aiuta e permette di riflettere.
Partiamo dagli auguri di Natale distribuiti dall’Autorità Palestinese.
Li trovate qui, un filmatino finto povero, finto ingenuo:https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=l9_QyL_5piI
Avete notato? C’è un papa che se ne va su un carretto sullo sfondo della cupola d’oro della moschea costruita sul Monte del Tempio. Piccolo problema: lì c’era il Tempio, dopo Costantino c’è stata anche una chiesa, di cui sono riconoscibili anche le strutture edilizie. Il simbolo di quella moschea, molto rivendicato, dice: gli ebrei non ci sono più (anzi non ci sono mai stati, la menzogna è questa), i cristiani non ci sono più, sottomettetevi.
Ecco che si vedono delle macerie: sono le macerie della pulizia etnica che la Giordania ha fatto su Gerusalemme? O quelle che i palestinesi vorrebbero rifare sui quartieri ebraici, come hanno fatto a Gaza dopo lo sgombero? Immagino di no, nel video ogni colpa è dei cattivi ebrei.
Una bambina piange. Forse è vittima del terrorismo? Ha perso i genitori in un attentato dinamitardo, la sua macchina è stata colpita dalle pietre che i terroristi arabi tirano da quelle parti, spesso ferendo dei bambini?
Probabilmente il senso voluto non è quello. Una bandiera palestinese con stelline brilla su una rete di confine: forse per rivendicare la libertà di compiere attentati di là dal confine? Poliziotti armati stanno vicini ad altri, illuminati invece dalle stelline: forse l’Autorità palestinese pensa che il rispetto della legge sia diabolico?
Il carretto del papa arriva davanti alla porta di un muro e lui la sorpassa: forse significa che agli uomini davvero pacifici la sicurezza israeliana non impedisce affatto il passo? c’è una chiesa e poi uno slogan: battetevi per la speranza, la pace e la giustizia in Palestina. Un po’ politico, non trovate? La pace, la speranza e la giustizia vanno benissimo: ma solo in “Palestina”?
Non in Siria, in Iraq, in Yemen, in tutti i posti dove le guerre civili inter-arabe fanno centinaia di migliaia di vittime? E non anche in Israele? Non ha diritto Israele alla sua pace?
Ma c’è qualcosa in più, cari amici cristiani, che vi interpella direttamente. Se guardate sotto allo schermo del video, ne trovate la descrizione, come sempre in Youtube.
Questa volta leggete: “Every Christmas Palestine celebrates the birth of one of its own, Jesus Christ. ” Il che significa, per chi non sa l’inglese che “a ogni Natale la Palestina celebre la nascita di uno dei suoi, Gesù Cristo”.
Uno dei suoi? Gesù “palestinese”? Vi figurate se Putin dicesse che Gesù è russo, o la Merkel che è tedesco (Hitler in realtà ci era andato vicino, aveva sostenuto che, porello, dovesse essere assolutamente ariano).
E’ una bizzarria, o meglio una ovvia falsità.
E però i palestinisti lo ripetono con ostinazione, con la solita fiducia alla Goebbels che una menzogna ripetuta abbastanza si trasformi nella mente della gente in verità. C’è chi ha parlato nientepopodimenoche di “trinità palestinese”, composta da Gesù, Arafat e dallo stesso Abbas (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=8250
ve l’ho già raccontato qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=47643 E l’ha detto di nuovo l’altro ieri nel suo messaggio natalizio il dittatore dell’Anp Muhammed Abbashttp://www.timesofisrael.com/abbas-plo-lash-israel-in-christmas-messages/? usando un’espressione che probabilmente vi suonerà un po’ misteriosa: Gesù sarebbe stato per lui “a Palestinian messenger” che si dovrebbe tradurre alla lettera in italiano “messaggero palestinese”.
In questa espressione c’è una doppia trappola. La prima e più ovvia è quel “palestinese”. Al tempo di Gesù non c’erano nel regno di Giudea dove visse e morì né arabi (sarebbero arrivati da invasori quasi sette secoli dopo), né Palestinesi (i romani rinominarono per spregio la regione “Syria Palestina” solo dopo il 70, richiamando l’antico popolo dei filistei) né c’erano filistei, scomparsi dalla storia al tempo di Davide e Salomone, cioè otto secoli prima.
Inoltre i Vangeli hanno cura di specificare che non solo Gesù nasce ebreo, circonciso all’ottavo giorno secondo la legge di Mosè (questo è il significato originario della festa del 1° gennaio), ma della discendenza di Davide, nella tribù di Giuda.
Lo si trova dettagliato nel Vangelo secondo Matteo (1,1-16) e nel Vangelo di Luca (3,23-38) ed è fondamentale nella narrativa cristiana, perché la discendenza dalla casa reale di Davide è la condizione per la pretesa messianica. E fu condannato a morte dai romani proprio in quanto “rex Iudeorum”, come dice la sigla INRI che si legge sulle croci
http://victor-perez.blogspot.it/2013/12/jesus-et-le-palestianisme.html?spref=tw
Dunque Abbas mente, va contro la storia, ma anche consapevolmente contro i Vangeli, che i musulmani considerano falsi.
