Sar-El, Foto di gruppo
Un articolo di Begnini Michael
L’articolo è suddivisio in tre sezioni, di cui la prima spiega come e perché nato il progetto Sar-El; la seconda è scritta da me, con informazioni sulla mia esperienza personale e infine l’ultima, scritta da un veterano di Sar-El, il quale dà una sua visione sullo spirito con cui approcciarsi a questo tipo di volontariato, per poterne trarre il massimo beneficio.
Cos’è Sar-El
L’idea originale di Sar-El è stata formulata da Aharon Davidi, che ebbe la brillante intuizione di lanciare un programma di volontariato per Israele con volontari da tutto il mondo.
Aharon Davidi, figlio di immigranti russi, nacque nel 1927, da genitori che si trasferirono in Israele nel 1920.
Nella sua gioventù, Davidi fu un membro dell’Haganah e di Palmach che costituivano i primi nuclei storici di quello che poi sarebbe diventato l’esercito israeliano; nel 1948 combattè con la brigata del Negev, dove incontrò la moglie Hassida. Al termine della Guerra di Indipendenza, Davidi decise di intraprendere la carriera militare, in quanto a quell tempo le due maggiori priorità del nuovo Stato di Israele erano la gestione dell’Aliyah (l’immigrazione di ebrei della diaspora in Israele) e la protezione dei confini nazionali del nuovo Stato. Nel 1953 venne assegnato al corpo dei paracadutisti, in cui prestò servizio fino al termine della sua carriera militare nel 1970. Nel 1955 Davidi fu decorato per il valore mostrato in battaglia e nel 1965 fu nominato capo del corpo dei paracadutisti. Fra gli ufficiali che prestarono servizio nel corpo dei paracadutisti in quel periodo, si annoverano Ariel Sharon, il defunto Motta Gur, Raful Eitan, Itzhak Mordechai e Amnon Lipkin Shahak.
Nel 1970 Davidi frequento l’University of London dove conseguì sia il Master che il Ph.D.
Il suo campo di studi riguardava i problemi culturali delle minoranze cinesi nel Sud Est Asiatico, con una speciale attenzione sulla loro resistenza all’assimilazione.
Nel 1977, il generale Davidi si trasferi nelle alture del Golan dove assunse l’incarico per le attività culturali e giovanili delle alture del Golan e della valle del Giordano, e fu proprio nel Golan che egli intravide la necessità reclutare manodopera durante la campagna “Peace for Galilee” nel 1982 (Prima Guerra del Libano). In questa occasione chiese l’intervento di volontari per Israele, cioè di persone che potessere dare una mano per il raccolto delle campagne, che rischiava di andare perso a causa della mancanza di manodopera per via della guerra in corso; a questa chiamata risposero immediatamente 650 americani. Questo fu l’evento che segnò l’inizio del programma “Volontari per Israele”, che poi prese il nome di Sar-El, a cui partecipano annualmente volontari da oltre trenta paesi in tutto il mondo, sia di di religione ebraica che non ebraica.
Il Generale Davidi risiede in Kiryat Ono con la sua famiglia; ha tre figli, 11 nipoti e 3 pronipoti; la sua missione attualmente è quella di garantire la continuità dell’Ebraismo, rafforzando la solidarietà e l’amore per Israele.
La mia esperienza con Sar-EL (di Michael Begnini)
Il mio perchè
Il mio primo viaggio in Israele risale al 2009 ed è da allora che mi sono innamorato di questo paese; ho cominciato a studiare la lingua ebraica e poi, volendo perfezionare le mie conoscenze sia della lingua che del paese, ho cominciato a cercare quali possibilità ci fossero per svolgere del volontariato. Fra le varie possibilità che ho trovato, Sar-EL era quella che mi sembrò la più idonea, e quindi ho deciso di buttarmi in questa “avventura”. Per l’iscrizione ho preso contatto direttamente con l’organizzazione in Israele e dopo lo scambio di alcune informazioni, mi viene comunicato che posso partecipare al programma; scelgo quindi un programma di 3 settimane (ma ci sono anche programmi di 2 settimane per chi ha meno disponibilità di tempo). Ho appreso poi che ci sono molte persone che si fermano in Israele anche per diversi mesi per poter assolvere a più di un programma, cosa che permette loro di conoscere il paese da diversi punti di vista.
L’inizio del programma
Detto fatto, il 14 Agosto mi presento al punto di raccolta convenuto, all’interno dell’aeroporto di Ben Gurion. Ci sono tantissime persone e ci accoglie la bravissima Pamela Lazarus, la coordinatrice del programma in Israele; uno ad uno veniamo chiamati e ci viene comunicata la base di destinazione nonché altre istruzioni da tenere, al fine di garantire la sicurezza del programma; per esempio, durante la durata del programma non è permessio uscire dal paese, oppure c’è il divieto di fare proselitismo, con gli altri compagni.
