[b]Cyberwar
di Gabriele Cazzulini
L'Occidentale – 16 Dicembre 2010[/b]

L’Iran sarebbe stato costretto ad interrompere il suo programma nucleare, senza bisogno di imporre nuove sanzioni al Paese e senza dover ricorrere ad un intervento armato. Qualcuno avrebbe infettato i computer dei suoi centri nucleari con il virus più potente al mondo.

Si chiama Stuxnet, è il più complesso virus informatico in circolazione e i suoi effetti sono paragonabili a quelli di un’esplosione nucleare, ma senza radiazioni e senza vittime. In pratica Stuxnet distrugge totalmente qualunque sistema informatico in cui penetra, dal sistema operativo alla memoria e alle banche dati. E’ considerato realmente un’arma, perché Stuxnet è reperibile solo sul mercato nero dell’informatica e deve essere gestito con estrema competenza.
Non solo: Stuxnet è il primo “malware” che non è pensato per rubare dati o arricchire qualcuno. E’ congegnato appositamente per colpire i sistemi che gestiscono montagne di dati nel campo industriale, specialmente nel settore della chimica e dell’energia. Il suo scopo è far perdere il controllo su un sistema produttivo.
Secondo un esperto di sicurezza informatica intervistato dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post, Stuxnet avrebbe retrocesso di due anni l’avanzamento del programma nucleare dell’Iran. Altri due anni serviranno agli iraniani per ristabilire il loro apparato informatico. I bersagli sarebbero stati l’impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e il reattore di Busher. E’ molto più grave di quanto dichiarato da Ahmadinejad alla fine di novembre, quando il presidente aveva limitato i danni di attacchi informatici agli impianti nucleari del paese.
A complicare la situazione dell’Iran è un’ulteriore, devastante specificità di Stuxnet: la sua incontrollabile diffusione, che ad oggi ha colpito oltre 30mila indirizzi IP in Iran. Una volta colpita una rete, Stuxnet infetta le reti dei sistemi limitrofi, attivando un effetto domino sempre più potente. L’impatto di Stuxnet è stato moltiplicato anche dalla primitiva esperienza degli iraniani in tema di Information Technology, che ha reso i loro sistemi, tutti basati su Windows, particolarmente vulnerabili. Ora la domanda è scoprire “chi” abbia inoculato Stuxnet nella rete dell’Iran – il nome che circola di più, per ovvie ragioni, è quello di Israele.
Se fosse vero, Israele avrebbe messo a segno uno storico cyber-attacco contro il punto di forza del regime di Ahmadinejad. In rete circolano molti, stravaganti indizi sulla responsabilità israeliana rinvenuti nel codice di programmazione di Stuxnet: da numeri e date fino a nomi della tradizione ebraica. Il più diffuso è la cifra 19790509 – ovvero 5 maggio 1979, la data in cui l’ebreo Habib Elghanian fu impiccato a Teheran…
Secondo gli esperti, questa operazione doveva essere talmente delicata, che – esclusa a priori un’iniziativa individuale o privata – neppure una nazione sola sarebbe stata capace di portarla a termine. Quindi Israele, che comunque è nota per i progressi della sua intelligence hi-tech, avrebbe avuto bisogno di un “alleato” come gli Usa, dove il cyber-warfare è una componente sempre più rilevante . Guarda caso la “vittima” numero uno di Stuxnet è la Cina, con oltre sei milioni di computer infetti. A notevole distanza segue l’Iran. Gli Usa sono all’ultimo posto.
Laddove hanno fallito le diplomazie e non è bastata neppure l’influenza delle armi, ha vinto un virus che viaggia anche su un minuscolo pen-drive. E’ ormai iniziata l’epoca della geopolitica della tecnologia: il web è un’arma che incide sugli equilibri del potere mondiale.

 

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