Il salame e l’Onu.
Testata: Informazione Corretta Data: 11 novembre 2012 Autore: Ugo Volli.
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli .
Cari amici,
ormai ci siamo, con le piogge d’autunno cadono le foglie, le caldarroste si vendono all’angolo delle strade , i maglioni escono dagli armadi – e l’Autorità Palestinese fa domanda all’Onu per essere riconosciuta come Stato. Non conta che lo sia o meno, cioè che riesca o meno a reggersi autonomamente come entità unitaria ed autonoma: la “Palestina” non è certo unitaria, vista che è divisa in due pezzi che si odiano e si combattono come possono e non è certo autonoma economicamente e amministrativamente. Quel che conta è che qualcuno sanzioni il suo carattere di stato: l’ha fatto l’anno scorso l’Unesco, quest’anno lo farà molto probabilmente l’assemblea generale dell’Onu, promuovendo la sua classificazione da “osservatore” semplice a “stato osservatore”. Nonostante le pressioni che sono venute da molte parti, inclusa la Gran Bretagna e l’America di Obama, la decisione è presa e non si torna indietro (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?ID=291216&R=R1).
C’è il via libera della Lega Araba, la maggioranza di paesi arabi, “socialisti” e terzomondisti all’assemblea dell’Onu è precostituita da decenni e quindi il dado è tratto, ormai è questione di giorni. Ma perché questa mossa? Il fatto che il suo successo provocherà una rottura non solo con Israele, che è pronto a tagliare l’appoggio fiscale ed economico all’Anp dopo la violazione dei patti di Oslo che una simile mossa unilaterale comporterebbe, ma anche con i finanziatori internazionali: c’è una legge americana, per esempio, che impedirebbe in questo caso agli Stati Uniti di erogare aiuti all’Anp. Ma quel che agli osservatori estranei appare come un ostacolo, una conseguenza sgradita, cioè la rottura degli accordi di Oslo che proibiscono mosse unilaterali del genere, è invece l’obiettivo primo dell’Anp. Lo ha detto in un’intervista al giornale panarabo “Al Quds al Arabi” Abbas Zakri, membro autorevole del comitato centrale di Al Fatah: http://elderofziyon.blogspot.it/2012/11/fatah-official-oslo-dead-after-un-vote.html. Dopo il riconoscimento dell’Onu non ci sarà più Oslo, con tutti i suoi vincoli. Il potere dell’Anp avrebbe un fondamento diverso dall’accordo con Israele e a questo punto l’accordo non servirebbe più e si potrebbe tranquillamente buttar via, il che testimonia dell’idea che i palestinesi hanno dei patti e di quanta fiducia si possa riporre su di essi. Non è affatto un atteggiamento inconsapevole o casuale, è una scelta precisa della menzogne e della slealtà come metodi di lotta politica: guardate di nuovo qui il video in cui subito dopo Oslo Arafat proclama apertamente questo atteggiamento: (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/10/fatah-members-proud-that-arafat.html?l) .
Dunque l’abolizione di Oslo è l’obiettivo primo della mossa palestinese all’Onu . Ma subito dopo ne viene un altro, anch’esso dichiarato nell’intervista di Zakri: continuare la guerriglia legale contro Israele, acquisire il diritto di denunciare i “crimini di guerra” di Israele (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=291072). Non è detto che questa guerra dei tribunali si faccia, perché diventando stato la “Palestina” sarebbe a sua volta responsabile dei crimini di guerra dei suoi miliziani e senza dubbio il terrorismo consiste di crimini di guerra. Ma è significativa la minaccia. Ed è significativo che un buon numero di paesi europei, oltre agli arabi e ai soliti stati “rivoluzionari” asiatici e sudamericani sia disponibile a sostenere questa strategia votando per l’ammissione all’Onu della “Palestina” (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=291282).
La chiara posta in gioco, l’obiettivo evidente di tutti costoro è l’indebolimento progressivo di Israele, che al momento non si riesce a eliminare, ma in futuro chissà… Come ha detto qualcuno, il salame si mangia a fette.
Ugo Volli PS: Ma queste cose, mi dirà qualcuno, le attribuisco al buono Mohammed Abbas, quello che ha detto che rinuncia a ritornare nella natia Safed per il bene della pace, che si accontenta dei “confini dal ’67”? A parte che il riconoscimento del carattere ebraico dello Stato di Israele nei suoi confini storici è implicito negli accordi di Oslo (che ancora per un paio di settimane valgono), solo gli ingenui o le persone in malafede hanno preso le dichiarazioni di Abbas come una nuova pagina della politica palestinese. In realtà è la vecchia canzone, solo suonata su una musica più allegra per cercare di influenzare le elezioni israeliane di gennaio. Non è una mia idea, è la precisazione del portavoce dell’Anp (http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=7862) ed è la voce dei fatti.
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