Io vengo assegnato ad un gruppo misto, composto da americani, inglesi, olandesi, tedeschi, australiani e Sud Africani; ci sono sia persone giovani che meno giovani, si và dai 20/21 anno fino ai 70 anni; ci sono anche delle coppie, come moglie e marito, madre e figlia, padre e figlia… E’ stata molto toccante la storia di una Signora Giapponese, che ha deciso di partecipare a Sar-El per ringraziare Israele per il supporto fornito dai medici israeliani nei giorni seguenti il disastroso Zunami avvenuto all’inizio di questo anno. Infatti ci ha raccontato che gli aiuti dati da parte di questi team medici sono stati così importanti, che ha sentito la necessità di ricambiare aiutando lei stessa una nazione così piccola ma tanto generosa.
Capisco fin da subito che sarà un’esperienza molto interessante e soprattutto molto diversa da qualsiasi cosa che mi ero finora immaginato. Apprendo che andremo in una base di tipo logistico che in particolare si occupa dell’approntamento dei kit medici.
Una volta completati i gruppi, ci vengono assegnate le “Madrichot” (parola ebraico che significa “guide” ) che saranno gli interlocutori a cui rivolgersi per qualsiasi esigenza nel corso del programma; saliamo quindi sul nostro pullman e partiamo alla volta della base di destinazione. Arrivati alla base, ci vengono mostrati gli alloggi in cui risiederemo e ci vengono spiegate le norme di sicurezza da seguire; sempre nel corso della prima giornata ci vengono date le uniformi che indosseremo per tutto il periodo di permanenza e ci vengono mostrati i laboratori in cui lavoreremo, la mensa e le zone ricreative.
Nella Base
I lavori da svolgere variano ampiamente in funzione del tipo di base in cui si arriva, ma anche in base alla proprie capacità; ci sono sia lavori facili, ma anche lavori di tipo più pesante: la cosa bella è che ad ognuno viene data l’opportunità di dare un contributo, proporzionalmente alle proprie capacità. Nel nostro caso, eravamo divisi in diversi gruppi di lavoro, che si occupavano dei vari stadi di preparazione dei kit stessi; in pratica è come se fosse una catena di montaggio, si parte dalla preparazione di garze, cerotti, e aspirine, per arrivare poi fino a dei zainetti completi di tutto quello che può servire ad un medico..
Più in particolare, la giornata tipo era scansita secondo questi orari:
– alle 07:15 del mattino colazione;
– alle 07: 45 l’alzabandiera
– alle 08:15 si comincia a lavorare fino
– alle 11:45, il pranzo
– alle 13:15 si ricomincia a lavorare
– alle 16:00 circa fine della giornata lavorativa
– alle 17:45 la cena
– alle 19:00 attività di gruppo (giochi, incontri con scrittori, attività culturali)
Gite e attività culturali
Nel corso delle mie tre settimane con Sar-El, abbiamo fatto due gite, una a Tel Aviv ed una a Gerusalemme; a Tel Aviv abbiamo visto i primi nuclei storici della città; poi abbiamo fatto una visita al museo dell’IDF, che è situato nelle immediate vicinanze di Jaffo.
La seconda gita invece è stata fatta a Gerusalemme, dove siamo andati a vedere le vecchie prigioni di Gerusalemme, ricche di testimonianze storiche relative al periodo del mandato britannico, prima della proclamazione dello stato di Israele; poi siamo andati a visitare “Ammunition Hill” che è una delle colline che circondano la città vecchia di Gerusalemme; si tratta di una collina che era di importanza strategica per il controllo della città e nel corso delle guerra dei 6 giorni vi fu un cruento scontro fra le truppe dell’esercito Israeliano e quello della Giordania per la conquista di questo promontorio; oggi sul posto vi è un museo a testimonianza dei fatti accaduti, con varie mostre interattive, di notevole interesse storico
.
Infine siamo andati a visitare Mount Herzel, una delle colline che circondano la città antica di Gerusalemme, in cui si trova il Museo dedicato a Theodor Herzel, il fondatore del movimento Sionistico che portò alla fondazione dello stato di Israele nel 1947. Oltre a vedere il museo, siamo anche stati a vedere il parco del museo stesso, in cui si trovano le tombe di importanti personalitò politiche di Israele, nonchè vari cimiteri di soldati caduti in battaglia.
Abbiamo anche avuto l’onore di conoscere di persona la Signora Ziporath Porath, che ha pubblicato in un libro le lettere scritte ai genitori in america dal 1947 al 1948, ovvero subito prima e durante la guerra di indipendenza. E’ stato molto affascinante poter ascoltare la testimonianza di una persona che ha vissuto direttamente quegli anni turbolenti, soprattutto come combattente. Per chi fosse interessato a leggerlo, il libro si intitola “Letters from Jerusalem / 1947-1948” di Zipporah Porath (http://www.amazon.com/Letters-Jerusalem-1947-1948-Zipporah-Porath/dp/9652221104)
Alla fine del programma di tre settimane, abbiamo anche avuto l’onore di conoscere Tiran Attia, che è il responsabile militare di Sar.El, il quale ci ha ringraziato per il supporto dato e ci ha spiegato l’importanza del programma di volontariato. Alla fine del programma poi viene anche rilasciato un attestato di partecipazione, una spilla di Sar-El com ricordo e anche una T-Shirt come ricordo; ma la cosa più bella che si porta a casa sono i ricordi, le amicizie che si fanno sul luogo e la consapevolezza di avere lavorato insieme per una causa comune in cui tutti credono e cioè di dare ognuno nel suo piccolo un contributo ad Israele ed al suo popolo. E’ questo, secondo me, lo spirito di Sar-El !
