[b]Le parole del prelato hanno suscitato la reazione del governo Olmert
"Affermazioni che sembrano provenire direttamente dalla propaganda di Hamas"
Il cardinal Martino: "Gaza è un lager" Nuova polemica fra Vaticano e Israele[/b]

[b]Card. Martino: «Gaza assomiglia
a un grande campo di concentramento»
«Se non si mettono d’accordo, qualcun altro deve sentire il dovere di farlo». Israele: «Parla come Hamas»[/b]

[b]Le parole del prelato hanno suscitato la reazione del governo Olmert
"Affermazioni che sembrano provenire direttamente dalla propaganda di Hamas"
Il cardinal Martino: "Gaza è un lager"
Nuova polemica fra Vaticano e Israele[/b]

CITTA' DEL VATICANO – Santa Sede e Israele di nuovo ai ferri corti, mentre continua a infuriare la battaglia a Gaza e diventa più problematico un viaggio del Papa in Terra Santa per il prossimo maggio. Oggi il cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e personaggio di spicco della Curia romana, ha affermato che la Striscia "assomiglia sempre di più ad un campo di concentramento". In serata è arrivata durissima la replica del governo israeliano, che ha accusato il porporato di usare la terminologia di "Hamas".

In un'intervista al quotidiano on line ilsussidiario.net, Martino ha lanciato l'ennesimo appello al dialogo, affermando che per trovare una soluzione al conflitto occorre "una volontà da tutte e due le parti, perché tutte e due sono colpevoli".

"Israeliani e palestinesi sono figli della stessa terra – ha aggiunto il prelato – e bisogna separarli, come si farebbe con due fratelli. Se non riescono a mettersi d'accordo, allora qualcun altro deve sentire il dovere di farlo. Il mondo non può stare a guardare senza far nulla".

Fin qui, parole in linea con le esortazioni del Papa e di altri esponenti vaticani. Ma il paragone usato da Martino, "Gaza assomiglia sempre più ad un grande campo di concentramento" in cui "popolazioni inermi" pagano "le conseguenze dell'egoismo", è apparso intollerabile al governo israeliano.

"Fare affermazioni che sembrano provenire direttamente dalla propaganda di Hamas e ignorare gli impronunciabili crimini commessi da quest'ultimo, che con la violenza ha fatto deragliare il processo di pace e ha trasformato la Striscia di Gaza in un gigantesco scudo umano, non aiuta la gente ad avvicinarsi alla verità e alla pace", ha detto in serata, in una dichiarazione all'agenzia France Presse, il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Igal Palmor.

A far montare l'irritazione israeliana hanno contribuito, con ogni probabilità, anche le dichiarazioni di numerosi esponenti della Chiesa cattolica di Terra Santa, i quali hanno sottolineato come Hamas debba essere considerato un interlocutore e non "un mostro" da Israele e dalla comunità internazionale.

Ultimo in ordine di tempo è stato il vescovo di Nazareth, monsignor Giacinto Boulos Marcuzzo, che lunedì scorso ha esortato il governo israeliano a "dialogare seriamente con i palestinesi, a partire da Hamas" se vuole arrivare veramente a una soluzione duratura. Marcuzzo, in una dichiarazione ad alcuni mezzi di informazione italiani, ha anche avvertito che il protrarsi delle violenze a Gaza sta mettendo a rischio la prossima visita del Papa in Terra Santa poiché la Santa Sede "saprà certamente tirare le opportune conseguenze".

