[b]22.04.2009
Analisi di Fiamma Nirenstein e Sergio Minerbi, cronache di Davide Frattini e Dimitri Buffa[/b]

[b]Testata:Il Giornale – Corriere della Sera – L'Opinione
Autore: Fiamma Nirenstein – Sergio Minerbi – Davide Frattini – Dimitri Buffa
Titolo: «Il coraggio dell'Europa dura 12 Ore – Razzismo, intesa all’Onu (in anticipo) – Gli insulti a Wiesel, gli applausi algerini, i dubbi dell’Anp – L'Europa si divide su Durban II e Ahmadinejad la prende in giro»[/b]

Fonte:

I rappresentanti Ue sono tornati in aula e il testo di Durban II è stato approvato. La presa di posizione dell'Ue che, per una volta, era sembrata compatta contro l'antisemitismo iraniano è stata solo una farsa, proprio come quella di Durban I.
Sull'argomento Invitiamo i lettori a leggere la "Cartolina da Eurabia" di Ugo Volli e riportiamo dal GIORNALE di oggi, 22/04/2009, a pag. 15, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Il coraggio dell'Europa dura 12 Ore ", l'analisi di Sergio Minerbi dal titolo " Il Vaticano e Durban II ", dal CORRIERE della SERA, a pag. 12, due cronache di Davide Frattini titolate " Razzismo, intesa all’Onu (in anticipo) " e " Gli insulti a Wiesel, gli applausi algerini, i dubbi dell’Anp".
Dall'OPINIONE l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " L'Europa si divide su Durban II e Ahmadinejad la prende in giro " Ecco gli articoli:

[b]Il GIORNALE – Fiamma Nirenstein : " " Il coraggio dell'Europa dura 12 Ore "[/b]

Avevano un’aria dignitosa e unita i rappresentanti dell’Ue, quando martedì hanno lasciato, a Ginevra, la sala in cui Ahmadinejad delirava sugli ebrei e sullo Stato Ebraico. È stato bello, ed è subito finito. Nel corridoio subito dietro la porta la piccola assemblea ha consumato il suo momento di chiarezza morale aspettando semplicemente i 20 minuti del discorso del presidente iraniano. Poi, chi prima chi dopo, tutti gli europei sono rientrati fuorché la Repubblica Ceca e i veterani del no: noi italiani, la Polonia, la Germania, l’Olanda. La giornata di ieri ha visto l’Iran, insieme all’Albania e al Belgio, presiedere come niente fosse il comitato per il documento finale. E il documento finale di nuovo indelebilmente inquinato dalla riconferma delle conclusioni di Durban 1 che nominava solo i palestinesi come vittime del razzismo secondo loro derivante dal sionismo.
Nel testo c’è anche una parte dedicata, senza nominare Israele, alle conseguenze razziste dell’occupazione. E di fronte agli occhi dell’Europa ritornata alle sedie, si è svolto il solito teatro (con cui la lotta al razzismo c’entra poco, e l’aggressione a Israele e all’Occidente parecchio) messo in scena dai Paesi chiamati a parlare: Siria, Qatar, Palestinesi, Pakistan, Sudan, Yemen. Conserviamo ancora oggi, dal 2001, gli appunti fotocopiati del discorso di Arafat che stabiliva come Israele fosse nato dall’imperialismo razzista giusto per opprimere e sfruttare i palestinesi. Questa era allora la linea, ed essa si ripresenta peggiorata dalle promesse di sterminio dell’Iran. È fonte di tristezza che Bernard Kouchner (nella foto) abbia parlato di «vittoria», della speranza di una conclusione che porti finalmente a un bagno di diritti umani condivisi, di lotta ai genocidi, di difesa delle donne. Con chi, con Ahmadinejad? L’intera scena della grande uscita europea seguita dal grande rientro è triste perché compulsiva, inevitabile, incapace di mettere a nudo i problemi della struttura madre della moralità internazionale, l’Onu.
L’Europa non riesce a concepire l’idea che non Ahmadinejad ha creato lo scandalo della Conferenza, ma che essa, la conferenza dell’Onu contro il razzismo, non poteva altro che evocare Ahmadinejad. La Francia, l’Inghilterra, non possono concepire che sia stata tradita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del ‘48, adottata dall’Onu come pietra di fondazione. Eppure già nel ’59, a causa dei Paesi filocomunisti e «non allineati» e alle nazioni islamiche, dopo 2.000 attacchi antisemiti violenti le Nazioni Unite fecero cadere il termine «antisemitismo» dal testo votato. Nel ’64 già non c’è traccia del termine nella convenzione internazionale sulla «Eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale». In tutti i voti contro la discriminazione razziale si obiettò che l’antisemitismo ha carattere religioso; nel caso di discriminazioni religiose, si rispose che è un problema razziale. A Durban, nel 2001, i termini Olocausto e antisemitismo non figurano nella parte sul razzismo punibile, mentre i palestinesi vengono chiamati «vittime del razzismo israeliano». Quanto all’antisemitismo islamista, alla marea di educazione all’odio dalle scuole alla tv, all’incitamento costante a uccidere gli ebrei, non ce n’è traccia nei rapporti sul razzismo dell’Onu… L’Onu ha accusato Israele di qualsiasi crimine, fino al ridicolo; il 30% delle risoluzioni di condanna è tutto per Israele; su 10 sessioni di emergenza 6 riguardano Israele. Già nel ’75 l’Onu votò la risoluzione «sionismo uguale razzismo». Parallelamente non c’è stato genocidio che l’Onu abbia saputo combattere, discriminazione e condanna a morte di adultere o omosessuali che abbia saputo fermare o almeno condannare, per non parlare della sua incapacità a fermare le strutture atomiche iraniane. Come stupirsi dopo tanto silenzio che ora l’Europa non dica che la Conferenza di Ginevra non c’entra nulla con la lotta al razzismo perché l’Onu non sa, non vuole combatterlo?