Come ottenere il massimo da Sar-El (di Avi Feldman,)
Ho cominciato a fare Sar El nel 2004 dopo che un amico me ne parlò e mi disse che sarebbe stato possibile anche per me partecipare al programma. Dato che anche io volevo “aiutare Israele”, andai dal nostro ufficio per l’Aliya al Beth Weizmann, dove diedi la mia disponibilità per qualsiasi tipo di attività di cui avessero bisogno le forze armate Israeliane.
Proprio come nell’esercito Israeliano, tutti i volontari del programma Sar El hanno diversi background culturali, diverse nazionalità, diversi livelli socio economici, diversi livelli di osservanza dei costumi religiosi Ebraici, diverse motivazioni per partecipare al programma, diverse lingue e diverse opinioni politiche. Pertanto Sar El aveva gli stessi problemi che deve affrontare anche l’IDF e quindi l’uniformità garantita dall’abbigliamento, dall’ordine e dal rispetto dell’autorità si prestavano a creare i presupposti di un meraviglioso “melting pot” in cui fare confluire tutte queste differenze.
Imparammo molto rapidamente a lavorare come un gruppo di volontari e non come un gruppo di individui, ascoltando ed obbedendo agli ordini di quelle persone per cui lavoravamo, anche se spesso non avevano neanche la metà dei nostri anni e non avevano la nostra esperienza.
Il vantaggio di lavorare in squadra è dato dal fatto che 1+1 è uguale a 3; per esempio, nel mio ultimo gruppo, costituito da 7 uomini e 6 donne, 7 + 6 era uguale a 20. Anche l’esercito non ci mise molto a riconoscerci come una squadra e di conseguenza fummo premiati con dei lavori migliori e di più alta responsabilità. Alla fine di ogni giorno, ciò ci permetteva di ottenere quell’incredibile sensazione, di avere fatto la nostra parte. In conseguenza di ciò, i gruppi di lavoro vengono ricompensati con gite speciali, premi della base, poster, medaglie e fotografie; una base ci fece addirittura uno speciale DVD da portare a casa. I gruppo di lavoro a volte ricevono anche dei riconoscimenti particolari, in quanto in tre distinte occasioni, siamo stati presentati ai soldati delle relative basi, i quali ci hanno accolto con un caloroso applauso, cosa che diede a tutti noi un’incredibile sensazione di aver fatto qualcosa di utile e importante.
Un buon gruppo di lavoro non permette che ci siano persone che umilino o trattino male i compagni di lavoro; un buon gruppo di lavoro non tollera neanche i membri pigri e soprattutto non tollera quelli che non sono disposti a fare la loro parte per aiutare il paese che siamo venuti a supportare.
Quindi, in base a quanto detto, in modo da potere ottenere il massimo dalla vostra esperienza con Sar El, dovreste supportare il vostro gruppo di lavoro a dare il massimo; per fare ciò è necessario:
- Ascoltare e rispettare quelli più giovani e anche I vostri superiori
- Collaborare con gli altri e non comandarli
- “ricevere donando” e non “dare per ricevere”
- Disponibilità a fare sacrifici
- disponibilità ai compromessi
IN DEFINITIVA CI SONO DUE MODI PER FARE LE COSE NELLA VITA…
C’E’ UN MODO GIUSTO O UN MODO SBAGLIATO, C’E’ UNA VIA FACILE ED UNA VIA DIFFICILE, C’E’ UNA VIA GIUSTA O UNA VIA SBAGLIATA E C’E’ UN MODO CORRETTO ED UN MODO SCORRETTO
PERTANTO, QUALSIASI SIA LA VIA CHE SCEGLIETE DI PRENDERE, RICORDATEVI PRIMA DI TUTTO IL MOTIVO PER CUI AVETE DECISO DI FARE SAR-EL
http://www.sar-el.org/Michael%20Bengnini.html
One Response to SAR-EL, THE NATIONAL PROJECT FOR VOLUNTEERS FOR ISRAEL
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Positivo ed entusiasmante la partecipazione al SAR-EL di persone volontarie nel progetto di amicizia e solidarietà.
essendo un pacifista e non credente, ritengo sotto l’aspetto umanitario e della solidarietà un’esperienza che molti giovani dovrebbero intraprendere, per conoscere meglio Israele e il suo fiero popolo.
Una cosa che non ritengo personalmente valida di questo progetto è la presenza e gestione militare del progetto.
ma questa è una mia opinione perchè non amo nessuna divisa al mondo