Testata: Informazione Corretta
Data: 09 aprile 2013
Autore: Ugo Volli
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a sinistra, come Abu Mazen vede il futuro Stato palestinese: al posto di Israele
Cari amici,
come avete letto anche un paio di giorni fa su IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=48705 ) c’è di nuovo una forte pressione americana su Israele per fare “concessioni” all’Autorità Palestinese al nobile scopo di convincerli a tornare gentilmente al fatidico tavolo delle trattative. La ragione principale per cui Israele dovrebbe sacrificare risorse e rinunciare a diritti a questo straordinario e utilissimo fine sarebbe che “il tempo lavora contro Israele”, come ha detto anche Obama durante la sua visita, e ciò principalmente per ragioni demografiche: gli arabi si riprodurrebbero molto più rapidamente degli ebrei e sarebbero destinati a dominare nel piccolo territorio fra il Mediterraneo e il Giordano, a meno che una separazione fosse realizzata al più presto, e magari a ogni costo, pagando il prezzo pesante di una necessità. Questa tesi è stata sostenuta spesso e con forti sostegni accademici, a lungo considerata come un fatto o un luogo comune. Ma oggi è sempre più sfidata da studiosi che indicano fatti alternativi: la natalità araba è in caduta libera, quella ebraica è in crescita soprattutto nei settori non “ultraortodossi” e ormai l’ha praticamente pareggiata. Il che comporterebbe un cambiamento fondamentale delle regole del gioco politico-strategico in Medio Oriente (http://send.hadavars.com/index.php?action=message&l=2096&c=17279&m=15782&s=ce20a5d0680ba65f1f102471832e5a44 ).
Non ho le informazioni necessarie per fare mia direttamente questa tesi, ma penso che andrebbe seriamente considerata. Come pure bisognerebbe tenere in considerazione l’effetto che certamente fa -anche sugli arabi più lucidi – la calma e la prosperità di Israele in mezzo alla burrasca che scuote tutto il mondo arabo. Fra i cento o duecentomila morti provocati finora dalla “primavera araba” non vi sono cittadini israeliani, ebrei o arabi. La terribile crisi economica che devasta non solo la libia e la Siria, ma anche l’Egitto e la Tunisia non ha sfiorato lo spazio geografico e anche politico-economico fra il Giordano e il mare. Si fa tanto parlare di terza intifada, magari gli incendiari che non mancano riusciranno ad attizzare davvero il fuoco che minacciano; ma non c’è arabo con la testa sulle spalle che abiti in Israele o sotto l’amministrazione dell’Anp, che vorrebbe davvero scambiare il suo posto con i cittadini di Bengasi, di Porto Said o di Aleppo.
Bibi Netanyahu con Abu Mazen (foto d’archivio)
Eppure Mahmoud Abbas non solo si è guardato bene dallo stare a sentire la richiesta di Obama di far ripartire le trattative “senza precondizioni”, ma ha addirittura preteso di avere, prima di cominciare a pensare a sedersi al tavolo negoziale, un lista delle concessioni che la delegazione israeliana si impegnava a fare. Cosa che il non brillantissimo segretario di Stato americano Kerry ha disciplinatamente chiesto a Netanyahu, il quale per fortuna l’ha mandato, come si dice a Torino, a stendere.. Si è mai vista una trattativa con la lista delle concessioni di una parte già fissata prima che si incominci a discutere? (http://www.timesofisrael.com/jerusalem-wont-hand-kerry-list-of-concessions/ ) E’ chiaro che in questa maniera le concessioni non servono come materia negoziale, in cambio di concessioni dall’altra parte, ma sono usate come base della trattativa, rispetto a cui chiedere nuovi sconti. Tecniche da suk arabo, che forse possono ingannare gli americani e i pacifisti più ideologici (e più stupidi) in Israele e in Europa, ma che non userebbe un decente venditore di tappeti in una contrattazione seria. Aggiungeteci che Kerry (non lo conosco personalmente, magari è una persona perbene e molto intelligente, non so, ma ha una faccia un po’ così…). Aggiungeteci dunque che Kerry ha avuto la geniale idea di proporre che il mediatore nella trattativa fosse la Turchia, con cui Obama ha costretto Netanyahu a cercare di chiudere l’incidente della flottiglia, ma che continua a odiare Israele e a mostrarlo apertamente, guidata com’è da quell’altro genio di Erdogan con la sua espressione hitleriana perennemente imbronciata e il suo aperto antisemitismo…
Il risultato, almeno finora, è che l’Autorità Palestinese resta impegnata soprattutto a lustrare quel monumento di Betlemme che nascose a Obama perché, dedicato alla Palestina, mostra una mappa che comprende non solo l’intera Giudea e Samaria, come se la trattativa fosse già conclusa come vogliono loro, ma anche l’intero stato di Israele: un segno così palese della loro malafede, cattiva volontà e rifiuto a riconoscere Israele anche nei limiti della linea verde, che Mahmoud Abbas fu costretto a farlo nascondere il giorno della visita di Obama (http://palwatch.org/main.aspx?doc_id=8704&fi=157 ) e naturalmente a condannare a morte chiunque venda anche solo un appartamento a un israeliano (http://www.dailymail.co.uk/news/article-2134245/Former-Palestinian-intelligence-officer-sentenced-death-selling-home-Jews.html). Eccetera, eccetera. Insomma, il famoso tavolo sembra oggi più adatto a una bella mano di poker con un baro che a una trattativa seria. Chi ancora ci crede farà meglio a rassegnarsi.
One Response to Poker col baro.
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