[b]Sergio Minerbi : " Il Vaticano e Durban II "[/b]

Non c'è da meravigliarsi della partecipazione della Santa Sede alla conferenza di Ginevra o Durban 2. Fin dagli albori della storia sionistica, dal `1904, il Vaticano e`stato apertamente ostile al Sionismo e a Israele. Il 18 Maggio 1943 durante la Seconda Guerra mondiale il Cardinal Maglione spiegava a Cicognani, Delegato Apostolico negli Stati Uniti, che i cattolici "non potrebbero non vedersi feriti nel loro sentimento religioso qualora la Palestina fosse data e affidata in prepronderanza agli ebrei." Ma veniamo ai nostri giorni. Nel Giugno 2007 il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone afferma senza nessuna prova che la leggenda nera contro Pio XII apparve nel 1946-48 quando stava sorgendo lo Stato d'Israele. Durante l'azione difensiva di Gaza nel Gennaio 2009, il Cardinale Renato Martino sostenne che Israele stava trasformando la striscia di Gaza in un campo di concentramento. Dobbiamo quindi ripetere con Dante: "Non ti curar di loro ma guarda e passa".

[b]CORRIERE della SERA – Davide Frattini : " Razzismo, intesa all’Onu (in anticipo)"[/b]

GINEVRA — Applausi, nessuna obiezione. Dopo mesi di negoziati, i 143 punti del documento finale sono stati approvati con tre giorni di anticipo. Navi Pillay, alto commis sario per i Diritti umani, assicura che la fretta non nasce dalla paura di altre defezioni. La conferenza sul razzismo è stata boicottata da dieci Paesi (tra cui Stati Uniti, Israele e Italia) e «sono gli unici a non aver adottato il testo». Chi è rimasto, ha detto sì. I delegati europei sono tornati in sala e al tavolo delle trattative, dopo l’esodo dei ventitré diplomatici durante il discorso di Mahmoud Ahmadinejad, presidente iraniano.
Le 16 pagine richiamano la dichiarazione e il piano deli neato dall’Onu a Durban otto anni fa. Gli americani e gli israeliani avevano abbando nato il summit sudafricano, dopo che le nazioni arabe ave vano tentato di definire il sio nismo come razzista. «Anche questa volta non potevamo partecipare – ribadisce Ba rack Obama – Nel nuovo te sto è stata incorporata una conferenza che abbiamo criti cato e che aveva prodotto con clusioni contestabili». Il presi dente americano attacca Ah madinejad («parole spavento se ») e lascia aperta la possibi lità del dialogo diretto con Teheran («è quello che cer cheremo di ottenere»).
La strategia di Washington è un «paradosso» per Benard Kouchner, ministro degli Esteri francese. «Non ha sen so sabotare il vertice sul razzi smo, dopo aver detto di esse re pronti a negoziare con l’Iran sul nucleare. Non vo gliono ascoltare Ahmadi­nejad a Ginevra, ma vogliono parlarci. Non è solo un para dosso, rischia di essere un er rore ». Parigi considera il sum mit un successo: «Nel testo adottato c’è tutto quello che volevamo menzionare: l’anti semitismo, la discriminazio ne, la libertà d’espressione. Si parla del genocidio, dell’Olo causto, dei diritti delle don ne, della tratta degli esseri umani, degli ammalati di Ai ds e delle persone handicap pate ».
Ahmadinejad è tornato a Teheran ed è stato accolto da trionfatore. Militanti all’aero porto hanno gridato gli slo gan «morte all’America» e «il regime sionista va sradicato ». Il leader iraniano ha accusato i Paesi occidentali, perché «proclamano di difende re la libertà di parola e poi non tollerano chi si oppone loro. Sarò presente a tutte le conferenze internazionali, an che se non mi vogliono». La televisione di Stato ha mostra to a ripetizione le immagini del ritorno e del discorso a Gi nevra, ma ha tagliato le conte stazioni e l’abbandono del l’aula da parte dei rappresen tanti dei Paesi europei.
I funzionari delle Nazioni Unite si sono resi conto ieri che Ahmadinejad ha modifi­cato sul podio le frasi origina li del discorso. Il testo scritto, fatto circolare dai diplomatici iraniani, definiva l’Olocausto «dubbio e ambiguo», un passaggio che il presidente ha la sciato cadere, quando ha accusato l’Occidente di aver sfruttato la Shoah come «pretesto per l’aggressione contro i palestinesi».
Nel giorno dell’Olocausto, quando tutta Israele si ferma in silenzio per due minuti, il governo ha reagito alle paro le del leader iraniano. Il pre mier Benyamin Netanyahu ha proclamato che «un nuovo sterminio non ci sarà» e Reuven Rivlin, presidente del Parlamento, ha paragonato Ahmadinejad a Hitler: «Abbiamo assistito alla sua ricomparsa, solo che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi ».

