Nella foto: momenti di vita notturna a Gaza

In attesa della nuova "flottiglia pacifista", armata questa volta dalla Libia e diretta a Gaza, pubblichiamo un commento dell'Ambasciatore d'Israele in Italia Gideon Meir riferito alla precedente, armata dalla Turchia, ancora attuale rispetto al nuovo episodio in corso.

[b]Quella nave dell'odio diretta verso un ‘territorio ostile’
Israele considera la sua sovranità e la sua sicurezza diritti non negoziabili.
di GIDEON MEIR
ambasciatore d'Israele in Italia[/b]

Ecco il testo:

Sin dalla sua nascita israele si trova costretto a difendersi contro diverse minacce alla sua sicurezza. una di queste minacce, oggi, si chiama Hamas. Questa organizzazione radicale – inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche anche dall'unione europea – ha come obiettivo dichiarato la distruzione dello stato di israele e la "sparizione dell'ultimo ebreo". di conseguenza, decide e decine di missili colpiscono costantemente il territorio israeliano, costringendo la popolazione a rinchiudersi quotidianamente nei rifugi e a vivere nel terrore. nel 2007, dopo il golpe messo in opera da Hamas contro i “fratelli” di fatah, israele ha deciso di dichiarare la striscia di Gaza “territorio ostile” e di imporre, davanti alle sue coste, un blocco navale – in completa conformità con il diritto internazionale – volto ad evitare l'afflusso di armamenti al movimento di Hamas.
Quanto successo con le navi della cosiddetta “Freedom Flotilla” è facilmente spiegabile: da giorni israele era a conoscenza della volontà di sei navi di forzare il blocco di Gaza. ufficialmente si trattava di una “missione umanitaria” e i “volontari” appartenevano a diverse nazionalità. Purtroppo, però, come detto dal Primo ministro benjamin netanyhu, non si trattava di una "nave dell'amore", ma di una "nave dell'odio". come dimostrato, infatti, i primi organizzatori della flotilla erano esponenti della fondazione caritatevole turca iHH, direttamente collegata, stando ai servizi segreti occidentali, con l'organizzazione terroristica di al-Qaeda. israele, sia nei giorni precedenti l'arrivo delle navi al largo di Gaza e sia pochi attimi prima dello scontro, ha offerto ai dimostranti di attraccare ad ashdod e di trasportare il carico umanitario nella striscia di Gaza dai valichi controllati dalla sicurezza. valichi da cui, tra l'altro, quotidianamente transitano tonnellate di aiuti per la popolazione locale.
Ovviamente, la risposta è stata negativa. l'azione militare delle forze speciali della marina mirava a prendere il controllo delle navi in maniera veloce e indolore. così, infatti, è stato per cinque delle sei navi. sulla sesta nave, la turca Mari Marmara, le cose purtroppo sono andate diversamente. Qui i dimostranti hanno accolto i soldati israeliani con spranghe e bastoni. un soldato israeliano, come mostrano le immagini diffuse dai media, è stato picchiato selvaggiamente, ha perso i sensi e rischiato un vero e proprio linciaggio. secondo testimoni, si sono uditi anche colpi di arma da fuoco. solamente davanti al rischio di perdere la vita, i nostri militari hanno chiesto l'autorizzazione a sparare. una decisione obbligata e sofferta che, purtroppo, ha avuto conseguenze drammatiche. in seguito allo scontro, le navi sono state scortate al porto di ashdod. Qui il carico umanitario che trasportavano è stato portato nella striscia di Gaza per mezzo di 25 camion.
Per la cronaca: quotidianamente israele fa entrare nella striscia, dai valichi controllati, oltre 100 camion di aiuti umanitari. un quantitavo quattro volte superiore rispetto a quello trasportato dalla "flotilla". sentiamo un forte rammarico per i morti civili e profonda rabbia per essere stati costretti, ancora una volta, ad agire militarmente. allo stesso tempo, però, ribadiamo con forza che la responsabilità dell'accaduto deve esser fatta ricadere unicamente sugli organizzatori della spedizione. Personaggi vicini al radicalismo islamico che, con il dichiarato scopo di sostenere il governo illeggittimo di Hamas e trincerandosi dietro scudi umani, si sono resi autori di una provocazione volontaria e inaccettabile. saremo in grado di fornire alla comunità internazionale adeguate risposte a tutte le domande che ci verranno poste in merito all'accaduto. allo stesso tempo, però, non accetteremo mai lezioni di umanitarismo da nessuno, soprattutto da Paesi che quotidianamente violano i fondamentali diritti dell'uomo. e non accetteremo mai lezioni di umanitarismo da coloro che, vergognosamente, parlano delle sofferenze della popolazione palestinese di Gaza, ma rifiutano di fare un appello ad Hamas per permettere alla croce rossa internazionale di visitare Gilad shalit. siamo disposti a importanti sacrifici per giungere ad un accordo di pace. una cosa, però, deve essere chiara a tutti. la sovranità sul territorio e la sicurezza della popolazione rappresentano un diritto fondamentale di israele: un diritto non negoziabile.

[b]GIDEON MEIR
ambasciatore d'Israele in Italia[/b]

 

One Response to Quella nave dell'odio diretta verso un ‘territorio ostile’

  1. Admin ha detto:

    Molto probabilmente, è anche possibile che l'iniziativa turca o araba o genericamente musulmana sia davvero quella di contribuire al supporto e al sostentamento della popolazione palestinese. Forse. Molto probabilmente, il mare Mediterraneo pullula di barche e zatteroni contenenti riso e medicine e altro del genere. Forse, davvero, è così, e ci si trova di fronte ad un semplice palesamento di buone intenzioni. Forse. Forse perché, al prezzo di qualche tonnellata di carburante e generi di sopravvivenza si può fare in modo di mostrare al mondo quale sia il vero volto di Israele, quali le sue intenzioni e come, di conseguenza, divenga giusto (quanto meno, santo) agire e lavorare e lottare per la sua definitiva cancellazione. Forse.

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