Testata: Informazione Corretta Data: 18 aprile 2012 Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.

A sinistra, un falso creato ad arte.

Cari amici,

dato che qui ci occupiamo di giornalismo, vorrei commentare con voi uno dei premi Pulitzer, che sono un po’ gli Oscar del giornalismo e sono stati assegnati l’altro giorno. Il premio è diviso in varie categorie, e quello che mi interessa è dedicato alla “photography breaking news” (notizia fotografica) che è stato assegnato al fotografo Massud Hossaini che lavora per France Press. Trovate qui l’immagine: http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20120417_00015.shtml. Come vedrete si tratta di una bambina urlante in mezzo ai corpi insanguinati delle persone uccisi in un attentato a Kabul. “Hossaini che lavora nell’ufficio di Kabul dell’agenzia di stampa stava coprendo una processione sciita il 6 dicembre quando un kamikaze si è fatto esplodere in mezzo a centinaia di persone. L’attentato uccise quasi 70 persone, il più sanguinoso in Afghanistan dopo un attacco all’ambasciata dell’India nel luglio 2008. “
Vale la pena di fare alcune considerazioni su questa immagine. La prima è che si tratta dell’attacco di un attentatore suicida islamico a una processione islamica. La ragione è che l’attentatore è sunnita e gli uccisi sono sciiti: dimostrazione che la violenza islamica è in buona parte diretta ad altri islamici (come in Siria, per esempio, in Kurdistan e in generale in Iraq), senza che c’entri nulla né Israele né l’Occidente. Il fatto è però che questa violenza intraislamica è sistematicamente ignorata dai media e dai politici, che sono in grande maggioranza convertiti all’ideologia terzomondista per cui tutto quel che succede in quegli sfortunati paesi è colpa nostra. Una prova è che questa fotografia, premiata sì, era stata molto poco diffusa al momento dei fatti e che dell’attentato, per quel che mi ricordo e ho potuto controllare, quasi non si era parlato sulla stampa allora.
Tutt’altro sarebbe accaduto se questa foto avesse ritrratto un bombardamento americano sbagliato, o ancor di più fosse riferibile a Israele. Vi è una vera e propria industria di false immagini contro Israele, documentata con cura dal sito spoecializzato www.malainformazione.it . E proprio il curatore del sito, Marco Reis, mi ha fatto arrivare ieri un’ulteriore prova di questa industria, anzi, del suo riciclaggio. La stessa foto con una bambina ferita, chissà dove e chissà da chi, attribuita a Israele, ma in due diversi luoghi e in due diversi tempi. Ecco i due indirizzi di questa moltiplicazione elettronica del dolore e della colpa: http://www.usmessageboard.com/israel-and-palestine/191592-palestinian-baby-girl-paralyzed-in-israeli-shooting.html e http://news.xinhuanet.com/english/2006-05/21/content_4577626.htm . Ho scritto chissà da dove e chissà da chi, perché davvero in questo ambito il falso non conosce limiti, e per esempio sono state attribuite ad Israele vittime di terremoti in Turchia.
Spesso poi accade che si creino dei fatti apposta per filmarli o fotografarli e attribuirne la colpa a israele. Sembra sia anche il caso dell’incidente in cui l’altro giorno è stato “vittima” (forse) un “pacifista” (forse) dell’Ism e che ha avuto una grande eco sulla stampa israeliana. Leggete questa ricostruzione dei fatti e del filmato per vedere quali sono i punti di dubbio: http://danilette.over-blog.com/article-ralenti-de-la-sequence-du-coup-porte-par-l-officier-israelien-103544932.html.
Insomma le “photography breaking news”, soprattutto quelle che ottengono attenzione, sono spesso taroccamenti più o meno sofisticati. La guerra contemporanea si fa anche sul fronte della comunicazione e le fotografie in questo fronte di guerra sono l’arma pesante per eccellenza. E’ una guerra difficile da vincere, perché c’è una complicità ideologica e commerciale fra agenzie di stampa, giornali (i cosiddetti doorkeepers, i portinai dell’informazione) gli “informatori locali” (unici giornalisti ormai ad andare davvero sul terreno, ma parenti e amici dei terroristi o comunque ricattabili loro e le loro famiglie) e gli islamisti. Tutto questo è ben noto agli addetti ai lavori, che però evitano di dirlo per mantenere l’illusione di credibilità del giornalismo di guerra. Di fronte a questa fondamentale scorrettezza dell’informazione da Israele, dall’Afghanistan, dalla Siria e da altri luoghi di guerra, la sola cosa che si può fare è vigilare, come facciamo noi di Informazione Corretta e come dovrebbero fare innanzitutto i lettori.

 

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