[b]Stefano Magni
L'Opinione 27 maggio 2010[/b]

Mentre è noto (e condannato dai gruppi di difesa dei diritti umani) il blocco di tutti i valichi di confine fra Israele e la Striscia di Gaza, meno noto è l’analogo blocco imposto dall’Egitto. E’ stata coperta dai media di tutto il mondo la guerra fra Israele e Hamas scoppiata alla fine del dicembre 2008, meno noto è che, già da settembre, il Cairo aveva praticamente dato luce verde ai bombardamenti. L’embargo israeliano fa meno notizia rispetto alla costruzione di una barriera sotterranea egiziana volta a bloccare i tunnel in cui i palestinesi fanno passare merci (e armi) di contrabbando.

Fra Egitto e il regime di Hamas, insomma, non scorre buon sangue. E lo dimostra anche l’annuncio fatto ieri dal ministro dell’Interno di Gaza, Fathi Hamad, al quotidiano Falasteen: “I nostri servizi di sicurezza hanno arrestato un ufficiale egiziano di alto rango infiltratosi nella Striscia di Gaza per raccogliere informazione sul popolo palestinese, il suo governo e altro”. Dice anche che l’ufficiale dei servizi segreti del Cairo è stato rispedito a casa. E ha chiesto l’istituzione di un comitato per il coordinamento della sicurezza, “invece di penetrare illegalmente il nostro territorio”. L’Egitto nega che vi sia qualcosa di vero nel rapporto del ministro di Hamas. Si tratta probabilmente di una richiesta di collaborazione di Hamas al Cairo elaborata in termini non proprio convenzionali.

 

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