Una notizia davvero difficile da comprendere nella sua brutalità: palestinesi rifugiati in Siria sparano sui compatrioti che celebravano i funerali dei manifestanti caduti negli scontri al confine con Israele.

È una storia che non potrebbe essere compresa da tutti coloro che considerano lo Stato ebraico come l’unica fonte di oppressione e morte del popolo palestinese.
Meglio tornare indietro di due giorni per capire quel che è avvenuto nel campo profughi di Yarmouk. Domenica, nel giorno della Naksa (la sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni), i palestinesi sono stati coinvolti in un tentativo estremo di passare, disarmati, il confine dello Stato ebraico. L’esercito israeliano ha reagito sparando e il numero delle vittime è ancora sconosciuto.
Lunedì, durante la celebrazione delle vittime, i palestinesi hanno protestato contro gli uomini dell’Fplp-Cg, filo-siriani e appoggiati dal dittatore Bashar al Assad. Due i motivi della manifestazione: i familiari e amici delle vittime accusano l’Fplp-Cg di aver mandato i palestinesi al massacro sui confini israeliani.
Secondo: li accusano di aver fatto il gioco di Assad, quando molti palestinesi appoggiano la causa degli insorti che da due mesi lottano contro la sua dittatura. L’Fplp-Cg, tutt’altro che democratico, ha sparato sulla folla. Almeno 14 persone sono rimaste sul terreno. Probabilmente più di quelle
provocate dai militari israeliani domenica scorsa.

L’Opinione 9 giugno 2011

 

2 Responses to Siria, i palestinesi sparano sui compatrioti

  1. Veronica ha detto:

    Ma speriamo che si annientino tra di loro…farebbero un favore a tutti!

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