Una prima affollata, alla presenza di autorità politiche, celebrità, paparazzi e folla in visibilio. Potrebbe essere la proiezione di una pellicola di Hollywood, se non fosse che i produttori hanno già tenuto a distanziarsene: «Chiamateci Hamaswood».

È uscito lo scorso fine settimana nelle sale di Gaza il primo film finanziato interamente dal movimento islamico che governa la Striscia. La pellicola è un omaggio a uno dei suoi militanti di spicco, Emad Akel, che dà anche il titolo al film. «Stiamo cercando di fare arte di qualità che sia islamica e incoraggi la resistenza, evitando scene (sessualmente) provocanti», ha spiegato il ministro degli Interni di Hamas, Fathi Hamad, che ha prodotto il film sborsando 200mila dollari. Alla faccia della crescente miseria con cui deve combattere circa il 70 per cento degli abitanti della Striscia.
La storia è quella di un vero «martire» della jihad: Akel ha condotto numerosi attacchi contro Israele nei primi anni ’90 e Gerusalemme lo ritiene responsabile dell’uccisione di 13 tra militari e coloni. Dopo aver circondato il suo covo, le forze israeliane nel 1993 lo uccidono all’età di 23 anni. Akel era conosciuto come «il fantasma» per la sua abilità nei travestimenti, come quello da colono ebreo con tanto di kippah.
Due ore di pura azione – racconta chi ha assistito alla prima – in cui il protagonista si sporge spesso dall’auto per sparare contro i soldati israeliani gridando frasi come «ucciderli è rendere un servizio ad Allah» e ogni volta conquistando gli applausi del pubblico. In alcune scene soldati di Tsahal cercano di convincere i militanti islamici a collaborare, offrendo loro donne e alcol che puntualmente i retti terroristi rifiutano. Bandite le scene romantiche: le poche donne che appaiono sullo schermo indossano tutte lunghe tuniche e il velo. A Gaza non ci sono cinema aperti da più di 20 anni, così Emad Akel è proiettato in un centro culturale. Era la fine degli anni ’80 quando le sale vennero chiuse perché inappropriate alla lotta contro l’«occupazione». A firmare la sceneggiatura è Mahmoud Zahar, l’uomo forte di Gaza, tra gli architetti del violento «colpo di Stato» che ha portato Hamas alla guida delle Striscia di Gaza due anni fa.
Il cast è composto da attori amatoriali, di cui quattro sono rimasti uccisi nell’offensiva israeliana a Gaza di gennaio. Con oltre dieci mesi di riprese, la pellicola conferma l’intenzione di Hamas di penetrare tra i palestinesi anche a livello culturale. L’impero mediatico del movimento è già imponente: una tv satellitare, una stazione radio e decine di siti web.
Hamaswood ci crede e nonostante gli attacchi all’«infedele» Hollywood, punta già ad avere il suo posto nell’industria cinematografica mondiale: «Mi piacerebbe andare a Cannes», ha detto il regista Majid Jundiya.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=372182

 

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