[b]Roberto Della Rocca, rabbino [/b]
Non smette di stupire come una certa stampa nostrana riferisca le complesse dinamiche sociopolitiche all'interno di Israele. Parlo degli incidenti di questi ultimi giorni a Gerusalemme, che vedono protagonisti alcuni gruppi di Charedim. Ci siamo purtroppo assuefatti a certe deformazioni linguistiche che diventano inevitabilmente devianze concettuali e culturali come quella che definisce i Charedim come "gli ultraortodossi". La parola Charedim in ebraico ha un significato che richiama concetti come timore e tremore. Metafore linguistiche che esprimono mirabilmente il senso di timorata devozione che questi fedeli vivono nei confronti della Torah e del Suo Autore. Un significato quindi del tutto differente da quello di matrice greco-cristiana della parola ortodossia. Ma le deformazioni diventano inaccettabili quando si arriva al punto di distorcere la realtà storica come nel titolo di un pezzo sull'Avvenire dello scorso 17 luglio in cui i Charedim sono definiti Zeloti. Gli Zeloti erano un gruppo di ebrei nazionalisti che avevano intrapreso forme di resistenza armata contro l'occupazione romana della Terra d'Israele. Molti Charedim, viceversa, non solo sono contrari all'uso delle armi, ma talvolta addirittura antisionisti. L'uso delle parole deve costituire un aspetto fondamentale della condotta etica oltre che della professionalità di chi fa informazione.
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