La legittima difesa è sempre un crimine, se è israeliana
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rassegna di quotidiani fatta dal Informazione Corretta
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Testata:La Stampa – La Repubblica – L'Unità – Il Manifesto – Europa
Autore: Aldo Baquis – Alberto Stabile – Umberto De Giovannangeli – Michele Giorgio – Carlo Benucci
Titolo: «Gaza, Israele arresta il ministro-intellettuale – Israele retata capi di Hamas – Israele arresta ministri e deputati di Hamas – Israele rastrella la Cisgiordania, arrestati 33 politici di Hamas – Retata di Israele: arrestati trentatré esponenti di Hamas»
A pagina 16 della STAMPA Aldo Baquis firma una cronaca intitolata "Gaza, Israele arresta il ministro-intellettuale".
Il "ministro intellettuale che anche Baquis descrive come un "pragmatico" e un "moderato" guida l'istruzione palestinese. Ed'è nelle scuole palestinesi che i bambini vengono educati all'odio e al "martirio", all'omicidio-suicidio terrorista.
Ecco l'articolo:
Alla stregua di un miliziano qualsiasi dell’Intifada, il ministro palestinese dell’istruzione Nasser A-Din A-Shaer, 46 anni, ha visto la scorsa notte i soldati israeliani irrompere nella sua elegante abitazione di Muajeen (Nablus). Il comandante della operazione gli ha dato 15 minuti per vestirsi e salutare i familiari. «Di cosa sono sospettato?» ha chiesto il ministro che anche un anno fa era stato arrestato per un mese e mezzo. «Paha», ha risposto l'ufficiale israeliano con un acronimo vago che significa «Attività sediziosa ostile».
Nello stesso momento in altre località della Cisgiordania venivano arrestati una trentina di esponenti politici palestinesi, affiliati o vicini a Hamas, mentre a Gaza la aviazione israeliana colpiva i locali di due cambiavalute asseritamente specializzati nella consegna a Hamas di fondi provenienti da Iran, Libano e Siria.
Israele, ha spiegato il ministro della difesa Amir Peretz, accresce la pressione su Hamas per fissare il prezzo dei suoi attacchi di razzi contro la città di Sderot, nel Neghev. Resta da stabilire come l’arresto di a-Shaer possa contribuire a riportare la calma. Si tratta infatti di un intelletuale laureatosi a Manchester con una tesi sul ruolo della donna nell’Islam e nell’ebraismo. Docente di diritto islamico all’Università a-Najah di Nablus, non è membro formale di Hamas, anche se è stato vicepremier nel primo governo di Ismail Haniyeh.
È inoltre uno dei più convinti sostenitori del governo di unità nazionale, posizione piuttosto sgradita al manesco braccio armato di Hamas che la settimana scorsa ha sfoderato le armi contro al-Fatah e poi contro il Neghev israeliano. Italia, Francia e Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per la neutralizzazione di un dirigente palestinese che più di altri viene visto come un fattore di stabilità , specialmente in Cisgiordania.
A pagina 27 della REPUBBLICA Alberto Stabile presenta l'azione israeliana come una provocazione irresponsabile che potrebbe minare gli sforzi di Abu Mazen e Haniyeh per arrivare a un nuova tregua.
Grande spazio è riservato alla dichiarazioni di D'Alema
Ecco il testo:
GERUSALEMME – Mentre il presidente Abu Mazen e il premier Ismail Haniyeh discutevano, a Gaza, la possibilità di raggiungere una nuova tregua con Israele, le forze di sicurezza dello stato ebraico lanciavano nella West Bank una retata contro i pochi esponenti politici di Hamas ancora in libertà , arrestando il ministro della Pubblica Istruzione, Nasser Eddin al Shaer, i sindaci di Nablus, Qalquilia e Beita, quattro deputati del Consiglio legislativo palestinese e altri esponenti politici del movimento islamico, per un totale di 33 persone. Dopo la retata di ieri che segue a distanza di quasi un anno un´operazione analoga condotta l´estate scorsa, sono 44 i parlamentari integralisti rinchiusi nelle carceri israeliane.
Il ministro degli Esteri, D´Alema, ha definito l´«arresto massiccio» di esponenti politici di Hamas «un atto molto preoccupante che non crediamo contribuisca a rilanciare le condizioni del dialogo». E tra i motivi d´inquietudine, il ministro ha menzionato il fatto che «si tratta di personalità elette con elezioni democratiche controllate dalla comunità internazionale». D´Alema ha auspicato che gli arrestati vengano al più presto liberati.
L´operazione sarebbe stata autorizzata sei giorni fa dal Gabinetto di sicurezza del governo, nel quadro di una serie di misure, tra cui anche le uccisioni mirate di dirigenti integralisti, per contrastare l´offensiva di Hamas a base di missili Kassam lanciati dalla Striscia di Gaza contro il territorio israeliano.
Anche ieri ne sono stati sparati cinque, per un totale di oltre 160 in dieci giorni. Ma come spiegare gli arresti avvenuti in Cisgiordania?