[b]CORRIERE della SERA – Davide Frattini : " Gli insulti a Wiesel, gli applausi algerini, i dubbi dell’Anp "[/b]

GINEVRA — I ventitré diplo matici europei si sono ritrovati nella sala dei Passi perduti, dopo aver percorso i pochi che li hanno fatti uscire dall’aula del l’assemblea. Un esodo sommerso di applausi. Di protesta con tro di loro.
Numerosi delegati hanno espresso il sostegno alle parole di Mahmoud Ahmadinejad («gli Alleati, dopo la Seconda guerra mondiale, hanno man dato emigranti per istituire un governo totalmente razzista nella Palestina occupata») e hanno cercato di mettere a ta cere le proteste a suon di batti mani. E’ successo quando gli studenti francesi hanno fatto irruzione con parrucche multi colori e nasi rossi da clown e si è ripetuto ogni volta che dalle balconate pochi attivisti delle organizzazioni non governative hanno provato a contestare il discorso.
Lunedì pomeriggio la diplomazia delle acclamazioni ha coinvolto i Paesi arabi (il rap­presentante algerino applaude in prima fila, mentre gli euro pei gli sfilano davanti) e le na zioni musulmane. Il fronte so noro è stato guidato dagli ira niani. L’Egitto, la Giordania e i palestinesi si sarebbero astenu ti.
«L’occupazione è la peggio re violazione dei diritti umani, ma Ahmadinejad ci ha danneggiati — commenta Riad Malki, ministro degli Esteri dell’Autorità —. Così fa il gioco degli israeliani. Noi vogliamo i negoziati e non accettiamo che altri parlino in nostro nome».
La stampa araba si divide sul discorso. Quotidiani come Al Hayat e Al Sharq al Awsat evidenziano le proteste occi dentali e accusano Teheran «di aver compattato» l’opinione pubblica a favore di Israele. Il palestinese Al Quds Al Arabi e il libanese As-Safir sostengo no «Ahmadinejad ha detto la pura verità».
Le organizzazioni filo-israe liane hanno organizzato una serie di eventi. Un contro-verti ce, che ha coinvolto Elie Wiesel, Alan Dershowitz, Natan Sharansky, si è svolto ieri in una sala del Palazzo delle Nazioni. Incontri e scontri nei corridoi. Sergio Widder, rappresentante del centro Simon Wie senthal per l’America Latina, ha ripreso un membro della delegazione iraniana, mentre in sultava Wiesel. L’ex prigioniero A-7713, dal numero che gli venne tatuato ad Auschwitz sul braccio sinistro, si è sentito chiamare «nazi-sionista».

