Testata: Informazione Corretta Data: 12 marzo 2012

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

 

Razzi dalla Striscia, Hamas, e a destra la scuola di Beersheva colpita da un razzo

Cari amici,

esiste forse la banalità del male, di cui parlava Hannah Arendt: gerarchi nazisti che imperturbabili facevano il loro lavoro di morte convinti solo di fare il loro dovere. Ma gratta gratta dall’analisi dei documenti e delle biografie viene fuori che non è vero, che gli Eichmann e i Goering erano fanatici antisemiti da sempre, non funzionari robotizzati. Il dovere non c’entrava niente, o almeno non era la prima molla che li muoveva a organizzare campi di sterminio perfettamente funzionati: erano entrati nelle SS e avevano fatto carriera esattamente al fine di poter usare la loro teutonica precisione proprio per ammazzare gli ebrei e non per produrre più acciaio o più grano per ettaro, o magari per liberarli, se fosse stato loro ordinato. Il funzionario era la maschera, la volontà era ben altrimenti motivata.
E forse esiste – scusate l’accostamento che non è un paragone ma per spiegare ci sta – anche la banalità della cattiva informazione, quella che noi di Informazione Corretta ci sforziamo di denunciare giorno dopo giorno: giornalisti ostinati che ripetono tutti i giorni le stesse cose come se fossero vere, che riprendono pari pari la propaganda palestinese; che per esempio se l’esercito israeliano spara contro terroristi che stanno lanciando missili su scuole, case e fattorie, chiama  l’azione “strage di palestinesi” come se fosse una botta di sadismo israeliano. Tutti i giorni, articolo dopo articolo, senza mai farsi prendere dalla tentazione di capire come stanno le cose davvero, di uscire per un attimo dalla logica della propaganda. Forse è così, all’”Unità” e al “Manifesto”, ma anche al “Sole” e al “Messaggero” e in tanti altri giornali assumono solo solerti funzionari dell’informazione che credono di fare il loro dovere allestendo ogni santo giorno il loro volantino di propaganda. O forse no, forse vi sono anche qui delle persone che hanno scelto di occuparsi di “palestinesi” perché le loro idee su Israele e li ebrei ce l’hanno e possono esprimerle facendo contenti anche direttori e padroni con il loro impegno umanitario – diciamo così. Non sto dicendo che hanno le idee di Eichmann, per carità; solo che la loro precisione propagandistica nasconde una partecipazione, una militanza, un io combattente, perfino un piacere della lotta.
Certo che di fronte ai titoli sui loro giornali di ieri che parlano tutti di strage di palestinesi (“L’Unità” addirittura di strage di civili, anche se nel corpo dell’articolo si dice che si tratta di “militanti” – non terroristi, no: militanti – dei “comitati di resistenza popolare”, succursale di Hamas), il dubbio se ci sono o ci fanno si impone. Scusate, signori giornalisti della banalità dell’informazione mediorientale, le “vittime” di cui lamentate la “strage” stavano giocando alla guerra o no? Voi la chiamate “Resistenza” insultando senza saperlo i partigiani italiani, io la chiamo terrorismo – visto che ammazzare neonati, sparare razzi e colpi di mortaio su scuolabus e su abitazioni, senza mirare ad altro che ad ammazzare  civili, non è Resistenza, ma terrorismo vigliacco. Comunque stavano compiendo atti di guerra, sparando con armi militari, si definiscono combattenti, quando capita fanno anche grottesche parate col passo dell’oca e il volto coperto da passamontagna. Be’, il minimo che gli può capitare è che il loro nemico risponda, no? O forse secondo voi, cari funzionari del giornalismo politicamente corretto, loro hanno diritto di sparare ma chi si prende i razzi in testa e gli attentati agli autobus e tutto il resto non ha diritto di rispondere? Come in quella famosa battuta: “stai fermo, non ti muovere, che ti devo menare!”.

 

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