Al termine della prima rassegna su Israele Oggi e vorrei dire qualche parola su quanto abbiamo vissuto durante questi 14 giorni straordinari.

Quando pronunciai il mio discorso in apertura ero emozionato sia per le implicazioni che intravedevo, sia per la qualità e l'intensità delle adesioni che avevano superato le migliori aspettative. Oggi, a conclusione di questa prima tappa, possiamo vedere con maggiore chiarezza quanto è successo:

Per la prima volta Israele, non la Shoah, non l'ebraismo ma proprio Israele, come progetto di vita e come nazione, è ospite con un evento in un luogo Cristiano Cattolico.
E' un momento storico, ha notato Haim Baharier, nel corso della lezione sulla diaspora di Yakov, che ebbe nome Israele e divenne claudicante, dopo la battaglia con l'Angelo, prima dell'incontro con il fratello Essau.
All'inizio, ha detto Baharier, provava disagio nel parlare circondato dalle immagini sacre portatrici di ricordi non sempre felici, per poi apprezzare via via sempre più l'ospitalità ed esprimere profonda gratitudine per l'accoglienza di quella che considera un'avanguardia illuminata del mondo cristiano.

Infatti durante questo periodo trascorso presso la Fondazione del Cardinale Colombo, siamo stati accolti con caloroso affetto, ancor più che rispetto per la tradizione ebraica di cui abbiamo portato l'istanza.

Giudaismo e Cristianesimo, due fratelli definiti come maggiori o minori, secondo i tempi e le circostanze, ma che storicamente sono gemelli, entrambi nati dal Giudaismo classico e dalle ceneri del Tempio, hanno sempre interagito e imparato l'uno dall'altro. Le differenze a volte appaiono abissali, a volte minime e possiamo ritrovare il fondamento negli stessi principi e strutture. A volte le incomprensioni hanno generato mostri ma queste incomprensioni non hanno mai toccato le sfere in cui si esprimono l'arte e la visione universale, dove entrambe le tradizioni non hanno mai smesso di incontrarsi.
Oggi, alla fine di secoli difficili, si è giunti a grandi passi nella conoscenza e nel rispetto reciproci.

Quando alla fine del concerto "Il giardino chiuso" Yevgenya Kimyagar cantò Yerushalaim shel zahav, Gerusalemme d'oro, mi ricordai le origini di questo evento, che risale a tre anni fa, quando proposi a Yevgenia e a Oliver Imig di realizzare un lavoro sul titolo della canzone. Il progetto è cambiato nella forma, ma la sostanza è la stessa: si trattava di esprimere con suoni e con immagini Gerusalemme, Città d'Oro e di luce, capitale del sogno che Israele rappresenta.
Alla fine il progetto si è realizzato in un percorso fotografico, al seguito del viaggio organizzato dall'Associazione Amici d'Israele e voluto dal suo presidente Eyal Mizrahi, che ha deciso personalmente di sostenere e di promuovere questo progetto.

In queste foto ho cercato di rappresentare soprattutto la scrittura e la parola, di trovarne le tracce sulla superficie delle cose, nella morfologia dei deserti, delle rocce, dei terreni, nei segni di un Progetto della Creazione che precede l'alfabeto. La Parola e il Nome si articolano successivamente nella tradizione orale che si materializza infine nella scrittura sacra.
L'ebraico, la lingua della preghiera, è stato riportato alla vita corrente dai padri fondatori del sionismo che la vollero come lingua Nazionale.
La ritroviamo oggi nei segni sui muri, in elenchi di nomi, sulle insegne stradali, nelle tracce di una laicità che invita la sacralità nella vita corrente.

Ma il progetto non consisteva solo in una mostra di fotografie, queste sono state pensate come un'istallazione scenografica, un contenitore di eventi sul tema espressi da artisti di teatro, musicisti, scrittori, e commentatori.
Inoltre, in parallelo al percorso fotografico, abbiamo potuto leggere la storia della rifondazione dello Stato d'Israele nella collezione di documenti curata da Federico Steinaus, che hanno permesso di collocare storicamente l'attualità del momento.

Scrittura e parola caratterizzano in modo particolare Israele ed ebraismo, due realtà inscindibili, e la parola ha disegnato i percorsi di queste giornate.

