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[size=14][b]Dal FOGLIO del 21 novembre 2007:
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Ramallah. Il nome di Mohammed Dahlan è tornato sulla scena della politica palestinese. L’uomo forte di Fatah a Gaza era scomparso dalle cronache dei giornali locali e internazionali da quando a luglio aveva dato le sue dimissioni da consigliere per la sicurezza nazionale del rais Abu Mazen.

Un mese prima, mentre lui era al Cairo per “trattamenti medici”, Hamas conquistava con le armi la Striscia. Fino alla caduta dell’ultimo commissariato di polizia legato a Fatah, gruppo del rais Abu Mazen, molti palestinesi, soprattutto a Gaza, aspettavano il suo ritorno: con i suoi uomini armati avrebbe cambiato le sorti degli scontri, strappando la vittoria a Hamas. Ma Dahlan non è mai arrivato e da cinque mesi la Striscia è sotto il controllo del gruppo islamista. Per la sua latitanza durante i giorni della battaglia è stato accusato d’essere complice nella caduta di Gaza. Oggi, il suo nome torna alla ribalta: lo stesso presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha chiesto al rais Abu Mazen di includere Dahlan tra i membri della delegazione che a fine novembre dovrebbe sedersi al tavolo con gli israeliani, alla conferenza di Annapolis. L’emittente satellitare al Arabiya ha trasmesso una sua intervista, poco dopo il suo ritorno a Ramallah dalla Germania. Ha parlato dopo la manifestazione tenutasi a Gaza in occasione dell’anniversario della morte dell’ex leader Yasser Arafat. 200 mila persone sono scese in piazza con le bandiere di Fatah. Sono nati scontri tra le forze esecutive di Hamas e i manifestanti e gli uomini armati del movimento islamista hanno sparato sulla folla causando sette morti e 85 feriti. “E’ la prova che Hamas è indebolita – ha detto Dahlan che ha dato di “ladri di automobili” ai suoi leader – Ha conquistato Gaza ma ha perso il popolo palestinese”. Hamas sta scendendo nei sondaggi a causa dell’utilizzo di metodi autoritari nella Striscia, mentre Fatah è in crescita. I giornali israeliani e quelli palestinesi pro Abu Mazen insistono sui successi della campagna delle forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania, portata avanti in coordinamento con l’esercito israeliano. 20 mila poliziotti armati pattugliano la regione, persino nelle aree definite dagli accordi di Oslo zona B, in cui la responsabilità della sicurezza spetta a Israele. Per Mahdi Abdul Hadi, direttore della Palestinian Accademic Society for the Study of International Affairs, “l’opinione pubblica non è contenta dell’autoritarismo di Hamas, del crescente islamismo e la manifestazione di una settimana fa ne è la prova”. Ma – spiega – i palestinesi non sono neppure per Dahlan, “sono semplicemente depressi”. L’ex uomo forte di Gaza “non ha più peso, ma è ancora lì grazie a quello che è stato in passato”. David Kimche, presidente dell’Israel Council for Foreign Relations, non è sorpreso che gli Stati Uniti puntino ancora su di lui, nella speranza che possa cambiare il corso degli eventi a Gaza. “Lo reputano ancora potente. Washington guardava a lui con speranza, come il possibile successore del presidente”. Da diverse settimane, la Casa Bianca eserciterebbe pressioni sul rais Abu Mazen affinché nomini Dahlan come suo vice. Secondo il giornale al Quds al arabi, il presidente avrebbe chiesto al suo ex consigliere di tornare al lavoro dopo un periodo di malattia. Eppure, si racconta anche di scontri interni a Fatah: Dahlan, ha scritto il sito egiziano al Masriyoun, avrebbe incitato negli scorsi mesi alcuni leader del gruppo contro lo stesso Abu Mazen. “Dahlan è scomparso dalla scena politica e Hamas ha iniziato a gloriarsi di averlo messo fuori gioco – scrive Asharq Alawsat, quotidiano panarabo – aggiungendo che Fatah dovrebbe rallegrarsi per questi sviluppi – Tuttavia ci sono alcuni membri del gruppo, a Ramallah, che prevedono il suo ritorno, sostengono che guiderà Fatah e che potrebbe presto essere il prossimo presidente”. Olmert spera in un accordo entro il 2008 Un altro punto a favore di Dahlan è il rapporto con l’Egitto perché proprio l’Egitto, in questa fase di preparazione del vertice di Annapolis, torna al centro dei negoziati. Ieri il rais Hosni Mubarak ha incontrato a Sharm el Sheikh il premier israeliano Ehud Olmert, che spera in un accordo di pace entro il 2008. Il presidente egiziano a sua volta gli ha confermato che se servisse alla causa palestinese sarebbe disposto a compiere un viaggio in Israele come fece il suo predecessore Anwar el Sadat nel 1977, primo leader arabo a visitare lo stato ebraico, prima di essere ucciso nel 1981. Oggi invece a Sharm el Sheikh arriverà l’inviato del Quartetto (Onu, Usa, Ue e Russia) Tony Blair, domani sarà la volta di un vertice tra Mubarak, Abdullah II di Giordania e il presidente palestinese Abu Mazen, che poi dopodomani parteciperà al Cairo a una riunione ministeriale della Lega araba.

[b]Dal CORRIERE della SERA
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La lista ufficiale degli invitati alla Conferenza di Pace di Annapolis — in programma il prossimo 27 novembre — comprende più di 40 tra nazioni e organizzazioni internazionali. Gli Stati Uniti saranno rappresentati dal presidente George W. Bush e dal Segretario di Stato Condoleezza Rice, Israele dal primo ministro Ehud Olmert e dal ministro degli Esteri Tzipi Livni, i palestinesi dal presidente Abu Mazen. Ci saranno, naturalmente, gli altri membri del Quartetto per il Medio Oriente: le Nazioni Unite, l'Unione Europea, e la Russia; inoltre, Tony Blair, l'ex primo ministro britannico ora inviato per il Medio Oriente.
Invitata la Lega Araba, che potrebbe essere rappresentata dal segretario generale Amr Moussa, e 17 Paesi arabi, tra cui Siria e Libia. Presenti anche i membri del G8, tra cui l'Italia. Invitati anche Australia, Brasile, Turchia, Cina e Città del Vaticano, ma anche la Banca Mondiale, il Fondo monetario internazionale e l'Organizzazione della conferenza islamica.



 

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