Cose egiziane.
Testata: Informazione Corretta Data: 30 aprile 2012 Autore: Ugo Volli
A sinistra, l’ambasciata dell’Arabia Saudita in Egitto, durante una protesta per l’incarcerazione di uno spacciatore egiziano.
Cari amici,
è sempre bello parlare dell’Egitto, perché in quel paese da un paio d’anni regna un’eterna primavera e tutti sono felici e perfino un po’ ubriachi di gioia. Dovremmo prendere esempio noi eurabici, sempre un po’ tristi, privi di sufficiente fantasia e soprattutto dell’entusiasmo che ci vuole. Oggi vi racconto due episodi piccoli ma significativi, che testimoniano della grande creatività della rivoluzione islamica, quand’è primaverile davvero e contagia le menti.
Il primo è questo: il parlamento egiziano sta lavorando per passare una legge che consente a ogni uomo di unirsi con la sua sposa fino a sei ore dopo la sua morte (http://www.dailymail.co.uk/news/article-2135434/Egypts-plans-farewell-intercourse-law-husbands-sex-DEAD-wives-branded-complete-nonsense.html ). Ci sono delle obiezioni, soprattutto da parte di qualche personaggio televisivo troppo occidentalizzato, ma insomma, il lavoro è in corso. Immaginate la scena: in una coppia bene unita, la povera signora se ne va, per un incidente automobilistico, o per una malattia incurabile. Com’è un bravo marito in questi casi? Inconsolabile, naturalmente, la scomparsa gli manca. E allora, chiude la porta della camera ardente, manda via eventuali parenti, si abbassa i pantaloni e… si consola. Non trovate particolarmente poetico quest’ultimo stupro? No? Vi fa un po’ schifo? Be’, peggio per voi, vuol dire che siete proprio infedeli nel fondo dell’anima, non capite niente dell’amore, del rispetto, del lutto. E non chiedetevi per favore se il diritto è reciproco, anche per le mogli, perché intanto l’Islam è poligamico e dunque ci sarebbero degli ingorghi e poi, insomma, ci sono delle ragioni tecniche che rendono difficile l’operazione. Ma soprattutto è la donna che dev’essere oggetto di piacere dell’uomo, non viceversa. Insomma, imparate un po’ di saggezza islamica e capirete quant’è bella l’idea della necrofilia. Buñuel ci era quasi arrivato, e non è un caso, essendo figlio di quella Al Andalus che ancora porta le tracce della superiore civiltà araba e presto, a Dio piacendo, tonerà nel territorio della pace e della sottomissione, Dar Al Islam.
Il secondo episodio è un po’ più triste, perché testimonia che anche nell’ambito felice della rivoluzione primaverile ci possono essere degli equivoci e dei fraintendimenti. Ma per sacro zelo, naturalmente, non per altro. Si può anche esagerare, ma quel che conta è essere ardenti e militanti, pronti al martirio. Il fatto è questo. L’Arabia saudita qualche tempo fa ha arrestato un egiziano, tale Ahmad al-Gazawi , che si definisce avvocato e difensore dei diritti umani, ma i sauditi definiscono spacciatore di droga. E’ un contrasto sgradevole, ma non è importante, capita anche nelle migliori famiglie. Quel che conta è il seguito: gli amici dell’avvocato, o dello spacciatore, non si sa, sono andati a protestare all’ambasciata saudita, e con il loro caratteristico entusiasmo primaverile lo hanno fatto espansivamente, tanto da dipingere una stella di Davide sullo stemma dell’ambasciata e da definire “sionista” il regno custode della Mecca. Vi può essere insulto più grande? No, è chiaro che non è possibile. E allora l’Arabia Saudita ha ritirato l’ambasciatore dal Cairo e ha preteso delle scuse (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/04/egyptian-protesters-call-saudis-zionist.html ). Voi fareste di meno se qualcuno vi definisse sionista? Spero proprio di no. Io sono sicuro che i fratelli arabi d’Egitto e d’Arabia si metteranno d’accordo e che alla fine la fratellanza prevarrà. E dato che in primavera dal male viene sempre il bene, certamente sarà ribadito che sionista è il peggiore degli insulti. Perché tutto va bene nel paese delle rivoluzioni islamiche. E democratiche, naturalmente.
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