Armiamoci e partite. Ma subito!
Testata: Informazione Corretta
Data: 20 novembre 2011
Cartoline da Eurabia,
di Ugo Volli
Una mia amica mi ha segnalato una fatwa (sentenza islamica vincolante) emessa a Baghdad
in cui un chierico islamico, tale Sheikh Ibrahim al Dawi, ha dichiarato che è
dovere di ogni musulmano partecipare al jihad, la guerra santa, per evitare il
richio che la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme (pardon Al Quds) sia distrutta
dagli “ebrei”, cioè dall’imperialismo sionista, che notoriamente è vandalico e
cerca di distruggere i luoghi santi islamici. In effetti è un grave
pericolo, di cui dovrebbe occuparsi l’Unesco ancor più di quel che faccia, per
esempio dichiarando che le tombe dei patriarchi e delle matriarche dell’
ebraismo a Hebron e vicino a Betlemme non devono entrare nel repertorio dei beni
culturali israeliani ma di quelli “palestinesi”, a titolo di moschee. E gli
israeliani non debbono fare scavi nella città di Davide, che oggi costituisce
l’agglomerato edilizio per il novanta per cento abusivo di Silwan. Così si è
sicuri che non cerchino di “giudeizzare” Gerusalemme, che notoriamente è da
sempre una città islamica, benché non sia mai nominata nel Corano, non sia mai
stata la capitale di nessuno stato islamico, la Bibbia ebraica e i Vangeli
cristiani siano concordi nell’attribuirle il ruolo di unico e fondamentale
centro spirituale dell’ebraismo eccetera eccetera. Ogni volta che gli archeologi
trovano monete, costruzioni, tombe, iscrizioni, canali dell’acquedotto risalenti
allo stato ebraico di tremila anni fa, chiaramente stanno giudeizzando
Gerusalemme e questo non dev’essere consentito, perché non è proprio
politicamente corretto. Questo lo sappiamo tutti, e l’Unesco ne è il garante
principale.
Ma torniamo alla nostra fatwa. Sheikh Ibrahim al Dawi
giustamente teme che gli “ebrei” attentino alla sacralità della moschea Al Qqsa
(che vuol dire la lontana, tanto per testimoniare della sua centralità per
l’islamismo). E giustamente chiama alla guerra santa. Che altro mezzo
migliore vi è di tutelare i beni culturali e religiosi che la guerra?
Soprattutto se il pericolo è imminente.
Guardate, amici cari, questo appello
riguarda anche noi. Armiamoci e partite, questo è il mio eroico suggerimento.
Soprattutto se le cose sono così urgenti, se davvero gli ebrei stanno cercando
di abbattere il terzo luogo più sacro dell’Islam, come dicono le classifiche
dell’auditel.
Ah, però, c’è un piccolo dettaglio. A causa del perfetto
funzionamento delle poste, non so se di quelle italiane o di quelle irachene, il
francobollo sulla fatwa mi dice che essa è stata emessa nel ’36 (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/06/guess-date-this-happened.html).
Settantacinque anni fa. Certamente, è ancora urgentissima, gli “ebrei” che nel
frattempo sono diventati israeliani (ma per la propaganda araba restano
giustamente ebrei, figli di scimmie e maiali), continuano a cercare di abbattere
Al Aqsa. E però, nonostante tutta la loro tecnologia e i loschi mezzi che
impiegano e il fatto che se ne siano nel frattempo impadroniti militarmente (44
anni fa), la moschea è sempre in piedi: un bel pezzo di architettura che sfoggia
la sua cupola dorata senza un graffio. E allora? Che sia un miracolo? Oppure
testimonia dell’incapacità edilizia congenita degli “ebrei” che notoriamente non
hanno edificato né le piramidi né la grande muraglia (oggetti grandi e dunque
per forza islamici)?
Non so, non importa. Siamo in ritardo. La purissima
propaganda islamica ci chiama. C’è fretta, bisogna difendere “la
lontana”.
Forza, cari amici, alla guerra santa! Armiamoci e partite!
Ugo
Volli
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