17novembre266Testata: Informazione Corretta

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

non ci eravamo proprio illusi, una settimana fa, ma un po’ di speranza l’avevamo avuta. Grazie all’intervento francese, era rimasta in sospeso a Ginevra il patto nucleare con l’Iran, o, se volete chiamare le cose col loro nome, la resa di Obama all’Iran.
Perché parlo di “resa americana”? 
Perché in sostanza Obama con quel patto accetta di smantellare le sanzioni che hanno funzionato progressivamente da vent’anni isolando l’economia iraniana e mettendo in seria difficoltà gli ayatollah. Restituisce loro gli ingenti capitali petroliferi congelati in cambio di una semplice sospensione di sei mesi dell’arricchimento che serve a trasformare l’uranio in materiale fissile, senza smantellare una sola macchina della filiera nucleare. Senza  neppure l’impegno ad annullare in questo periodo l’arricchimento, ma solo a limitarlo a un livello più basso dal quale le centrifughe intatte possono ricavare quel che serve per la bomba in poche settimane di lavoro.
Insomma, lo ripeto, una resa bella e buona, come è accaduto in Siria, dove il veleno per le bombe è ancora lì, a disposizione di Assad, perché nessun paese straniero è disposto a prenderselo e distruggerlo, e nel frattempo la guerra civile continua come prima, senza che nessuno abbia interesse non dico a bloccarla, ma neppure a parlarne.
E invece no, è probabile che l’intralcio francese non abbia bloccato la resa, ma l’abbia solo rinviata, forse a mercoledì prossimo, quando ci sarà il nuovo ciclo di incontri con l’Iran a Ginevra.
Il ministro degli esteri russo è molto “ottimista” e contento perché, dice, non ci sono ostacoli sostanziali all’accordo
http://www.timesofisrael.com/russian-fm-very-good-chance-of-nuclear-deal-with-iran/?
che soddisfa la linea politica del suo paese, grande fornitore e protettore dell’Iran, come lo è della Siria. “Ottimismo” confermato da un “alto funzionario americano”: è possibile raggiungere l’accordo mercoledì o giù di lì:http://www.jpost.com/Iranian-Threat/News/US-official-says-Iran-interim-nuclear-deal-quite-possible-next-week-331924.
L’America di Obama è ormai completamente a rimorchio della Russia di Putin, che pure è il suo avversario storico da settant’anni e che oggi è sul piano militare una potenza di secondo rango e sul piano industriale uno stato arretrato.
Ma non importa, è enormemente più attiva e determinata sul piano diplomatico e soprattutto è la casa madre di quell’ideologia terzomondista che Obama ha pienamente adottato, magari mettendoci di suo una forte simpatia per l’islamismo, che si spiega forse con legami personali (i parenti musulmani, forse qualcosa di più, l’estremismo nero di Malcolm X che si è identificato con l’Islam, chissà).
Fatto sta che la politica americana è del tutto convergente con quella russa in tutto il Medio Oriente, con la differenza che i russi cercano di approfittare della situazione.
Per esempio, quando Obama si è sdegnato con l’Egitto per il fatto che l’esercito ha estromesso dal potere la Fratellanza Musulmana che cercava di costruire una società del tutto islamizzata (sulla base dell’elezione fasulla, questo ormai si sa, del loro leader Morsi a presidente della Repubblica) e ha rotto i contratti di fornitura d’armi, i russi si sono affrettati ad andare a visitare i dirigenti del nuovo regime col carnet degli ordini nella borsa…
Dunque il gioco sta cambiando in Medio Oriente. Da un lato abbiamo l’alleanza russo-americana-iraniana-siriana, dall’altro abbiamo i paesi che non vogliono l’Iran atomico: l’Arabia saudita, i regni del Golfo, l’Egitto, la Giordania, Israele e (forse) la Francia http://www.debka.com/article/23449/ ?
Non è un’alleanza formale, non lo sarà mai, ma una coalizione che può solidificarsi e magari cercare la sponda della Cina, che potrebbe sentirsi stretta nelle spire di un’alleanza rosso-americana.
Difficile sapere finché non vi saranno segnali precisi. Certo Israele sta mandando delegazioni in Cina e sta anche operando in maniera tale da evitare il coinvolgimento di una importante banca cinese in un processo per i flussi finanziari del terrorismo, che potrebbe essere imbarazzante per i dirigenti cinesi.
E’ un panorama in movimento: i vassalli si ribellano o almeno accennano una ribellione di fronte al tradimento dell’imperatore.
Inutile dire che di queste cose nella stampa italiana – tutta intenta a spiegarci le virtù di Alfano e Cancellieri e la demonicità di Berlusconi, questo ormai da decenni – si parla pochissimo. Quel che è interessante è che anche nella stampa americana se ne parla poco e male.
Anche se la situazione preoccupa profondamente i sauditihttp://www.jpost.com/Features/Front-Lines/Fear-and-loathing-in-Riyadh-331829 , a leggere il New York Times sembrerebbe che quel che accade sia solo un’impuntatura “paranoide” di Netanyahu, che non vorrebbe la meravigliosa pace annunciata da Obama: http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/NY-Times-and-Jerusalem-battle-over-Iran-policy-331947


Anche Chamberlain tornò a casa da Monaco nel 1938 annunciando di aver ottenuto da Hitler la pace e accusando chi non gli credeva di essere guerrafondaio… Del resto il New York Times ai suoi tempi minimizzò o piuttosto ignorò scientemente la Shoà e si collocò vicino a quelli che nel ’48 non volevano la nascita dello Stato di Israele. Ora demonizza in genere Israele, ricorrendo a trucchetti fotografici e a un linguaggio del dubbio degno del Manifesto. Guardate qui, per esempio, per vedere il modo veramentre vergognoso con cui ha dato notizia della cattura dell’assassino che ha ammazzato tagliandogli la gola un soldato israeliano addormentrato su un autobus che viaggiava dalle parti di Afula, in territorio certamente non “occupato”: http://honestreporting.com/new-york-times-photo-outrage/
Un po’ per riaffermare un progetto propagandistico, un po’ per ricattare Netanyahu ora gli Usa danno a Israele http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Obama-national-security-aide-chides-Israel-over-settlements-331852  la colpa della prevedibilissima e prevista crisi in cui sono caduti i negoziati coi palestinesi, voluti imprudentemente da Kerry senza nessuna prospettiva chiara di un accordo possibile, anche se è stata la parte palestinese a compiere un atto del tutto fuori dalla consuetudini diplomatiche (le dimissioni per protesta della delegazioni) sulla base non della situazione negoziale, ma di un annuncio esterno, la solita faccenda delle costruzioni in Giudea e Samaria.
Insomma, la situazione è grave e bisogna cercare di spiegarla. Come fa in questo articolo molto lucido Caroline Glyckhttp://counterjihadreport.com/2013/11/16/caroline-glick-the-demise-of-pax-americana/)e ancora più direttamente questo spot dell’Emergency Commettee for Israelhttp://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/174028#.Uoh9tPlWzLR .

Ed è una situazione che incide non solo su Israele, ma molto anche sull’Europa, che si ritrova di nuovo la Russia padrona della politica mondiale, come negli anni prima di Reagan. E chi ha memoria storica sa che una Russia egemone è un vicino molto, molto scomodo per un’Europa che essa considera il giardino di casa. Presto dovremo farci i conti e sarebbe il caso di pensare alle mosse di Putin invece che a quelle di Alfano e dell’eterna promessa Renzi. Ma chiedere questo alla politica italiana, o al giornalismo che ne è una parte, è davvero troppo.

 

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