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[size=12][b]Quello che dovremmo dire alla Russia, sul Caucaso e sul Medio Oriente[/b][/size]

[b]Da L'OPINIONE del 28 agosto 2008, un'intervista di Stefano Magni a Fiamma Nirenstein:[/b]

Non possiamo dimenticare la nostra sicurezza quando dialoghiamo con la Russia, ricorda l’onorevole Fiamma Nirenstein (PdL). “Abbiamo commesso un errore nel ritenere che la Russia si muovesse nella direzione da noi auspicata. Però in quell’area ci sono dei forti spunti democratici. Possiamo dire alla Russia: cerchiamo un terreno comune di dialogo, ma tu non vendere armi alla Siria”.

Mentre aumenta la tensione tra Russia e Nato, dopo il riconoscimento unilaterale dell’indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia da parte di Mosca, i toni del governo italiano sono più moderati che mai. Ora è la sinistra, il Pd in primo luogo, ad accusare il governo del centro-destra di seguire una linea di politica estera troppo incline all’appeasement con l“amico Putin”. “Io credo che l’opposizione, in questo caso, sia l’ultima a poter fare questa critica” – commenta l’onorevole Fiamma Nirenstein, giornalista e deputata del PdL, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera – “Mi torna sempre in mente l’immagine ormai famosa di D’Alema a braccetto con gli Hezbollah, il rapporto che aveva Prodi con i siriani, l’atteggiamento tenuto tuttora con l’Iran. Al contrario, penso che con l’opposizione si possa costruire sin da ora una cooperazione seria per affrontare la questione russa con la dovuta severità, evitando che si ricrei un clima da guerra fredda”.
Ma quale sarà la linea della maggioranza per affrontare la crisi georgiana dopo lo strappo di Mosca?
La notizia del riconoscimento di Ossezia del Sud e Abkhazia è giunta proprio nel corso del dibattito delle Commissioni Esteri di Camera e Senato e Frattini ha espresso immediatamente il suo grande disappunto. Si è detto deluso dalla scelta del presidente Medvedev. La presa di posizione russa sulle regioni separatiste è molto grave, così come il suo atteggiamento di rottura con la Nato. Perché noi possiamo cercare il dialogo quanto vogliamo, ma per ballare il tango si deve essere in due.
La Lega Nord, stando all’intervento dell’onorevole Roberto Cota ritiene che la Russia sia un cuscinetto contro l’islamizzazione…
Prima di tutto l’onorevole Cota auspica che la Russia faccia da cuscinetto contro l’islamizzazione. E francamente lo auspicherei anch’io. Ma nella realtà dei fatti c’è la possibilità (e sottolineo: possibilità, non è ancora un dato di fatto) che la Russia utilizzi il suo rapporto speciale con l’Iran in modo molto ambiguo. Mosca ha costruito il reattore di Bushehr, ha venduto a Teheran armi moderne, sta rinsaldando il rapporto con la Siria, al punto da inviare una sua portaerei nel porto di Tartus, dove Bashar al Assad si è detto disponibile a costituire una base fissa per la marina militare russa: sono tutti fatti che sembrano riportare la questione mediorientale ad anni che avremmo preferito dimenticare. La Russia può, in questo modo, allacciare rapporti con Hezbollah e con Hamas per interposta persona. E tra l’altro un contatto diretto con Hamas c’è già stato. C’è, insomma, il rischio che la Russia possa usare a fini egemonici una situazione di instabilità creata dalla Jihad islamica e ne venga strumentalizzata a sua volta.
A questo proposito, il ministro Frattini ha dichiarato che “senza Russia non si può fare la pace in Medio Oriente”. Ma la Russia, a questo punto, è un fattore di stabilità o instabilità?
Credo che Frattini faccia molto bene a tenere la bussola sulla pace in Medio Oriente e a enfatizzare tutti gli spiragli che si stanno aprendo, come il dialogo con i palestinesi, al quale partecipano attivamente anche gli Usa (sino a ieri Condoleezza Rice era in Cisgiordania). E poi c’è il dialogo in Turchia tra la Siria e Israele, che dal mio punto di vista è una sofisticata menzogna. E dico menzogna perché, proprio negli stessi giorni del dialogo, Assad chiedeva armi a Medvedev con la scusa che Israele aveva inviato tecnologia militare alla Georgia, nella peggior logica di contrapposizione da guerra fredda. Frattini conosce bene questi argomenti e può distinguere gli attori sinceri di questo scenario, fa bene ad agire in questo modo e noi, da parlamentari, possiamo dare il nostro contributo in base alle notizie che riceviamo.
Ma il governo può agire liberamente o l’Italia ha veramente le mani legate, a causa delle forniture del gas che ci arrivano dalla Russia?
Non dimentichiamo che anche loro dipendono dal fatto che noi glielo acquistiamo. La Russia è uscita dall’Urss in condizioni economiche e sociali disastrose. I russi sono stati bravi a rimettere in piedi il loro sistema economico, ma loro hanno bisogno di noi quanto noi abbiamo bisogno di loro. Dobbiamo smetterla di sottovalutarci. Abbiamo sicuramente commesso un errore: abbiamo pensato che una volta imboccata la via della rivoluzione democratica, la Russia, affascinata da una prospettiva di libertà e di riscatto dalle sofferenze del passato totalitario, dovesse avviarsi necessariamente sulle nostre medesime posizioni. Abbiamo commesso un errore culturale prima ancora che strategico, nel ritenere che la Russia si muovesse nella direzione da noi auspicata. Non è stato così. Però in quell’area ci sono dei forti spunti democratici. E non dobbiamo dimenticare mai la lotta contro lo jihadismo: non possiamo litigare troppo all’interno della cultura giudaico-cristiana. Possiamo dire alla Russia: mettiamoci d’accordo, cerchiamo un terreno comune di dialogo, ma tu non vendere armi alla Siria, tanto per cominciare. Non tanto per la Siria in sé, ma perché quello Stato è parte di una catena che inizia in Iran e finisce nei gruppi terroristici mediorientali sciiti e sunniti. Gli equilibri europei e quelli mediorientali sono fortemente connessi tra loro e non devono essere turbati da politiche troppo egoistiche. Questo è quanto dobbiamo far presente alla Russia.

 

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