[b]Quando cedere alle pressioni americane può essere un tragico errore.[/b]
[b]Nella foto in alto: Golda Meir e Richard Nixon.
(Da: YnetNews, 9.10.10 – israele.net 12-10-2010)
Di Hagai Segal.[/b]
Gli intriganti documenti sulla guerra dello Yom Kippur diffusi la settimana scorsa dall’Archivio di Stato israeliano contengono più di un indizio che il vero errore dell’allora primo ministro israeliano Golda Meir non fu quello di trascurare con arroganza le aspirazioni di pace dell’Egitto (come si è da più parti sostenuto fino ad ora), bensì quello di fare troppo assegnamento sulle promesse degli americani.
Gli intriganti documenti sulla guerra dello Yom Kippur diffusi la settimana scorsa dall’Archivio di Stato israeliano contengono più di un indizio che il vero errore dell’allora primo ministro israeliano Golda Meir non fu quello di trascurare con arroganza le aspirazioni di pace dell’Egitto (come si è da più parti sostenuto fino ad ora), bensì quello di fare troppo assegnamento sulle promesse degli americani.
Da uno dei verbali si apprende che Dayan spiegava come i sistemi missilistici anti-aerei egiziani rendessero impossibile garantire la copertura dell’aviazione israeliana agli avamposti sotto attacco sulla linea del fronte. Dayan rimarcava che egiziani e russi avevano avuto “tre anni di tempo per prepararsiâ€: con tutta evidenza si riferiva al periodo intercorso fra il cessate il fuoco imposto a Israele nell’estate del 1970 e lo scoppio della guerra il 6 ottobre 1973.
Per chi non ricordasse: tre anni prima che gli egiziani attaccassero Israele attraversando il Canale di Suez nel giorno di Kippur del 1973, gli americani avevano formulato un accordo israelo-egiziano per porre fine alla Guerra d’Attrito (la sanguinosa guerra di posizione combattuta sulle sponde del Canale di Suez tra il giugno 1968 e l’agosto 1970). Golda Meir era angustiata, ma non poté resistere alle pesanti pressioni di Washington e alle contestazioni e proteste interne che la accusavano d’essere responsabile dei sodati israeliani che morivano sul canale. Menachem Begin, intervenendo alla Knesset, aveva ammonito che gli egiziani avrebbero sfruttato il cessate il fuoco per prepararsi alla guerra, ma il pacifista Uri Avnery lo accusò di fomentare il panico.
Ancor prima che sorgesse l’alba del primo giorno dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, gli egiziani si affrettarono a violare l’accordo schierando decine di batterie di missili anti-aerei SAM sulle rive del Canale di Suez. Le forze aeree israeliane, che fino ad allora avevano fatto in modo di bombare e colpire sistematicamente ogni nuova batteria egiziana in quell’area, da quel momento furono costrette ad accontentarsi di fotografare i missili nemici.
Grazie agli archivi nazionali israeliani, una volta ho avuto occasione di personalmente esaminare i verbali segreti di quei giorni e ho potuto rilevare la grande angoscia che li pervadeva. Golda Meir si lamentava che gli americani le puntavano praticamente una pistola alla tempia, per dirla con le sue parole, e le proibivano di attaccare quelle batterie missilistiche. In uno dei verbali, Golda Meir prevedeva con grande lucidità l’esito futuro di quella moderazione. Diceva: “guai a noi†il giorno in cui gli egiziani ci attaccheranno sotto la copertura dei loro missili. Uno dei diplomatici israeliani che stavano allora a Washington, Shlomo Argov, in una lettera riservata avvertì che “una umiliante capitolazione ai diktat americani†avrebbe significato più tardi “distruzioneâ€.
Ciò nondimeno Golda Meir capitolò. L’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon le promise di ricompensarla con sistemi d’arma avanzati e garanzie sulla sicurezza. Sono più o meno le stesse promesse fatte oggi dal presidente Barack Obama al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in cambio di ogni sorta di accordo con i palestinesi, di moratorie delle costruzioni in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e magari anche di un ritiro dalle Alture del Golan. Se saremo abbastanza stolti da acconsentire, gli arabi potrebbero prenderci ancora una volta di sorpresa, solo che questa volta accadrà a cinque minuti dal cuore stesso d’Israele.
(Da: YnetNews, 9.10.10 – israele.net 12-10-2010)
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