Una vittoria dei nostri
lettori.

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 novembre 2011
Autore: La Redazione di IC

Ieri, 25/11/2011, IC pubblicava questa pagina, che riprendiamo per i
lettori ai quali fosse sfuggita.
E’ una nostra vittoria, e dei nostri lettori, grazie alle proteste arrivate a ANSA, l’articolo di Alma Safira è stato cancellato dal sito di ANSAmed.
Riconosciamo con piacere al direttore
Contu il merito di essere intervenuto per cancellare un articolo indegno di
apparire in un paese, il nostro, che si vanta di avere una informazione libera e democratica, mentre troppo spesso è asservita alla propaganda palestinese.

In alto, il logo dell’agenzia, al quale rivolgiamo, dopo anni di
critiche, il nostro primo apprezzamento, augurandoci di non doverci ricredere.

Riportiamo dall’ANSAMED l’articolo di Alma Safira dal titolo “Mo:
ex detenuti palestinesi alla ricerca nuova vita in Qatar”.
Ansamed è una
sigla che appartiene ad ANSA, ancora una volta chiediamo al Direttore
Contu se ritiene onesta informazione pubblicare  articoli come questo che
riprendiamo.


ANSAmed,     Qatar,               Mahmoud Abbas sorride
(forse ha letto il pezzo di Alma Safira?)

Nell’articolo che segue, Alma Safira dipinge i terroristi ex detenuti
palestinesi rilasciati in cambio di Gilad Shalit come ciò che non sono,
vittime.
Nel pezzo vengono riportate le dichiarazioni di alcuni dei 15
terroristi che sono stati rilasciati a patto che non facessero ritorno in
Cisgiordania.
Safira non commenta le loro dichiarazioni e le riporta fra
virgolette, lasciando intendere che le condivide. Perciò nel pezzo si leggono le
solite storie, frutto della propaganda araba contro Israele. I terroristi
passano per vittime imprigionate per periodi di tempo lunghi diversi anni, di
solito espressi in terzi della loro vita. Sul fatto che abbiano commesso dei
crimini, su quali fossero i crimini commessi, sul fatto che siano stati
regolarmente processati e riconosciuti colpevoli da una corte, sul fatto che le
loro condizioni in carcere fossero le stesse di tutti gli altri detenuti, non
una sillaba.
Poveri terroristi, hanno dovuto scontare una pena in carcere,
perciò non hanno potuto continuare le loro vecchie attività o terminare gli
studi. Sono loro le vittime, e non gli israeliani massacrati nei loro attentati.
E ora che sono liberi pun non avendo scontato tutta la pena continuano ad essere
vittime, perchè non sono con le loro famiglie rimaste in Cisgiordania.
Su
Gilad Shalit, sul fatto che abbia trascorso un quinto della propria vita
prigioniero dei terroristi della Striscia, sul fatto che Hamas abbia impedito
alla Croce Rossa di visitarlo per i cinque anni e mezzo della sua prigionia, sul
fatto che sia stato rapito sul suolo israeliano con lo scopo di essere
usato come merce per ricattare lo Stato ebraico, non una sillaba. Sulla tortura
dovuta subire dalla famiglia Shalit che per anni non ha avuto notizie del
ragazzo, niente. Sul dolore provocato alle famiglie delle vittime dei terroristi
che hanno visti scarcerati gli aguzzini dei loro cari nonostante fossero stati
condannati in un tribunale, silenzio.
Il pezzo, visti i toni e il contenuto,
sembra uscito direttamente da un’agenzia stampa dell’Anp e approvato da Abu
Mazen.
Ecco il pezzo:

(ANSAmed) – DOHA, 24 NOV – A metà ottobre l’israeliano Gilad Shalit è stato
liberato in cambio di 1.027 prigionieri palestinesi di cui 15 sono stati
trasferiti in Qatar in accordo con Israele. Sono giovani, solo tre hanno qualche
capello bianco, quasi tutti studiavano all’università prima di finire nelle
prigioni israeliane. Sono arrivati a Doha il 19 ottobre e ora sono ospitati dal
Qatar che si occupa di ogni loro esigenza materiale e anche spirituale. Appena
liberati infatti il Qatar in accordo con l’Arabia Saudita ha portato gli ex
detenuti a fare l’Haj, il pellegrinaggio pilastro dell’Islam, durante il periodo
di Eid, festa islamica del sacrificio. Ora vivono in un albergo nella zona
residenziale di Al Dafna, West Bay, al centro della capitale Doha. E’ passato
oltre un mese dal loro arrivo, per ora non lavorano né studiano, ma sono pronti
a crearsi una vita in Qatar dal momento che per ora non gli è consentito tornare
in Palestina.

Mosa Dodeen è stato quasi 20 anni in carcere, prima era uno
studente di chimica all’università di Hebron. Ha continuato a studiare anche in
prigione e ha ottenuto un master in Business Administration all’Università di
Washington e ora vorrebbe continuare a studiare. Majde Amro ha 33 anni di cui un
terzo passati in carcere avendo una condanna per 190 anni di
galera.

Studiava ingegneria elettronica al Politecnico e ora vorrebbe
continuare a studiare anche lui. “Penso di rimanere in Qatar per circa 5 anni.
Passato questo periodo forse avrò la possibilità di tornare in Palestina e
voglio continuare a combattere per la mia gente”, ha dichiarato Amro. Sembra che
tutti vogliano riprendere la loro vita da dove l’avevano lasciata prima della
prigionia come se si potessero annullare quegli anni in carcere, una esperienza
però difficile da cancellare. Quando raccontano della loro vita prima del
carcere sembra che stiano parlando di un’altra persona, non di sé, perché ormai
quel passato è così lontano da sembrare quasi estraneo, ma si aggrappano con
tutte le loro forze a quella gioventù in libertà per ritrovare un punto da cui
ripartire.

Tarq Ziad ha 30 anni di cui 9 passati in carcere. Prima
lavorava come calzolaio, mentre ora vorrebbe studiare in Qatar.

Quasi
nessuno di loro ha una moglie o dei figli, ma tutti hanno una famiglia in
Palestina che ora si sta cercando di far venire in Qatar. “Sono felici di essere
liberi, ma non possono tornare a casa loro in Palestina. Potrebbero passare mesi
o anni prima che possano ritornare a casa e intanto il governo qatarino si sta
occupando di loro anche attraverso una futura integrazione nel mercato del
lavoro locale”, ha dichiarato Munir Ghanam, ambasciatore palestinese in
Qatar.

Per inviare la propria opinione ad Ansamed, cliccare
sull’e-mail sottostante

ansamed@ansamed.info

 

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