«Hamas – ha dichiarato il portavoce militare – è attualmente impegnata a trasformare le infrastrutture del terrore nella West Bank secondo il modello adoperato a Gaza». Gli arresti, secondo la spiegazione offerta dal ministero degli Esteri israeliano, «sono parte di una politica di sicurezza preventiva basata su un´intelligence sostanziale».
Ma per il ministro della Difesa, Amir Peretz, la ragione è più contingente e concreta. «Questi arresti di leader di Hamas – dice Peretz – sono un messaggio alle organizzazioni armate che i lanci di missili devono finire».
Come tutto questo possa trasformarsi in capi d´accusa, garanzie processuali e responsabilità individuali è difficile dire. Né si intravedono eventuali sviluppi politici positivi.
Stabile non cita l'altra parte della dichiarazione di Peretz: meglio arrestare che sparare, citata invece da Frattini.
Israele sta neutralizzando la leadershipi di un'organizzazione che le fa la guerra con mezzi terroristici. Non sta amministreando la giustizia nei territori, si sta difendendo da un'aggresssione.
Da un lato, gli islamisti sembrano aver tratto spunto dagli arresti per dare fiato alla loro retorica bellicosa: «Abbiamo liberato le mani delle nostre cellule per colpire il nemico ovunque in Palestina», ha minacciato il portavoce dell´ala militare di Hamas, le brigate "Ezzedin el Kassam". Dall´altro, hanno visto confermata la loro linea intransigente, se è vero che uno dei dirigenti integralisti, Sami Abu Zuhri s´è precipitato a definire «inutili» gli sforzi prodigati dal presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) per raggiungere un nuovo accordo di cessate il fuoco con Israele che comprenda anche la West Bank.
Proprio ieri mattina, Abu Mazen, incontrando il premier Haniyeh a Gaza, aveva per l´ennesima volta condannato i lanci di Kassam, definendoli «assurdi e senza senso». Troppo poco, forse, perché le milizie stiano ad ascoltarlo.
Nulla di diverso nell'articolo di Umberto De Giovannangeli, da pagina 12 dell' UNITA'
In più viene citata un'intervista del 18 aprile, nella quale il ministro palestinese arrestato "aveva riflettuto criticamente sugli effetti negativi determinati dall’«Intifada dei kamikaze» sullo sviluppo del processo di pace israelo-palestinese. "
In proposito, ci sembra di poter ribadire quanto scrivemmo a suo tempo nella critica che si può leggere qui
UN MINISTRO. Quattro sindaci. Due deputati. Ventisette alti dirigenti. È la retata di Israele contro i quadri politici e di governo di Hamas in Cisgiordania. È la risposta dello Stato ebraico ai lanci di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza verso il sud d’Israele. La figu-
ra più rappresentativa tra gli arrestati è il ministro dell’Istruzione Nasser Eddin Al Shaer, esponente dell’ala «pragmatica» di Hamas, colui che in una recente intervista a l’Unità , aveva riflettuto criticamente sugli effetti negativi determinati dall’«Intifada dei kamikaze» sullo sviluppo del processo di pace israelo-palestinese. Nel confermare gli arresti (34) un portavoce militare israeliano ha accusato Hamas «di sfruttare le strutture di governo dell’Anp per potenziare in Cisgiordania le sue infrastrutture terroristiche secondo il modello già adottato nella Striscia di Gaza». La retata israeliana viene condannata duramente dalla presidenza dell’Anp. «Noi condanniamo questi arresti che sono inutili e non necessari», afferma Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen). «Sono misure punitive e di vendetta che avranno gravi conseguenze e accresceranno la tensione», aggiunge, lanciando un appello agli Stati Uniti e alla comunità internazionale perché «arrestino l’escalation israeliana». Tra gli arrestati, oltre a Nasser Eddin Al Shaer, vi sono i sindaci di Nablus e Qalqiliya, Adli Yaish e Wajih Qawwas. Altri 32 deputati di Hamas sono già in carceri israeliane: erano stati arrestati nel 2006 dopo il sequestro del soldato israeliano Gilad Shalit.
La prova di forza di Tzahal è stigmatizzata da Parigi e Roma. Quello israeliano è un atto «molto preoccupante che non crediamo contribuisca a rilanciare le condizioni del dialogo», dichiara Massimo D’Alema. Questo «arresto massiccio», rileva il titolare della Farnesina, «costituisce un motivo serio di preoccupazione per tutta la comunità internazionale». Per questo il vice premier si è augurato che vengano al più presto liberate le persone arrestate, anche perché, sottolinea, si tratta di «persone elette con elezioni democratiche, controllate dalla comunità internazionale».
