Lunedì 7 giugno, ore 18.30
Libreria Terra Santa
via Gherardini 6, Milano
Partecipano:
[b]Brunetto Salvarani[/b], autore, studioso di ebraismo e teologo del dialogo interreligioso
[b]Bruno Segre[/b], storico, già presidente dell’associazione italiana Amici di Nevé Shalom/Waahat as-Salaam
Introduce Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta
Di ebraismo e di dialogo cristiano-ebraico si parla oggi comunemente, anche se resta difficile misurare la reale incidenza di questo fenomeno. Assai meno ci si sofferma sui primi passi del dialogo fra le chiese cristiane e la realtà di Israele, sui pionieri che ne hanno intuito per primi la centralità strategica, dal punto di vista teologico ma anche civile, sociale e politico.
Fra loro, in ogni caso, su scala nazionale Renzo Fabris (1921-1991) è una figura poco nota eppure di fondamentale
importanza. Padovano di nascita e milanese di adozione, Fabris è stato il primo presidente degli Amici di Nevé Shalom/Waahat as-Salaam.
Un incontro, quello di stasera, per riscoprire il percorso culturale di Fabris con l’aiuto di Bruno Segre e Brunetto Salvarani, che dialogheranno a partire dal recente libro di cui quest’ultimo è autore (Renzo Fabris.Una vita per il dialogo cristiano-ebraico, EMI 2009).
Verranno messi in luce gli interrogativi aperti da Fabris e il suo lascito al dialogo cristianoebraico e alla comprensione cristiana del mistero d’Israele. Una riscoperta che mette in evidenza l’ordinaria straordinarietà di una vita da “dilettante della teologiaâ€, che fu manager d’impresa e padre di famiglia, straordinaria figura di laico impegnato con passione non comune sul piano culturale e sociale.
Lunedì 7 giugno, ore 18.30
Libreria Terra Santa
via Gherardini 6, Milano
Partecipano:
– Brunetto Salvarani, autore, studioso di ebraismo e teologo del
dialogo interreligioso
– Bruno Segre, storico, già presidente dell’associazione italiana
Amici di Nevé Shalom/Waahat as-Salaam
Introduce Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta
L’incontro fa parte degli “Aperitivi d’autore†organizzati presso la Libreria Terra Santa:
presentazioni di libri che offrono lo spunto per conversazioni informali con personalitÃ
del mondo della cultura e del giornalismo. Occasioni di scambio e di conoscenza in un
ambiente colloquiale e intimo, dove un semplice aperitivo diventa il pretesto per
incontrare un autore e il suo mondo.
One Response to RENZO FABRIS: un laico alle radici del dialogo cristiano-ebraico
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A proposito delle relazioni fra cristianesimo ed Eretz Yisrael, mi è venuta in mente una piccola cosa, proprio una sciocchezza. Esisteva, nel Beit HaMikdash, un luogo chiamato lischat chasaim, la stanza del silenzio, dove il benefattore (gomel) portava il proprio contributo (la sua offerta) e dove il bisognoso (dal) prelevava, con discrezione, a seconda della propria necessità . Messa così, questa informazione può non destare alcun interesse, ma posta accanto all’ordinamento economico del coevo romano impero, fondato anzitutto sulla riscossione dei tributi presso i popoli sottomessi e le terre conquistate, potrebbe produrre qualche ragione d’interesse. Potrebbe, perché se io dovessi preoccuparmi, ogni anno, di incassare i tributi da parte dei miei contribuenti, sovente correndo loro appresso e dovendo talvolta organizzare apposite guarnigioni incaricate dell’operazione, senz’altro saluterei felicemente una procedura secondo la quale sarebbero gli stessi contribuenti a compiere tutto il percorso verso di me per farmi dono delle loro offerte, a volte perfino superiori alle tassazioni che potrei loro imporre. Per una struttura del genere, però, mi sarebbe necessario utilizzare in pieno ed assoluto monopolio un espediente del quale avrei da essere, io, unico titolare. Se, allora, gli ebrei osservano l’uso di recare la loro offerta presso la stanza nel Tempio, tale Tempio deve diventare il mio. Gli ebrei non me lo permetterebbero mai, però, a meno che io non elabori una strategia opportuna. Vediamo un po’, questi ebrei aspettano il Messia? Perfetto. Gliene fabbrico uno apposta, che loro però non riconosceranno. Glielo farò ammazzare, in maniera tale che poi tutti li odieranno, e porterò il (mio) Tempio fino a Roma, avendo cura, nel frattempo di fare a pezzi quello di Gerusalemme, alla stessa maniera in cui era stato risolto il dissidio prima con Veio e poi con Cartagine; in maniera tale, cioè, che a nessuno possa più venire l’idea di ricostruirlo.