Dire che Gesù era palestinese non è solo una pretesa un po’ ridicola, è anche un insulto non solo contro gli ebrei, ma contro i cristiani, è un’affermazione che sottintende il disprezzo per la Bibbia.
La seconda espressione, “messaggero” è ancora più insidiosa, perché traduce in lingua occidentale la valutazione che i musulmani fanno di Gesù: non ciò che credono i cristiani, ma un semplice “profeta” (questo è un messaggero), che non è neanche morto sulla Croce, perché è stato tutta una finta. Anche questo è un insulto.
Nessuna meraviglia dunque se i palestinisti dichiarano inesistente il Tempio raccontato nei Vangeli (oltre che naturalmente nella Bibbia ebraica e accertato da numerosissime testimonianze storiche e archeologiche e perfino coranichehttp://blogs.timesofisrael.com/arabs-confirm-jerusalems-jewish-status/ .
Per loro il Cristianesimo, come l’Ebraismo sono semplici imbrogli. Il che spiega anche perché gli islamisti non solo pratichino quotidianamente la pulizia etnica dei cristiani dovunque hanno il potere, anche in luoghi che sono stati cristiani per secoli e millenni, come vediamo oggi in Siria e in Iraq (il risultato statistico agghiacciante lo trovate qui: http://www.israel-flash.com/2013/12/les-etats-musulmans-pratiquent-le-nettoyage-ethnique-la-preuve-par-les-chiffres/#axzz2oJz2x4lg , un’altro riassunto sulle rivoluzioni arabe qui:http://www.slate.fr/story/81499/chretiens-orient-lourd-tribu-revolutions-arabes
. Ma queste cose non sono clandestine né accadono per caso. Sono una scelta religiosa: lo dicono apertamente, lo teorizzano pure. Guardate per favore questo brevissimo video e capirete che non si tratta affatto di “incidenti”: uno sceicco che minaccia di morte i copti (cristiani) egiziani se non si convertonohttps://www.youtube.com/watch?v=a9HU0ZJTeVw e lo stesso per i cristiani di Siriahttp://www.infobae.com/2013/10/29/1519862-amenaza-los-cristianos-siria-conviertanse-al-islam-o-seran-crucificados-como-jesus . Se avete molto, ma proprio molto stomaco, potreste voler vedere questo video, in cui si vedono i ribelli siriani decapitare un vescovo: http://www.liveleak.com/view?i=ead_1372329728 . Almeno così c’è scritto, perché io ho evitato di guardare e lo stesso consiglio a voi.
Bisogna sapere che c’è il male, affrontarlo quando serve, ma guardare forse non serve. Quel che vi ho raccontato finora sono fatti: sgradevoli, certamente, ma ostinati come tutti i fatti.
Adesso qualche domanda: perché i cristiani si schierano nel conflitto fra Israele e gli islamisti, dalla parte dei loro carnefici http://www.israel-flash.com/2013/12/bethlehem-une-messe-de-minuit-en-presence-de-tueurs-de-chretiens-et-de-juifs/#axzz2oJz2x4lg ?
Perché non denunciano le violenze che ricevono e anche gli insulti mascherati da auguri ma si affrettano ad allinearsi dalla parte dei nemici non solo di Israele, ma anche loro?
Perché il Papa (che pure manifesta amicizia per gli ebrei e viene giustamente lodato), o piuttosto chi gli sta accanto, ha scelto di compiere un gesto di asimmetria, uno dei tanti del Vaticano, progettando di dire messa nel suo prossimo viaggio solo a Betlemme e non a Gerusalemmehttp://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4467385,00.html nonostante le richieste da parte israeliana?
Perché sistematicamente non solo le organizzazioni cattoliche di estrema destra e di estrema sinistra (i lefebriani, Pax Christi ecc.), uniti da comune sentimento antiebraico, ma anche i pellegrinaggi diocesani più diversi, il Vaticano, perfino i papi “amici degli ebrei” ,come gli ultimi due, evitano se appena possono di pronunciare la parola Israele e parlano invece di Terra Santa (ma dicono Giordania, Palestina, Siria… solo non fanno uscire dalle labbra il nome dello stato ebraico)?
La ragione non è antica, non ha a che fare con il fatto che la Santa Sede è stato praticamente l’ultimo stato, salvo gli islamisti più estremi, ben 45 anni dopo la sua istituzione http://sionismoistruzioniperluso.blogspot.fr/2012/04/la-terra-santa-e-i-suoi-luoghi-santi.html , dopo essersi opposta in tutti i modi alla sua istituzione http://old.radicali.it/view.php?id=50048&numero=2182&title=NOTIZIE%20RADICALI e continuando a stare sempre dalla parte dei nemici di Israelehttp://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2013/10/04/oh-signore-sostituisci-noi-agli-ebrei/ , anche nelle occasioni più turpi, come la conferenza di Durban del 2001?