Abbiamo ascoltato la lettura delle poesie d'amore da 3000 anni a oggi, da parte di Miro Silvera e Sara Ferrari che hanno aggiunto un gioiello prezioso alla conoscenza di una cultura dove laicità, sensualità e misticismo s'intrecciano in processi segreti.

Abbiamo trovato le complessità dell'uso iniziale della lingua dei primi pionieri nelle letture di Emanuele Carlo Ostuni accompagnato dalle musiche del Duo String, Hagit Halaf e Chiristoph Emmanuel.

Abbiamo ascoltato le voci delle etnie presenti in Israele nell'estratto dall'opera elettronica di Yuval Avital: Kolot, la radice della parola che significa sia voce che moltitudine.

Abbiamo assistito al miracolo della Suka, la capanna costruita per la festa di Sukot rimasta in piedi, appunto, per miracolo e la sua tradizione raccontata da Eyal Mizrahi.

Ancora la parola è protagonista della poetica di Herbert Pagani nel ricordo di Anna Jencek: Shkav Benì, un evento scenico di straordinaria intensità dove parola, immagine, musica, recitazione e danza adornano di luce nuova la Gerusalemme d'oro.

In conclusione il professor Paolo De Benedetti ha tenuto una lezione su Israele, una splendida lezione parte di una serie di approfondimenti sull'ebraismo tenute abitualmente ogni Mercoledì nell'aula magna della Fondazione, che in questa circostanza è stata spostata nei locali che ospitano la mostra-evento per dare l'opportunità agli allievi dell'Università della Terza Età di visitare la mostra.

Non è retorico dire che porterò per sempre con me il ricordo di queste meravigliose giornate.

Ringrazio di nuovo gli enti, le aziende e gli amici che hanno reso possibile tutto questo. Un ringraziamento particolare dunque va all'Ambasciata d'Israele, a Afsaneh Kaboli per il Keren Haiesod, a Suzan Klagensbrun ed a Mariagrazia Falcone per l'Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, a Sara Modena per la Comunità Ebraica di Milano, a Israele 60. Un ringraziamento speciale a Anastasia Palli, Presidente del Consiglio della Zona 1 del Comune di Milano, che ha reso possibile la realizzazione del progetto promuovendolo con entusiasmo, impegnandosi personalmente e offrendo la ormai nota generosa ospitalità della città nei confronti degli eventi relativi a Israele. Grazie all'impegno della Dottoressa Palli l'evento ha visto la sua realizzazione nell'ambiente prestigioso che ospita da secoli alcuni tra i più significativi eventi culturali della città. Ringraziamo inoltre Monsignor Luigi Testore, Augusta Micheli e Michele Mondragon per la meravigliosa ospitalità e per la collaborazione.

Il viaggio in Israele delll'Associazionee e il percorso fotografico che ne è derivato non sarebbero stati possibili senza il supporto di Claudio Silva titolare dell'agenzia Easy Israel, sponsor della mostra insieme alla Ahava, l'azienda cosmetica dei prodotti del Mar Morto conosciuta in tutto il mondo.

Un ringraziamento molto speciale va ad Aquilegia Edizioni per la cura dedicata alla realizzazione del catalogo.

Ad Alessandro Locatelli di Spazio 81 per la particolare cura nella produzione delle stampe fotografiche.
A Carlo Lioce di Room Artecontemporanea, per la consulenza artistica.
A Antonella Caroli, curatrice, per l'aiuto e i consigli nell'allestimento.
A Daniela Cohen e Alessandra Varisco che hanno sostenuto la comunicazione con la stampa.
A Samuele Marazzita, web master e fotografo che, insieme ad Alicja Jagodzińska, più di ogni altro ha contribuito alla realizzazione tecnica del progetto.

Ma ancora questo evento non sarebbe stato possibile senza il generoso contributo personale degli amici, che hanno donato giornate di ferie per assistere i visitatori durante i quindici giorni dell'evento: Francesca Casiraghi, Luciana Bonetti, Giancarlo Festa, Angela Trombini, Alessandra Varisco, Roberto Cavallo, Loris Fato, Emanuele, Peiser Benny, Marco Magni, Marina Vigevani, Paolo Mantellini, Gian Maria Italia.

E infine grazie a tutti coloro che con il loro sguardo hanno reso vive le immagini fotografiche della mostra.

Arrivederci alle prossime puntate

Maurizio Turchet

 

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