[b]L'OPINIONE – Dimitri Buffa : " L'Europa si divide su Durban II e Ahmadinejad la prende in giro "[/b]

L'Italia considera la bozza del documento finale della Conferenza sul razzismo e la xenofobia che si è aperta ieri a Ginevra “un compromesso fragile e contraddittorio”. Quando invece “sulla lotta al razzismo e alla discriminazione non sono possibili compromessi al ribasso”, come si legge in un comunicato stampa della Farnesina in cui si ribadisce anche che l'Italia “non può partecipare ad un evento dove nuovamente, come già nel 2001, il conflitto israelo-palestinese venga strumentalizzato ed Israele venga messo all'indice come Paese razzista”. Una previsione questa, “confermata dagli eventi di ieri pomeriggio”. Insomma cercare il dialogo con chi ti prende in giro può essere controproducente. Chiedere per competenza agli imbarazzatissimi rappresentanti dei 23 stati europei che hanno deciso di restare nonostante lo show anti semita di lunedì del presidente iraniano. Il quale ieri, con fare sarcastico e arrogante, ha rincarato la dose dicendo che “coloro che che proclamano la libertà di parola non sono stati nemmeno pronti a tollerare una voce di opposizione alla conferenza che era stata organizzata da loro stessi”. Insomma il vero perseguitato sarebbe lui e gli altri che si sono alzati invece rappresenterebbero “l'intolleranza occidentale”. Ma anche in questo mondo alla rovescia che vive all’ombra del Palazzo di Vetro dell’Onu alcune ciambelle non riescono con il buco ai furbi manovratori di Durban 2. Per dirne una, ieri nessun giornale italiano ed europeo ha riportato l’assai imbarazzante siparietto che si è svolto tra la presidentessa libica del Consiglio dei diritti umani e quel medico palestinese rimasto 8 anni prigioniero nella Grande Jamahirya insieme a cinque infermiere bulgare con l’assurda accusa di avere infettato un reparto di un ospedale libico con il virus dell’Aids. Ieri il medico palestinese ha preso la parola al Palazzo di Vetro e nel video lo si vede mentre pone alla rappresentante libica la seguente domanda: “mi riconosce signora, io sono quel medico palestinese che avete torturato per anni nelle vostre carceri, io sono venuto qui a parlare del vostro razzismo e delle vostre violazioni dei diritti umani…”. A quel punto molto democraticamente la donna lo ha zittito dicendo che “l’argomento non era all’ordine del giorno”. Già, perché a Durban l’unico ordine del giorno che è sempre attuale riguarda solo ed esclusivamente lo stato di Israele. Intanto, sempre a proposito della conferenza, l’Europa ieri ha collezionato l’ennesima prova di inesistenza come entità unitaria. La sintesi di questa “non posizione” è la seguente: dura condanna per le parole del presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad ma disponibilità verso la nuova bozza ora sul tavolo. Che comunque continua a essere monodiretta contro lo Stato ebraico. La Francia addirittura, per bocca di Kouchner, afferma che rimarrà alla conferenza perché si tratta dell'“inizio di un successo”. Kouchner si dice certo che dovrebbe emergere nelle prossime ore un accordo su un testo finale con dei passi avanti importanti in materia di mantenimento della memoria dell'Olocausto, dei diritti delle donne o delle persone che hanno contratto il virus dell'Hiv. Staremo a vedere. Intanto un senatore italiano, il radicale Marco Perduca, una vita da osservatore pannelliano all’Onu, ha ufficialmente aperto in Italia il caso Vaticano, l’unico paese il cui rappresentante ieri “è rimasto impassibile nell’aula a sentire le accuse deliranti di Ahmadinejad contro Israele”. Perduca chiede addirittura la fine del Concordato o la sua revisione. Magari questo non avverrà mai, ma il Vaticano a Ginevra si vede ormai circondato dai sospetti europei e americani di fare il doppio gioco con le teocrazie islamiche sia su Israele sia sulla storia della non-libertà di critica alle religioni. “Last but not least” ieri di Durban si è parlato molto ad Auschwitz dove il vicepremier di Gerusalemme Silvan Shalom ha commemorato “Yom ha shoà”, tragico evento che è stato ricordato anche in tutta Israele con alcuni minuti di completo silenzio ed immobilità, sia della gente comune sia delle autorità, come è ormai abitudine da decenni. Ebbene Shalom ad Auschwitz ha detto a tanti ragazzi delle nuove generazioni che oggi Ahmadinejad è il nuovo Hitler ma anche che lo stato ebraico non permetterà mai che si possa ripetere l’Olocausto. E i mezzi grazie a Dio, almeno a Israele, di certo non mancano.

 

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