Presidenziali 2012: incoerenza di Obama sui diritti gay, donne, terrorismo islamico.
Testata: Informazione Corretta
Data: 13 maggio 2012
Autore: Pera Prister.
La campagna elettorale entra sempre piu’ nel vivo con il presidente Obama che a sorpresa mercoledì s’e’ schierato a favore del matrimonio gay in un’intervista alla Casa Bianca, trasmessa su ABC e sui network radio televisivi a reti unificate, nazionali e locali, in cui spiegava le ragioni che lo hanno convinto a superare la sua precedente avversione fino al piu’ completo appoggio. E’ senza dubbio una mossa di portata storica. Vi e’ stato probabilmente indotto da attivisti gay che lo hanno finanziato e che gli hanno dato del “codardo” dopo che il vicepresidente Joe Biden aveva dichiarato di essere a favore del matrimonio, mentre il presidente era rimasto in silenzio. E’ stato il Washington Post che ha fatto scoprire il retroscena in un articolo di Chris Cillizza “President Obama’s Calculated Gamble on Gay marriage” del 9/5/2012 in cui si legge che attivisti gay filantropi erano pronti a tagliare e a non concedere piu’ fondi alla sua campagna elettorale. Magico Obama che con i gay e con le donne gioca “a game of distraction” un gioco di distrazione verso quelli che sono i problemi cruciali del paese, disoccupazione, sottoccupazione, indebitamento nazionale – svantaggio delle donne, le prime a perdere il lavoro e le ultime a ritrovarlo- fonti d’energia indipendenti dal petrolio arabo, terrorismo islamico, grave minaccia all’esistenza di Israele.
Comunque, qualunque siano state le motivazioni facilmente individuabili -manovra elettoralistica o ricerca di consensi- che lo hanno spinto a sostenere il matrimonio gay, esso trova da parte nostra una sincera e profonda condivisione, perche’ il riconoscimento dei diritti dei gay dall’alto della poltrona presidenziale arriva ad hoc, dopo decenni di battaglie parlamentari che hanno visto i gay sempre in prima linea. Obama e’ stato il primo presidente nella storia a fare questo passo significativo verso il pieno riconoscimento dei diritti civili a tutti i cittadini senza nessuna discriminazione basata sull’orientamento sessuale. E cosi’ gli attivisti gay hanno intelligentemente preso la palla al balzo, -seize the moment- per fare pressioni sul presidente.
Gia’ tre anni fa Dick Cheney, ex vicepresidente, aveva sostenuto il matrimonio gay, gia’ riconosciuto in 6 stati americani, dichiarando: “everyone has the right to live in freedom” ognuno ha il diritto di vivere in liberta’, adducendo come esempio sua figlia che e’ sposata ad una persona dello stesso sesso. Anche l’ex presidente George Bush s’e’ sempre dichiarato a favore dei gay e del loro matrimonio, sulle orme di Ronald Reagan. Lo stesso candidato repubblicano Mitt Romney quando era governatore del Massachusetts non ha mai osteggiato il matrimonio gay che vigeva e tuttora vige nel suo stato. Dagli ultimi sondaggi poi risulta che la meta’ degli americani piu’ o meno vede positivamente il matrimonio fra due contraenti dello stesso sesso, perche’ ormai i tempi si evolvono. Non e’ mistero che Obama non abbia simpatizzato con il matrimonio gay nella campagna elettorale del 2008, ma ora , al quarto anno della sua presidenza e concorrendo per la sua rielezione ha assunto definitivamente la veste del difensore dei gay, e delle donne (cosi’ lui stesso si autodefinisce) –meglio tardi che mai- quando tutto lasciava pensare il contrario sin da quando, dopo la sua elezione, e’ stato sempre un elogiatore dei paesi musulmani, tra i quali anche l’Indonesia -che ha visitato recentemente -con sua moglie Michelle, mortificata in foggia islamica, coperta fino ai piedi, con la testa avvolta in una piu’ che ampia sciarpa- definendo quel paese un campione di democrazia, mentre invece quelli sono regimi omofobi e misogini efferati e per giunta antisemiti. Altro che difenderli! Come non possiamo dimenticare che lo stesso neoeletto presidente Obama abbia porto una mano amica all’ Iran dove ogni giorno sulle pubbliche piazze, si effettuano esecuzioni capitali di uomini e di donne che penzolano dalle forche; come non possiamo egualmente dimenticare che gli stessi siano bersaglio anche nell’ Occidente democratico e tollerante di fanatici musulmani, come Theo Van Gogh che in Olanda difendeva le donne musulmane contro gli abusi e che fu assassinato ferocemente nelle strade di Amsterdam a colpi di coltello. Questo e’ accaduto in Olanda, che e’ uno dei paesi piu’ evoluti in materia di parita’ dei diritti dei cittadini di fronte alla legge. Che il presidente Obama poi si dichiari paladino delle donne e’ veramente risibile, solo perchè se ne è uscito con la piu’ elettoralistica e taccagna delle concessioni di “concedere” gli anticoncezionali gratis. Erano molto di piu’ generosi i Romani con il loro “panem et circenses”! Si’, in questo paese le donne non hanno bisogno del contentino degli anticoncezionali, questo poteva andare bene per le nostre mamme e le nostre nonne. Le donne invece prima di tutto ora, adesso, hanno bisogno di lavoro e di essere remunerate alla pari degli uomini che svolgono lo stesso lavoro, con “Equal Pay”; hanno bisogno di assistenza sanitaria e di asili nido nei posti di lavoro, tanto piu’ che la crisi economica grava di piu’ sulle loro spalle, specialmente per le “single moms”, ossia le mamme sole con prole. Non ci stupisce piu’ di tanto il nostro caro presidente Obama che non s’e’ mai pronunciato a favore delle donne, ora come prima. Al Cairo, nel suo appello alla nazione araba, ha promesso alle donne musulmane che avrebbe difeso il loro diritto a portare il velo, (non a non portarlo). Ha nominato Susan Rice ambasciatrice americana all’ONU, che non era in aula per opporsi e dare battaglia, quando l’Iran che e’ il paese piu’ misogino che esista al mondo, e’ diventato membro della “Commission on Women’s status”, che dovrebbe difendere le donne. Shame on You, Ms.Susan Rice and on You Mr.Barack Obama! Ha nominato Dalia Mogahed come consigliere del mondo musulmano alla Casa Bianca , “the President’s Islamist Advisor on Muslim Affairs” che veste sempre in hijab e che, dietro la sua verecondia di facciata, e’ una scaltra propagandista della legge islamica ovvero Shariah Law. E, in ultima analisi, anche se Obama si pavoneggia d’aver difeso le ragioni di Israele, non possiamo perdonargli d’aver intimato ad Israele di ritornare ai “confini” del ’67, segno che l’antagonismo allo stato ebraico inculcatogli da Rashid Khalidi, Edward Said e dal suo tanto amato – beloved- mentore, il pastore Jeremiah Wright, nelle sue assidue frequentazioni con questi odiatori di Israele, e’ ancora vivo. Inoltre se fosse un sincero amico di Israele avrebbe gia’ spostato l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, in osservanza della volonta’ del Congresso degli Stati Uniti, “the Capital of Israel Act” come riconoscimento di Gerusalemme come unica, una ed indivisibile capitale di Israele, che aspetta solo la ratifica della sua firma.
Piera Prister Bracaglia Morante
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