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Lettera  da Israele: il mio Paese è sotto attacco. C’è qualcuno a cui può  interessare?

 

Emanuel  Baroz 28  ottobre 2012

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  Il mio Paese è sotto attacco. C’è  qualcuno a cui può interessare?

di Arsen  Ostrovsky*

Sono  arrabbiato.

Mentre  molti americani si svegliano questa mattina, e molti in Europa e nel resto del  mondo sono già in piena attività, qui in Israele oltre un milione di persone  stanno correndo a mettersi in salvo da una grandinata di razzi sparati dai  terroristi palestinesi a Gaza. Nell’arco di 24 ore, da martedì mattina, 80  fra missili e razzi sono stati scagliati sull’Israele meridionale. E’ una  media di oltre tre attacchi ogni ora. Nel momento in cui questo articolo sarà  completato, è probabile che il lugubre conteggio sarà salito a 85  missili.

Per mettere  le cose nel loro contesto: oltre un milione di israeliani vuol dire il 13% della  popolazione complessiva. Il 13% della popolazione USA corrisponde a circa 40  milioni di americani.

Una dozzina  di israeliani è stata ferita; alcuni di essi, in modo grave. L’unico motivo per  cui non ci sono stati più feriti è perché Israele ha investito milioni di  dollari in rifugi antimissili e nello scudo difensivo Iron Dome, mentre Hamas  investiva milioni di dollari di aiuti straniei in  armamenti.

Oggi voglio  spiegare perché sono arrabbiato.

Sono arrabbiato perché  quest’anno oltre  600 missili sono stati sparati da Gaza, e non si vede la fine di questo  stillicidio.

Sono  arrabbiato perché il mondo si desta solo quando Israele esercita il suo  sacrosanto diritto sovrano di difendere i propri cittadini. Quale sarebbe la  reazione se questi missili fossero sparati su Washington, su Londra, su Parigi o  su Mosca? nessuna nazione sulla Terra potrebbe tollerare questi attacchi nei  confronti della sua gente.

Sono  arrabbiato perché mentre le Nazioni Unite non esitano a convocare una “riunione  speciale di emergenza” sulla “questione palestinese”, o ad approvare l’ennesima  risoluzione che ottusamente condanna Israele; ancora tardano a convocare una  sessione dedicata ad una “questione israeliana” e al terrorismo palestinese. In  effetti, dopo 24 ore dall’inizio degli attacchi, sono ancora in attesa di  ascoltare una sola sillaba di condanna da parte del Consiglio di Sicurezza,  dell’Assemblea Generale o del Commissariato per i Diritti Umani  dell’ONU.

Sono  arrabbiato perché Ban Ki-Moon, il segretario generale dell’ONU, non riesce a  trovare un momento per condannare le aggressioni palestinesi, ma  trova il momento per divertirsi e ballare la danza popolare Gangman style  con il rapper sudcoreano Psy.

Sono  arrabbiato perché mentre l’Alto Comissario europeo per la politica estera  Catherine Ashton ha  criticato Israele la scorsa settimana per la decisione di costruire  centinaia di nuove abitazioni in un’area del proprio territorio; non ha trovato  il tempo per censurare il lancio di 80 missili attentatori in un  giorno.

Sono  arrabbiato perché c’é ancora chi invoca il boicottaggio dello stato ebraico, ma  tace di fronte al terrorismo palestinese.

Sono  arrabbiato perché navi  e flottiglie continuano a salpare alla volta di Gaza per dimostrare “solidarietà” nei confronti dei palestinesi, ma perché mancano di manifestare lo  stesso sentimento nei confronti delle famiglie che abitano nell’Israele  meridionale?

Sono  arrabbiato perché mentre le organizzazioni per i diritti umani come Amnesty,  Human Rights Watch, Oxfam e altre non perdono occasione per condannare Israele  per presunte violazioni dei diritti umani ai danni dei palestinesi, gli stessi  diritti umani degli israeliani per esse non contano. Forse il sangue ebraico non  vale niente?

Sono  arrabbiato perché i giornali a grand diffusione come il New York Times  antepongono alla notizia degli attacchi, titoli come “quattro  militanti palestinesi sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano“, anziché “terroristi palestinesi scatenano una pioggia di oltre 80 missili contro  un milione di persone inermi”.

Sono  arrabbiato perché molta gente non vede che l’Iran, che sostiene  il desiderio di cancellare Israele dalle mappe geografiche, cerca di dotarsi di  un arsenale nucleare, ed è il principale sponsor e finanziatore di Hamas a  Gaza.

Sono  arrabbiato, perché i civili nel sud di Israele oggi sono istruiti nel non  mandare i loro figli alle scuole e a restare rintanati nei rifugi. Quale modo  disumano per i bambini per vivere!

Sono  arrabbiato quando la gente continua a indicare gli insediamenti come il  principale ostacolo alla pace anziché  Hamas, un’organizzazione terroristica che non riconosce il diritto  all’esistenza di Israele e ne persegue la  distruzione.

Mi arrabbio  quando vede le immagini di case nel sud di Israele devastate dagli attacchi  provenienti da Gaza, e c’é qualcuno che dei missili dice: “dopotutto erano come  giocattoli: quali danni possono mai creare?” (chissà allora perché  mai Hamas si  diverte a spendere centinaia di milioni di dollari in innocui missili “giocattolo”, anziché sfamare la propria popolazione,  NdT…)

Sono  arrabbiato perché c’è gente che non mi conosce, che non mi ha mai incontrato,  eppure desidera la mia morte; per nessun altra ragione all’infuori del mio  essere cittadino israeliano.

Sono  arrabbiato quando ascolto i residenti  nell’Israele meridionale sostenere sconsolati “ci adagiamo sopra i nostri  figli, e cerchiamo di proteggerli con il nostro corpo”, mentre il resto del  mondo è insensibile alle nostre disperate invocazioni di  aiuto.

A ben  pensarci non sono arrabbiato. Sono oltraggiato.

Il  Borghesino

Nella foto in alto: una casa danneggiata da uno dei più  di 80 razzi lanciati dalla Striscia di Gaza contro territorio  israeliano

Articolo  originale (in inglese) qui

Emanuel  Baroz, 28 ottobre 2012

Categorie: Controinformazione,       Disinformazione,       Hamas, ONU (UN), pregiudizio       antisraeliano, Striscia di       Gaza, Terrorismo Tags: Alto       comissario europeo per la politica estera Catherine Ashton, Arsen       Ostrovsky, blocco       navale al largo della costa di Gaza, Controinformazione,       Disinformazione,       flottiglia       pacifista Gaza, Freedom       Flotilla Gaza, Hamas, lancio       razzi contro Israele, lancio       razzi contro Israele da Gaza, lettera       da Israele di Arsen Ostrovsky, ONU (UN), pacifinti, pacifinti       amici di Hamas, pregiudizio       antisraeliano, responsabile       della politica estera UE Catherine Ashton, Segretario       Generale dell’ONU Ban Ki-Moon, Striscia di       Gaza, Terrorismo, terrorismo       palestinese

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One Response to Lettera da Israele: il mio Paese è sotto attacco. C’è qualcuno a cui può interessare?

  1. veronica ha detto:

    A me sì.

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