Ebrei contro Roma: “La città più antisemita”.
Dopo l’aggressione ai tifosi e i cori allo stadio, critiche da mezzo mondo: “Fuori la Lazio dalle coppe europee”. Polemica tra il prefetto e il capo della comunità.
Roma non sarà Tel Aviv, ma per i tifosi inglesi è diventato un postaccio, la città più pericolosa d’Europa. Lo titolava ieri il Times che ha ricordato come in passato altri tifosi inglesi siano stati vittime delle violenze di ultrà italiani.
E lo titolava anche il Sun che senza indugi ha aperto l’edizione online con l’«assalto neonazista».
Ed è scontro tra la comunità ebraica romana che ne aproffitta per accusare il prefetto Pecoraro di lassismo. Tutto era cominciato dallo sfogo del presidente Riccardo Pacifici all’indomani dell’aggressione ai tifosi del Tottenham, uno dei quali, Ashley Mills, 25 anni, è grave. «Se è possibile aggredire 50 tifosi del Tottenham a Campo de’ Fiori – attaccava Pacifici – vuol dire che Roma non è meno pericolosa di Tel Aviv». Il paragone con la città bersagliata dai razzi di Gaza è sembrato di cattivo gusto al prefetto che ha rilanciato poco diplomaticamente. «Tel Aviv? Stiamo scherzando? Non accetto provocazioni di questo tipo, qui non sembra che cadano razzi sulla popolazione, dalla comunità ebraica pretendo più rispetto per le forze dell’ordine!». Tra l’altro Pecoraro ricorda a Pacifici «che quello che viene fatto ogni giorno dalle forze dell’ordine a Roma per le comunità non viene fatto in nessuna altra parte del mondo». In realtà la questione si sta trascinando da oltre una settimana. Pacifici aveva già bacchettato il prefetto dopo la manifestazione degli studenti del 14 novembre, finita con gli scontri sul Lungotevere. In quella occasione aveva lamentato il fatto che il corteo degli studenti era stato fatto passare davanti la Sinagoga. Ciò aveva costretto i bambini della scuola ebraica a restare barricati in Istituto.
Ieri Pecoraro si è difeso ipotizzando un piano ben architettato. «A questo punto devo ritenere che ci sia una regia preordinata, se si comincia a dialogare con la Digos e poi improvvisamente gli studenti alla testa del corteo vengono sostituiti da altri con caschi e martelli, immagino che tutto ciò non sia avvenuto per caso…».
Piano o meno ora la Lazio rischia brutto. Ieri Ronald Lauder, presidente del World Jewish Congress, si è appellato all’Uefa ffinché la Lazio venga esclusa dalle coppe europee qualora si verificassero nuovi cori razzisti e antisemiti da parte dei suoi tifosi. Lauder chiede che l’Uefa intervenga col pugno duro: «Sembra che tutte le costose campagne contro il razzismo realizzate negli anni recenti dalla Uefa, dalla Fifa e da altri non abbiano avuto buoni risultati, almeno non con i tifosi della Lazio. Questo problema dei tifosi laziali razzisti non è nuovo e dovrebbe essere preso maggiormente sul serio da tutti, imporre solo multe è chiaramente un metodo inefficace». Intanto l’indagine sull’aggresione a Ashley Mills, prosegue dopo i due arresti degli ultrà romanisti.
Età 25 e 26 anni, uno dei quali è un daspo e nella cui auto è stato trovato lo stemma del Tottenham che aveva addosso Mills. «Siamo propensi – riferisce il prefetto – a ritenere poco probabili i motivi antisemiti o calcistici».
Nel frattempo, quella che gli addetti ai lavori definiscono «teoria dell’opposizione violenta al Sistema», sta diventando un problema per il Viminale. Si tratta della strana commistione tra ultrà laziali e romanisti, un’alleanza che ha trovato spazio dentro e fuori l’Olimpico e che sembra avere l’espressione più violenta ed eversiva proprio a Roma. Sono romanisti i giovani fermati per il raid notturno di Campo de’ Fiori, ma i tabulati telefonici di uno di loro registrano contatti con un «socio» laziale. Il bello del calcio, Messi e Iniesta, c’entrano un bel nulla.
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