Il lessico della Kabbalah.
“La Kabbalah è il paradigma della magia”. È sempre meravigliosamente onorico, un uomo di comunicazione, leggerezza e allo stesso tempo grande profondità il maestro Haim Baharier. Tra i massimi studiosi di ermeneutica biblica e pensiero ebraico al mondo, il noto intellettuale parigino di origine polacca è stato protagonista di uno degli eventi più attesi della giornata inaugurale del Salone del Libro di Torino. Una lectio magistralis, quella tenuta ieri sera in Sala Blu, dedicata alle parole e ai fatti di oggi “in odor di Kabbalah” e che è stata presentata al pubblico torinese in concomitanza con l’uscita dell’ultima fatica letteraria pubblicata da Giuntina: Qabbalessico. “Cosa sia davvero la Kabalah non ve lo so dire” esordisce Baharier, che già poche ore prima, nonostante l’estrema complessità dei temi trattati, aveva raccolto notevole interesse e partecipazione anche nei locali della Comunità ebraica per uno dei primi incontri che hanno animato la tradizionale rassegna Salone Off. Come detto nessuna formula fissa, nessuna definizione stagnante che possa inquadrare un fenomeno così articolato e sul quale, ammonisce l’autore, bisogna fare chiarezza sgombrando il campo da equivoci: “Oggi – scherza rivolto alla platea – non vi parlerò della Kabbalah come la vede la rockstar Madonna”. C’è però una fondamentale e straordinaria certezza di cui tener conto, sottolinea Baharier, ed è il fatto che la Kabbalah “proponga un percorso”. Un percorso di cui si trovano alcune preziose scintille anche in Qabbalessico, lavoro strutturato in 26 voci che aiutano a comprendere e interpretare i fenomeni che ci circondano attraverso le pillole di conoscenza disseminate nel corso dei secoli dai maestri. “Questo libro – spiega Baharier – non è sicuramente un libro di Kabbalah. L’ho voluto più vicino a un soffio che alza nell’aria spore sfuggevoli da trattenerne a stento qualcuna in mano. Tuttavia ho cercato di non stemperare, di non scendere a compromessi. Spero risulti la consapevolezza di una ritrosia della trascendenza. Piccole scintille da braccare e da mettere, perché no, in sorriso”.
Da: moked/מוקד
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