Il botta e risposta odierno tra Gerusalemme e il cardinal Martino non faciliterà il compito dei diplomatici vaticani, palestinesi e israeliani impegnati nel definire il viaggio di Benedetto XVI in Israele, Giordania e Territori: una missione che presenta, al momento, troppe variabili incontrollabili.
(8 gennaio 2009)

[b]Card. Martino: «Gaza assomiglia
a un grande campo di concentramento»
«Se non si mettono d’accordo, qualcun altro deve sentire il dovere di farlo». Israele: «Parla come Hamas»[/b]

Il cardinale Martino(da Justpax.it)ROMA – «Gaza assomiglia sempre più a un grande campo di concentramento». Lo ha detto il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace, in un'intervista a Ilsussidiario.net. «L’alternativa al dialogo è solamente il ricorso alla forza e alla violenza. Ma la violenza non risolve i problemi e la storia è piena di conferme. L’ultimo esempio è quello della guerra in Iraq», ha dichiarato il cardinale accusando l'amministrazione americana di George W. Bush. «La diplomazia della Santa Sede sapeva bene Saddam era pronto ad accettare le richieste delle Nazioni Unite. Ma non si è voluto aspettare».

«PAGANO SEMPRE GLI INERMI» – «Nessuno vede l’interesse dell’altro, ma solamente il proprio. Le conseguenze dell’egoismo sono l’odio per l’altro, la povertà e l’ingiustizia», secondo Martino. «A pagare sono sempre le popolazioni inermi. Guardiamo le condizioni di Gaza: assomiglia sempre più a un grande campo di concentramento.

SOLUZIONE – «Israeliani e palestinesi sono figli della stessa terra e bisogna separarli, come si farebbe con due fratelli», spiega Martino. «Ma questa è una categoria che il “mondo”, purtroppo, non comprende. Se non riescono a mettersi d’accordo, allora qualcun altro deve sentire il dovere di farlo. Il mondo non può stare a guardare senza far nulla. Si mandano missioni di pace in tutto il mondo, si sono fatte tante proposte ma i veti hanno sempre prevalso. Ora anche Bush ha cominciato a pensare che forse una missione di pace sarebbe auspicabile».

ISRAELE: «IL CARDINALE PARLA COME HAMAS» – Israele ha denunciato le affermazioni del cardinal Renato Raffaele Martino accusandolo di utilizzare termini «della propaganda di Hamas». Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri israeliano, Igal Palmor.

 

One Response to Nuova polemica fra Vaticano e Israele

  1. Admin ha detto:

    La civiltà occidentale che, per prima la Chiesa Cattolica, vorrebbe fosse affermato, essere fondata sulla cultura giudaico-cristiana, dimentica le grandi parole <c'è un tempo per ogni cosa>. Oggi, finita la guerra fredda che teneva tutti, buoni, sotto due grandi ombrelli, c'è un rischio reale, che ogni giorno si concretizza sotto i nostri occhi: l'islamizzazione mondiale. Non si può utilizzare lo stesso metro con tutti e in ogni problema. Qui, in questo caso, nella deprecabile ma non certo voluta dall'occidente, lotta fra religioni e visioni ideologiche della società, se si applica il "porgi l'altra guancia" non si trova pace o perdono o comprensione ma solo obbligo a convertirsi e subire una colonizzazione islamica che, per paura di essere bollati per razzisti, la stessa Chiesa cattolica sta facilitando senza rendersi conto che stà minando le sue stesse fondamenta.
    Finchè c'è integralismo e "possesso della verità" (da tutte le parti) anzichè "il dubbio" non potrà esserci pace e se crollano le difese il nostro mondo, (noi non riusciremo a vedere),ma……finirà…….sopraffatto da una cultura che da secoli preme ai nostri confini e non riuscendo ad entrare con la forza entra con l'accoglienza, la pietà, il perbenismo, la autovergogna del razzismo; il problema che sembra sfuggire a tutti, Chiesa per prima, è che, nei migranti islamici, non c'è desiderio di integrazione ma solo finzione e buonismo per "entrare e moltiplicarsi"……e poi ???? Supportiamo chi cerca la pace ma anche chi la cerca perchè ognuno abbia una sua casa senza occupare la casa altrui con la violenza, il terrorismo, la "guerra santa"…… una cosa era la ricerca di dialogo "fra vicini" avviata da Giovanni Paolo II , una cosa la cieca e sconsiderata accoglienza per ipocrisia e fini elettorali ( fini elettorali che, una volta consolidata la presenza, non arriveranno mai !!!) che si sta attuando ora da tante parti. firmato KFIR

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