So di dire cose sgradevoli, ma devo farvi leggere un messaggio diplomatico scritto dal futuro Papa buono Giovanni XXIII quand’era nunzio apostolico, cioè ambasciatore della Santa Sede in Turchia:
“Le délégué apostolique à Istanbul Roncalli au cardinal Maglione – Rap. Nr. 4344 (A.E.S. 6077/43. orig.) – Instanbul, 4 septembre 1943 – Demande d’une démarche en faveur des Juifs Italiens; doutes du Délégué sur l’utilité d’une immigration en Palestine. – Faccio seguito al mio devoto rapporto n. 4332 in data 20 agosto u.s. trasmettendo altre domande che mi vengono sottoposte a favore di israeliti. – La seconda di queste intende ad ottenere l’intervento della Santa Sede perché sia facilitata l’uscita di numerosi ebrei dal territorio italiano[…] Confesso che questo convogliare, proprio la Santa Sede, gli ebrei verso la Palestina, quasi alla ricostruzione del regno ebraico, incominciando al farli uscire d’Italia, mi suscita qualche incertezza nello spirito. Che ciò facciano i loro connazionali ed i loro amici politici lo si comprende. Ma non mi pare di buon gusto che proprio l’esercizio semplice ed elevato della carità della Santa Sede possa offrire l’occasione o la parvenza a che si riconosca in esso una tal quale cooperazione almeno iniziale e indiretta, alla realizzazione del sogno messianico. Tutto questo però non è forse che uno scrupolo mio personale che basta aver confessato perché sia disperso. Tanto e tanto è ben certo che la ricostruzione del regno di Giuda e di Israele non è che un’utopia.” http://digilander.libero.it/asdfghj2/dossier/020205c.htm
)E’ una missiva datata 4 settembre 1943, dodici giorni prima del rastrellamento nazifascista di Roma e poco prima di tante altre razzie. Il problema non è la pietà umana del futuro papa, su cui non ho dubbi come non ne ho per i suoi più recenti successori. Il problema è che questa “carità” non possa essere scambiata per “una tal quale cooperazione almeno iniziale e indiretta, alla realizzazione del sogno messianico”.
Perché la storia dell’antigiudaismo cristiano mostra che per secoli e secoli, da Sant’Agostino e ancora prima, della propaganda antiebraica del cattolicesimo, della stessa teologia della sostituzione che inizia da Paolo (la Chiesa come Novus Israel) faceva parte centrale, era pietra angolare l’idea che gli ebrei fossero dispersi per il mondo e privati di uno stato come punizione del loro “deicidio” (su questo vi invito a leggere due libri recenti: The Devil That Never Dies: The Rise and Threat of Global Antisemitism di Daniel Goldhagen e Anti-Judaism: The Western Tradition di David Nirenberg).
Il problema, per la Santa Sede come per l’Islam, non è solo politico, ma teologico. Che gli ebrei si ostinino a vivere pur essendo “morti”, come dicevano Kant e Hegel, è uno scandalo e un problema. Che siano riusciti nell'”utopia” della “ricostituzione del regno di Giuda e Israele”, lo è doppiamente.
Almeno fino a che la Chiesa non vada al di là dei limiti dell’accettazione dell’ebraismo, lodevole certamente ma parziale, che si è data finora.
Non basta dire come ha fatto Papa Francesco – ed è stato certamente un discorso coraggioso e inedito -, che essi debbano essere lodati per aver tenuta ferma la loro fede in mezzo a tante difficoltà (senza aggiungere però che buona parte di queste difficoltà venivano dalla Chiesa e dal mondo cristiano).
Bisogna prendere atto che alle difficoltà è sopravvissuto un popolo, non solo una religione e che questo popolo è rientrato a casa sua appena ha avuto la libertà di farlo, un secolo e mezzo fa, che ha costituito un suo Stato quasi settant’anni fa, che da allora una parte del mondo molto più grande l’ha combattuto instancabilmente con la volontà di sterminarlo e che, non per il genocidio combinato da Hitler, non per le “difficoltà” procurate a suo tempo dalla Chiesa, ma proprio perché oggetto di un nuovo razzismo, di un nuovo linciaggio, di un nuovo e continuo tentativo di genocidio, Israele merita l’appoggio di tutte le persone di buona volontà e i suoi tentati carnefici vanno isolati, che stiano a Ramallah, a Damasco o a Teheran.
Cari amici cristiani, su questo vorrei farvi meditare per Natale, quando siete più buoni del solito. Per questo ho osato essere impertinente e anche un po’ logorroico, lo so. Vi prego di scusarmi. Ma soprattutto di pensarci.
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