Testata: Corriere della Sera Sette Data: 07 luglio 2012 Pagina: 11 Autore: Aldo Grasso //*IC*

Riportiamo da SETTE del CORRIERE della SERA, a pag. 11, il commento di Aldo Grasso dal titolo ” Come sta bene a Vattimo il ruolo del troll “.

Aldo Grasso  e  Beppe Grillo

Il commento di Aldo Grasso non ha bisogno di ulteriori aggiunte, se non una richiesta, quella di scrivere al direttore della Stampa, Mario Calabresi, per chiedergli come possa ospitare sul suo quotidiano articoli di Gianni Vattimo (nella foto sotto): direttore@lastampa.it

E’ bastato che lo titillassero sulle idee di Grillo, che il filosofo del pensiero debole intervenisse. Tutto preso dal bisogno di visibilità. Una buona regola dell’informazione dovrebbe essere quella praticata su Internet con l’espressione “Don’t feed the trolls”, “non dar da mangiare ai troll”: un giusto consiglio per non “dare soddisfazione” agli attaccabrighe, alle persone che si trovano online non per confrontarsi utilmente ma soltanto per provocare, attaccare gratuitamente e deviare le discussioni su aree poco utili e stimolanti. La trasmissione radiofonica “La zanzara” invece, quasi ogni sera, dà da mangiare ai troll: è la sua cifra stilistica, il suo modo di inserirsi sulla scena mediatica. Con successo, in verità. La lezione di Beppe. Così, non appena Beppe Grillo ci ha regalato una importante lezione di politica estera (“mio suocero mi ha detto…”) sulla Siria, sui diritti delle donne in Iran, sul terrorismo internazionale (“Quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte”), sulle eterne colpe di Israele, Giuseppe Cruciani e David Parenzo hanno immediatamente fiutato la loro preda: Gianni Vattimo. Non ll Vattimo del “pensiero debole”, il Vattimo che scriveva su La Stampa e si atteggiava a confidente di grandi manager della Fiat, ma il Vattimo attuale, ormai ignorato dai riflettori ma sempre pronto a rilasciare dichiarazioni, specie se c’è una polemica in atto. Vattimo non si nega mai (del resto, questa è l’essenza del suo pensiero). «Grillo? Ha perfettamente ragione», ha tuonato Vattimo, «su Iran e Israele. Io vorrei che Ahmadinejad si facesse finalmente la sua atomica, che sarebbe un elemento di stabilità per il Medio Oriente. Israele ce l’ha, è un problema di equilibrio. Non è un dittatore, è eletto come gli altri. Non è uno schifoso, è una persona perbene che fa una politica diversa da quella degli Stati Uniti sostenuta da Israele. lo lo appoggio totalmente». E poi, per non farsi mancare nulla: «Quello che noi sappiamo su Israele e Palestina, Iran e Siria è filtrato da un’agenzia internazionale con dietro un ex agente del Mossad… Se intervenissimo in Siria faremmo l’ennesima porcata. Questi ribelli che spuntano così chi cavolo li arma? La Cia, ne avete mai sentito parlare?». La Cia, il Mossad, l’eroico Ahmadinejad. Un venerato maestro Gianni Vattimo non si smentisce: per avere un po’ di visibilità, il ruolo del troll, il folletto cattivo che abita I boschi del pensiero debolissimo, gli si addice alla perfezione.

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