Si è svolto in un clima gioioso il corteo del 25 Aprile a Milano
Si è svolto in un clima gioioso e senza incidenti il corteo del 25 Aprile a Milano.
[b]L'Associazione Amici d'Israele[/b] ha visto la partecipazione straordinaria, tra gli altri amici illustri, di [b]Fiamma Nirestain[/b], corrispondente da Gerusalemme e [b]Dounia Ettaib[/b], vice presidente lombarda dell’Associazione donne marocchine in Italia, che hanno portato lo striscione ADI lungo tutto il percorso, sullo sfondo dello stendardo della Brigata Ebraica, applaudito al passaggio dai Milanesi.
Durante la sfilata del corteo a Roma, invece, sono stati contestati la Brigata Ebraica e i fratelli Terracina.
Riportiamo l'articolo apparso sul Corriere della Sera con i commenti di Informazione Corretta e della Fondazione Giorgio perlasca.
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Questo il titolo sul CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2008, a pag. 5, nella cronaca di Paolo Brogi. Le manifestazioni di ostilità , già verificatesi in altre occasioni a Milano nella medesima ricorrenza, si sono ripetute a Roma. A parte il CORRIERE della SERA e qualche – breve – su pochi quotidiani, la notizia è stata largamente ignorata. Anche nei TG. A noi sembra grave, soprattutto per la quasi inesistenza di comunicati ufficiali da parte delle Autorità , quelle con la A maiuscola. La demonizzazione di Israele offusca anche la Storia, vince l'ignoranza e il pregiudizio. (da Informazione Corretta).
Ma soprattutto qualcuno vuol continuare – aggiungiamo – a fare del 25 aprile una festa di "parte", che divide e non unisce. La storia viene reinterpretata ad uso di quella oramai piccola ma rumorosa minoranza che vuol perpetrare un clima di sfiducia e di odio, negando la verità per motivi puramente ideologici oramai sconfitti dalla Storia oltre che dalla volontà degli italiani.(Fondazione Giorgio perlasca)
ROMA — La seconda volta della «Brigata Ebraica» nel corteo del 25 aprile non è andata liscia. Contestata la bandiera con la stella a sei punte, al grido «vergogna, andatevene», proteste isolate ma in un paio di occasioni sfociate però in brevi tafferugli in cui sono rimasti coinvolti superstiti dei campi di sterminio come Piero Terracina e partigiani ebrei come Alberto Terracina. «Che ignoranti, confondono la bandiera della Jewish Brigade con quella di Israele…Non sanno che il Magen David, la stella a sei punte su fondo bianco che poi costituirà la bandiera del futuro Stato di Israele, era l'emblema dei cinquemila ebrei che risalirono l'Italia combattendo il nazifascismo…». C'è amarezza sul volto di Piero Terracina, 80 anni, superstite di Auschwitz, ieri subito dopo lo scontro più prolungato dentro il corteo che a Roma, secondo gli organizzatori, ha raccolto 40 mila partecipanti. A sferrare l'attacco più insistente un paio di manifestanti, una donna sui quarant'anni e un uomo sui cinquanta. Agitatissimi hanno prima urlato insulti agli ebrei che sfilavano armati di un paio di bandiere con la stella azzurra: «Vergogna, togliete le bandiere, state massacrando la Palestina». Poi hanno cercato di irrompere nello spezzone, ma sono stati respinti. A difendere le bandiere Alberto Terracina, col bastone su cui si sorregge, all'età di 87 anni, per una caduta a un ginocchio.
«Allora mi sono messo di mezzo io — spiega Piero Terracina —. Alberto è uno che non se le fa cantare. Insomma, poteva degenerare…». Alberto ascolta e sbuffa: «Se non mi fermavano, a quella lì gliela facevo vedere io. Sono venuti dal corteo comunista, mica sanno quei balordi lì che io ero nelle brigate garibaldine.
Sono il cugino di Marco Moscati, il partigiano fucilato alle Ardeatine…». Non si sono fatti intimidire i vecchi reduci e partigiani ebrei che si erano ritrovati a Porta San Paolo insieme a parecchi altri rappresentanti della Comunità Ebraica di Roma. Da Guido Coen a Emanuele di Porto, segretario della Comunità . E poi Misano, Pace, gli Zevi, i Pavoncello, tanti altri. Era la loro seconda volta, dietro quello striscione carico di storia ricordando il «Jewish Infantry Brigade Group», i cinquemila ebrei provenienti da 53 Paesi che contribuirono a liberare l'Italia con l'VIII armata risalendo lungo l'Adriatico. «Li ho invitati io», aveva detto un anno fa con orgoglio Massimo Rendina, il presidente dell'Anpi, quest'anno inchiodato a casa da una convalescenza. Erano sbarcati a Taranto con la stella giallo-oro sul braccio, dietro il vessillo bianco azzurro con la stella di David al centro, guidati dal leggendario Johann Peltz. I tedeschi avevano terrore di cadere loro prigionieri.
I loro morti sono a Piangipane, nel Ravennate. «Quelli che ci offendono non sanno nulla — dice Piero Terracina —, bisognerebbe avere la pazienza di spiegare, peccato che così portano acqua al mulino di chi non vede l'ora di sbarazzarsi davvero della Resistenza…».
Paolo Brogi
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