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[b]Un articolo di Deborah Fait[/b][/size]

Il giorno dei funerali erano tutti e otto avvolti negli scialli da preghiera, intorno a loro un intero popolo in lacrime.
Giovedi sera nella Yeshiva' Mercaz Harav situata nel cuore di Gerusalemme, un arabo israeliano, entrato nella scuola colla sua regolare carta di identita' israeliana, e' andato nella biblioteca dove i ragazzi studiavano e, tra le loro grida di paura, erano quasi bambini e avranno chiamato la mamma, avranno gridato aiuto, la belva, passando tra i banchi, ha sparato 600 colpi facendo una strage.

Oltre alle otto giovanissime vittime, ce ne sono altre sette in ospedale in gravi condizioni, uno e' in coma col corpo pieno di proiettili.
Migliaia di persone hanno circondato la yeshiva' venerdi mattina per l'ultimo saluto e per esprimere il loro dolore e il loro amore a quei figli di Israele ammazzati perche' ebrei e sionisti.
Migliaia di persone e tanto silenzio, non si sentiva un grido, non una maledizione per i nostri barbari nemici, solo singhiozzi e preghiere.
Un silenzio disperato che urlava "perche', D-o, perche'?"

Perche' sono morti, perche' continuano ad ammazzare i nostri meravigliosi figli, perche' strappano questi fiori dal nostro cuore, dalla nostra vita, dalla nostra Israele? Perche'?

Studiavano, in una Yeshiva' si studia e si legge, si commentano i testi sacri, studiavano tranquilli finche' non e' arrivata la belva che ha interrotto la loro vita e coperto i libri, tanti libri, del loro sangue innocente.
Perche'?

Impossibile non ricordare Ma'alot , altra strage di giovani ebrei, ragazzini di una scuola media.
Anche a Maalot, in Galilea, le belve del fronte per la liberazione della palestina entrarono sparando a bruciapelo ai ragazzi terrorizzati e prigionieri tra i banchi. Ne ammazzarono 21.
Anche allora, a Maalot , i genitori di tutte quelle povere vittime avranno urlato perche' e dopo trent'anni non abbiamo ancora una risposta per loro come non ne abbiamo per nessuna mamma e nessun papa', per nessun figlio rimasto senza genitori a causa del terrorismo palestinese .
Non e' umanamente possibile dare una risposta alla barbarie di un nemico che segue alla lettera le regola principe scritta dai capi del terrorismo "La lotta armata avra' fine solo con la distruzione dell'entita' sionista".
E' chiaro e lampante che questi non ammazzano per avere una patria ma per distruggere quella degli ebrei, nel nome del loro odio, nel nome del loro Corano che recita "se vedi un ebreo davanti a te uccidilo", in nome dei loro eroi del male.
Uccidono, ammazzano i nostri figli e ogni volta e' lo stesso dolore, ogni volta e' la stessa cupa depressione, ogni volta e' lo stesso sconforto e le stesse paure.
Chi saranno i prossimi? Dove? A Gerusalemme, a Sderot, a Tel Aviv, a Haifa? A chi di noi tocchera' adesso? quando arrivera' la prossima belva assetata di sangue e da dove? Arrivera' dal cielo trasformata in missile o arrivera' strisciando con in mano un kalashnikov o coi candelotti di esplosivo attaccati alla cintura?
Nell'attesa uno puo' sempre farsi venire vari attacchi di fegato leggendo le cronache della strage sui media italiani.
Si passa dalle dichiarazioni di mister Dalema che continua criminalmente a invitare Israele, sempre cosi' esagerato nelle sue reazioni, al dialogo con un gruppo di terroristi che non ne riconosce il diritto all'esistenza. Per fortuna non avremo piu' la brutta visione del suo cinico e stortignaccolo sorriso pieno di boria.
Si prosegue col mal di fegato leggendo i commenti del Corriere della Sera e di Repubblica che parlano della Yeshiva' come sede di un movimento religioso integralista vicino ai coloni, ecco dunque che, con furbesca ipocrisia e cinismo, il messaggio subliminale viene insinuato nei lettori "non abbiate pena, sono soltanto dei coloni, quelli tanto cattivi con i poveri palestinesi, quelli che se i poveri palestinesi gli tirano le pietre in testa, osano persino incazzarsi e rispondere."

Repubblica fa di piu' e di meglio, raggiungendo una perfezione da manuale nel fare propaganda, e' arrivata a scrivere sotto la foto dell'assassino "presunto autore dell'attentato"! Presunto!
Presunto = potrebbe essere stato anche qualcun altro, chissa', magari qualcuno di quegli ebreacci vicini ai coloni, si sa, sono sempre armati.
autore dell'attentato = la parola terrorista non gli esce neanche a mettersi a piangere in turco. Niente da fare. O sono miliziani, o sono militanti, oppure combattenti, persino autori di…sempre naturalmente presunti…. ma TERRORISTI , questo mai, si farebbero scorticare vivi pur di non scriverlo!
La famiglia di Ala Abu Dhein, l'assassino, ha esposto nel cortile della casa di Gerusalemme Est la bandiera palestinese e quella di hamas.
Benissimo, vogliono la Palestina?
Hanno esposto bandiere di gruppi di terroristi che vogliono la distruzione di Israele?
Perfetto, allora fuori da Israele !
Consegnino le loro carte di identita' israeliane e se ne vadano.
Espulsione immediata non solo dei genitori ma di tutta la famiglia, di tutto il clan.
Diminuirebbe subito il numero degli arabi israeliani simpatizzanti di hamas o fatah e si ritroverebbero tutti innamorati di Israele e dei diritti che hanno come cittadini di una democrazia.

Mentre i media italiani offendevano impudentemente la memoria di otto ragazzini ebrei,
la Libia impediva che l'ONU votasse una risoluzione contro l'attentato.
Si, avete letto bene, proprio la Libia, stato canaglia, responsabile di Lockerbie e di Ustica, la Libia di Gheddafi, il beduino terrorrista, la Libia che fa parte del consiglio di sicurezza dell'ONU.
Dobbiamo meravigliarci dello stato infimo cui sono ridotte le Nazioni Unite?

Ai funerali di venerdi' mattina, davanti a otto scialli di preghiera che avvolgevano gli otto poveri corpi crivellati dei nostri ragazzi, Rav Weiss si e' rivolto a D-o:
"Lascia che io ti dica, D-o, chi sono i figli che ci hai strappato. Lascia che ti presenti, D-o, queste rose che hai voluto cogliere, erano i nostri ragazzi, erano seduti a leggere i testi sacri, avevano gli occhi limpidi e noi abbiamo pagato un prezzo troppo pesante, D-o."

Rav Amar rivolgendosi alle famiglie orfane dei loro figli, in lacrime:" Dovete sapere, care Famiglie, che questo e' un lutto di tutta la Casa di Israele che come una sola persona e un solo cuore piange con voi".
Come sempre. Un solo cuore.

Deborah Fait

 

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