Marcia su Gerusalemme: grande imbarazzo a sinistra.
Testata:La Stampa-L’Unità Autore: Aldo Baquis-Umberto De Giovannangeli
DA: *IC*
Quella di ieri doveva essere la “giornata della terra”, con una ” Marcia su Gerusalemme”, ma la montagna ha partorito un topolino. Il fiasco ha relegato la cronaca in poche colonne sui giornali. La cosa più interessante è stato però il grande imbarazzo dei giornali di sinistra, che hanno cercato in tutti i modi di nascondere il fatto più rilevante: sono state le stesse forze dell’ordine dei paesi confinanti – Gaza compresa !- ad impedire che i manifestanti si avvicinassero ai confini con Israele. Potevano riconoscerlo MANIFESTO e UNITA’ (il quotidiano che si presenta ‘di area PD’) ? Avrebbero potuto se non fossero due giornali abitualmente dedicati a disinformare su quanto accade in Medio Oriente, Michele Giorgio e Umberto De Giovannangeli in testa. Pubblichiamo dalla STAMPA di oggi, 31/03/2012, a pag. 19, la cronaca di Aldo Baquis, mentre dall’UNITA’ riprendiamo un pezzo di Udg, uscito accanto alla cronaca della marcia, nel quale si inventa misteriose ‘mappe segrete’ israeliane per l’esproprio del 10% dei territori della Cisgiordania. Poi uno va a leggerlo e scopre che quel 10% è rappresentato da porzioni di territorio legate alla costruzione della Barriera di Sicurezza, che Israele ha costruito per impedire ai terroristi palestinesi di entrare tranquilli ad ammazzare israeliani. Una Barriera, come ha dichiarato sempre il governo di Gerusalemme, che verrà eliminata quando i palestinesi si decideranno a fare la pace con Israele e riconoscere confini sicuri. Fino a quel momento manterrà la sua funzione difensiva. Udg, meno bufale !
sullo stesso argomento, l’analisi oggi di Giovanni Quer, in altra pagina, ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=43994
Ecco gli articoli:
La Stampa– Aldo Baquis: “Giornata della terra”, Gaza, ucciso palestinese, scontri a Gerusalemme”
Decine di migliaia di palestinesi – a Gaza, a Geusalemme, in Galilea, nel Neghev, in Cisgiordania, in Libano, in Siria e in Giordania – hanno partecipato ieri ad una giornata di mobilitazione nazionale nella ricorrenza del 30 marzo: l’anniversario dell’uccisione da parte della polizia israeliana, nel 1976, di sei dimostranti arabi che protestavano contro la espropriazione di terre. Negli scontri è stato ucciso un dimostrante ucciso a Gaza: decine i feriti in Cisgiordania e – secondo la Mezzaluna Rossa – sono almeno 300 le persone rimaste intossicate da gas lacrimogeni.
Nelle intenzioni degli organizzatori doveva essere «una marcia globale», di un milione di persone, al di là dei reticolati di confine, verso Gerusalemme. Israele aveva elevato lo stato di allerta ed inviato rinforzi lungo le linee di prevedibile frizione. In particolare destavano preoccupazione informazioni di intelligence relative alla presenza di attivisti pachistani, afghani ed indonesiani giunti via Teheran nel Libano del Sud, a ridosso della Galilea.
Gli incidenti più gravi si sono verificati al posto di blocco di Kalandya (fra Gerusalemme e Ramallah) – dove dimostranti palestinesi e reparti dell’esercito israeliano si sono confrontati per diverse ore – e al valico di Erez, fra Israele e Gaza, dove i militari hanno aperto il fuoco per respingere un gruppo di palestinesi che sembravano in procinto di attaccare il terminal. In questa circostanza è rimasto ucciso il ventenne Mahmud Zaqut, di Gaza.
Ma al di là delle violenze sul terreno è apparso evidente che, per motivi svariati, la manifestazione palestinese è stata imbrigliata dalle forze armate regolari in Libano, in Siria e in Giordania, dove i militari di re Abdallah hanno bloccato un corteo di 14 mila palestinesi mentre puntava verso le linee israeliane. In Cisgiordania i servizi di sicurezza di Abu Mazen hanno agito con eguale fermezza e anche a Gaza Hamas ha fatto il possibile per impedire alla folla di raggiungere le postazioni israeliane. Il tutto in base a una tacita intesa tesa a limitare qualsiasi motivo di tensione.
L’Unità-Umberto De Giovannangeli: ” Nuovi insediamenti, il piano di Israele nelle mappe segrete”
Barriera difensiva
Le mappe «segrete» raccontano di un piano studiato nei minimi dettagli. Quelle mappedelineano unprocesso di espropriazione che di fatto rende improponibile la realizzazione di una pace fondata sul principio di «due popoli, due Stati». Improponibile perché lo Stato di Palestina sarebbe più simile ad una sorta di bantustan mediorientale piuttosto che ad un vero Stato, con piena sovranità su tutto il proprio territorio nazionale. Le mappe in questione, di cui l’Unità ha potuto prendere visione,sono quelle tracciate dall’Amministrazione civile israeliana, comparto del ministero della Difesa dello Stato ebraico. Quelle mappe tratteggiano una espropriazione del10%del territorio palestinese della Cisgiordania allo scopo di amplare-costruire insediamenti ebraici. Altri dettagli: il territorio «sequestrato» è di569 appezzamenti, per un totale di 620mila dunam (equivalenti a 155mila ettari». L’espropriazione dall’altro lato del Muro.Unacondizione di sofferenza raccontata così nel rapporto 2011 di Amnesty International: «Alla fine dell’anno (2010, ndr) era stata completata la costruzione di circa il 60 per cento dei 700 km pianificati del muro- barriera; oltre l’85 per cento del suo intero percorso è in terra palestinese, all’interno della Cisgiordania. Il muro-barriera ha separato migliaia di palestinesi dai loro terreni agricoli e dalle risorse d’acqua, mentre i palestinesi della Cisgiordania in possesso di permessi d’ingresso hanno potuto accedere a Gerusalemme Est soltanto attraverso tre dei 16 posti di blocco lungo il muro-barriera. Ciò ha avuto conseguenze particolarmente gravi per i pazienti e il personalemedico che cercavano di raggiungere i sei ospedali specialistici palestinesi di Gerusalemme Est». «I palestinesi – rimarca ancora Amnesty – hanno continuato a veder loro negato l’accesso a vasti appezzamenti di terreno nei pressi delle colonie israeliane, fondate e mantenute in violazione del diritto internazionale».Unasituazione insostenibile. Al punto che nei giorni scorsi con36 voti a favore,1contrario (gli Usa) e 10 astensioni (tra cui l’Italia), il Consiglio deiDirittiUmani delle Nazioni Unite ha approvato, per la prima volta nella storia, la costituzione di una commissione d’inchiesta internazionale indipendente che si rechi nei territori palestinesi per verificare le conseguenze della costruzione di colonie israeliane nei territori palestinesi occupati, Gerusalemme Est inclusa. La missione d’inchiesta «dovrà indagare sulle conseguenze che le colonie israeliane hanno sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali del popolo palestinese ». Immediata la reazione israeliana: il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman (capofila dei falchi nel governo Netanyahu) ha deciso di «rompere ogni contatto» con l’Agenzia dell’Onu: «Non risponderà più neanche alle loro chiamate telefoniche», taglia corto uno stretto collaboratore di Lieberman.
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