Il documentario [b]"Chalutzim"[/b], realizzato da [b]Marco Cavallarin e Marco Mensa[/b] e prodotto da [b]Ethnos,[/b] verrò proiettato, il [b]22 e il 27 aprile[/b], al [b]Jewish Motifs Film Festival di Varsavia[/b], accompagnato da una mostra fotografica esposta per tutta la durata del festival. Il documentario proseguirà poi il suo viaggio fino a [b]New York,[/b] dove il [b]15 maggio[/b] sarà presentato all'[b]Istituto Italiano di Cultura[/b] nel corso di un incontro dedicato ad [b]Ada ed Enzo Sereni[/b] a cura del [b]Primo Levi Center[/b].

[b]“L’anno prossimo a Gerusalemme” [/b]è stata per secoli l’espressione che ha accompagnato gli ebrei nella diaspora. Nel 1897, il 1° Congresso Sionista di Basilea promuove la realizzazione di una sorta di "Utopia socialista": la creazione in [b]Eretz Israel [/b]di strutture sociali dove gli ebrei potessero riconoscersi e coltivare la loro cultura nell’incontro con le genti locali. Si realizzarono così le idee di fondazione di comunità paritarie e democratiche che ebbero attuazione nelle attività agricole dei kibbutz: era il sionismo.

Fino agli anni Trenta, quando l’assimilazione degli ebrei era un fatto scontato, in Italia il dibattito sul sionismo conobbe momenti di altissima elaborazione teorica, ora laica-socialista, ora benefica e umanitaria, trovando le proprie basi anche nella vicenda risorgimentale italiana, in cui gli ebrei erano stati tra i protagonisti.

Già prima delle leggi razziali, molti di essi decisero di compiere l’[b]"alyah"[/b], la “salita” in [b]Eretz Israel[/b], divenendo così [b]"Chalutzim"[/b], pionieri, perché il momento del ritorno a Gerusalemme non fosse più rimandato all'anno prossimo, ma attuato nel momento presente. Il governo britannico, mandatario in quell’area del Mediterraneo dopo il dominio ottomano, aveva aperto con la [b]“dichiarazione Balfour”[/b], le porte della Palestina al ritorno degli ebrei nella terra di origine, per poi richiuderle, in coincidenza con la Shoah, con un nuovo “libro bianco”. Ma gli ebrei affrontarono anche queste nuove difficoltà, e il loro cammino verso la costruzione dell’Utopia proseguì, fino al momento in cui il governo inglese accettò che si costituisse, durante la seconda guerra mondiale, una “Jewish Brigade” combattente con gli alleati e nella Resistenza italiana contro il nazismo ed il fascismo, il cui contributo alla liberazione dell’Italia e alla Resistenza fu rilevante.

[b]Il 14 maggio del 1948 veniva proclamato lo Stato di Israele indipendente.[/b]

Protagonisti di questi fatti vivono ancora in Israele e in Italia: la loro è una vicenda poco nota “perché chi allora scelse di agire usò le parole per cambiare il mondo, e non per raccontare di sé”.

 

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