L’intervista a [b]Idan Raichel [/b]inaugura la nuova sezione del blog [i]La Biblioteca d'Israele [/i]dedicata alla musica.

[b]La biblioteca d’Israele[/b]: Idan, questa è stata la terza volta che ti esibivi a Roma, e hai suonato in una location molto suggestiva: l’Acquario Romano. E’ stato anche il tuo primo concerto acustico in questa città. Raccontaci del tuo rapporto con Roma.

[b]Idan Raichel [/b]: Io AMO Roma!
Il pubblico in questa città, e in Italia in generale, è incredibilmente caldo e accogliente. E quello che ti colpisce è che, anche se non sempre comprende i testi, tuttavia è fortemente coinvolto, trasportato dentro la melodia.
E’ sempre una vera gioia esibirsi in Italia.
Ho anche notato che avete un grande interesse per i testi delle canzoni, infatti, ogni volta che sono invitato ad esibirmi in Italia, mi viene richiesto un programma scritto in cui vengano riportati anche questi. Trovo davvero importante che il pubblico voglia sentirsi parte dell’esperienza nella sua completezza.

La biblioteca d’Israele: Il tuo progetto mescola persone di differenti provenienze, con background molto diversi, ed è proprio questa speciale mescolanza a trasmettere al pubblico un messaggio molto più diretto ed efficace delle parole. In quanto giovane israeliano che ha un forte legame con le proprie radici ma che, allo stesso tempo, riconosce anche l’importanze di culture differenti dalla propria, come ti relazioni al presente e al futuro della tua terra?
Idan Raichel: Tutto quello che posso fare è sperare che la nostra terra riesca a trovare quella pace che cerca da lungo tempo, e che sia duratura. Spero davvero che le persone riescano a trovare un po’ di quello spazio dentro di sé che è necessario per nutrire la tolleranza verso i propri vicini, e vivere così in pace.

La biblioteca d’Israele: Ho letto questa tua affermazione: ‘Amo ascoltare le strade di Tel Aviv’, mi dici cosa significa questa città per te, e cosa riesce ancora a darti, come artista, ora che hai praticamente viaggiato in tutto il mondo?
Idan Raichel: Innanzitutto questa città è casa mia. I suoi suoni sono quei suoni familiari che mi permettono di sentirmi finalmente a casa quando vi faccio ritorno. Tel Aviv ha molti aspetti diversi, e mi piace scoprirli uno per uno. Indubbiamente è una grande città e ti offre tutto cio’ di cui hai bisogno e poi, se ci pensi, puoi anche girarla tutta in soli trenta minuti in bicicletta!

La biblioteca d’Israele: Gran parte dell’ispirazione per le tue canzone ti viene dalla lettura della Bibbia, mi dici che cosa ti affascina del suo linguaggio?
Idan Raichel: E’ vero, trovo che i testi ebraici siano una incredibile fonte di ispirazione. Inoltre, quello stesso ebraico è sostanzialmente anche la lingua che parliamo tutti i giorni, e trovo davvero unico che la gente possa ancora relazionarsi a quei testi, ascoltarli e rimanere colpita da parole che affondano nel tempo. Poiché il nostro è un progetto multiculturale, l’ispirazione ci proviene però anche da altre culture molto differenti tra loro, come ad esempio le melodie yemenite, i canti in amarico, arabo e marocchino.

La biblioteca d’Israele: E’ una specie di sfida cantare in ebraico quando ti esibisci all’estero?
Idan Raichel: Noi cantiamo in molte lingue differenti e quindi possiamo dire che è la musica stessa, da sola, a renderci un grande servigio: parlare per noi, trasmettere il nostro messaggio senza che ci sia bisogno di usare anche le parole. Il nostro progetto è una mescolanza di diverse lingue: amarico, tigris, arabo, spagnolo, inglese e diciamo che anche la stessa musicalità della lingua, anche slegata dalle parole e privata del rapporto con il loro significato, ha una sua funzione. In un nostro concerto puoi ascoltare ‘Azini’, cantata in arabo e scritta da Mira Anwar Awad, ‘Todas la palabras’ scritta da Marta Gomez, colombiana, e anche ‘Minhar li Mshiti’, in marocchino, scritta da Shimon Buskila.
Per cui, a mio parere, la lingua che usi non è mai una sfida, ma piuttosto uno strumento per sviluppare quella che è la multiculturalità insita al Progetto, e che la connota.
Inoltre, trovo affascinante e interessante che ‘Mi’ma’a’makim’ sia una delle canzoni preferite sia da coloro che parlano ebraico che da quelli che non ne capiscono neppure una parola!. Questa, per me, è la prova che c’è molto di più in una canzone, qualcosa che va ben oltre la melodia e le parole stesse, una specie di ‘Fattore X’ che è molto difficile da descrivere e concettualizzare.

La biblioteca d’Israele: L’11 dicembre ti esibirai alla cerimonia per il conferimento del Premio Nobel per la pace, e questa è la prima volta in assoluto per un artista di origine israeliana.
Idan Raichel: Sì, mi esibiro’ con una delle più grandi cantanti soul americane, India Arie.
Abbiamo cominciato a collaborare per la realizzazione del progetto ‘Open door’ e ci esibiremo cantando una canzone che abbiamo realizzato assieme: ‘Gift of acceptance’. Non c’è neppure bisogno che ti dica che sono molto contento e eccitato per questa serata perché mi onora profondamente potermi esibire in una occasione importante come questa.

Questo è il link alla nuova canzone di Idan Raichel e India Arie ‘Gift of acceptance‘:

http://www.youtube.com/user/IndiaIdan?feature=mhum#p/a/u/0/ipJ6BEIeGsU

[i]da: http://bibliotecadisraele.files.wordpress.com[/i]

 

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