Gli stessi Stati Uniti non hanno nascosto di essere molto «preoccupati» per le possibili ripercussioni dell'ondata di arresti di esponenti di primo piano di Hamas, Tali detenzioni «suscitano particolare preoccupazione», ha sottolineato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Tom Casey. Gli arresti dei dirigenti di Hamas sono avvenuti durante l’altra notte in diversi centri della Cisgiordania. Hamas ha reagito duramente agli arresti: «La detenzione di ministri e deputati – afferma Ghazi Hamad, portavoce del primo ministro ÃŒsmail Haniyeh – – ci da il diritto di usare qualsiasi mezzo per liberarli». Il ministro dell’Informazione Anp, Mustafa Barghuti, parla di «rapimenti». «È un messaggio ai bracci militari delle organizzazioni del terrore, perchè cessino il lancio di razzi», spiega il ministro della Difesa di Israele Amir Peretz. Dalla retata in Cisgiordania agli scontri nella Striscia. I missili israeliani hanno colpito quattro volte l’altra notte obiettivi secondo l’esercito legati a Hamas facendo 7 feriti. Nella mattinata un palestinese è stato ucciso da una cannonata sparata da un tank. Una donna – Amal Daud, 39 anni, ferita la settimana scorsa è morta in ospedale. Altri Qassam sono stati sparati contro Sderot, ormai quasi vuota e abbandonata da metà della popolazione, esasperata dalla pioggia di razzi (oltre 150) caduti sulla città in otto giorni.
A Gaza Abu Mazen ha chiesto uno stop al lancio di razzi Qassam contro Israele, primo passo in vista della possibile conclusione di una nuova tregua. Il rais dopo un colloquio con Solana, ha ribadito di ritenere questi attacchi contro Israele «inutili e senza senso». Dall’altro ieri il rais è impegnato in colloqui con i dirigenti delle fazioni palestinesi e con il premier Haniyeh cui ha chiesto di porre fine agli attacchi con i Qassam. «Devono essere fermati in modo da consentirci di raggiungere una tregua con Israele a Gaza e in Cisgiordania», afferma il raìs. Ma il suo, più che un ordine appare una speranza. Fragile. Quasi evanescente.
Sul MANIFESTO a pagina 10 Michele Giorgio è costretto a estremizzare. In troppi cercano di rubargli la sua nicchia di mercato.
Massacro della democrazia palestinese", "rastrellamento durissimo", "rappresaglia" sono le definizioni spese per l'operazione israeliana.
Ecco il testo:
«È un massacro contro la democrazia palestinese, un'aggressione contro l'Autorità nazionale, la presidenza, il governo e il parlamento palestinesi e contro le organizzazioni della società civile». Con queste parole, segnate da rabbia e da una profonda amarezza, il ministro dell'informazione palestinese Mustafa Barghuti ha commentato i 33 arresti di un ministro, di sindaci, di parlamentari e di varie personalità legate ad Hamas (ma non sempre in modo diretto), compiuti dall'esercito israeliano nella notte tra mercoledì e giovedì in Cisgiordania.
È stato un rastrellamento durissimo, simile a quello dello scorso anno, quando in manette finirono otto ministri e venti parlamentari palestinesi, tra cui il presidente del Consiglio legislativo, Abdel Aziz Dweik, dopo la cattura a Gaza (25 giugno) del caporale israeliano Ghilad Shalit. «Israele colpisce l'unità nazionale palestinese rappresentata dal governo di coalizione. Il sequestro dei deputati e dei ministri è un altro tentativo di impedire il lavoro delle organizzazioni del nostro popolo», ha accusato Barghuti. «Questa campagna di arresti avviene mentre sono in atto sforzi per arrivare a una tregua globale e reciproca, ai quali Israele risponde continuando a bombardare Gaza, arrestando i deputati, allo scopo di fare cadere quest'area (del Medioriente ndr) nella spirale della violenza».
L'esponente di Hamas più importante tra gli arrestati è il ministro per l'istruzione Nasseredin Shaer, che pure è noto come uno degli esponenti più pragmatici del movimento islamico palestinese. In carcere Shaer era finito già lo scorso anno ma era stato liberato dopo qualche settimana. La moglie Huda ha raccontato che i soldati sono entrati nella loro abitazione, nel quartiere di Muajin, a Nablus, e dopo qualche minuto lo hanno portato via assieme al suo computer. In carcere sono finiti anche l'ex ministro Abdel Rahman Zeidan, i deputati Hamed Bitawi e Daoud Abu Ser, i sindaci di Nablus, Qalqiliya e Beita, Adli Yaish, Wajih Qawas e Arab Shurafa. A Hebron è stato arrestato Sufian Jamjun mentre è sfuggito al fermo il deputato Ahmed Haj Ali. Per il portavoce militare israeliano gli arresti hanno avuto lo scopo di impedire ad Hamas di «replicare» in Cisgiordania le sue strutture armate esistenti a Gaza e continueranno fino a quando tutti coloro che sono nelle liste non saranno fermati. «Gli arresti di questi leader inviano un messaggio alle organizzazioni militari a cui chiediamo la fine del lancio dei razzi», ha detto da parte sua il ministro della difesa Amir Peretz.
L'ondata di arresti appare però una rappresaglia senza un obiettivo preciso e in definitiva un segnale di impotenza del governo Olmert, incapace di impedire il lancio dei razzi Qassam, nonostante i continui raid aerei su Gaza e l'uccisione di 40 palestinesi in poco più di una settimana (morta anche una donna israeliana colpita da un Qassam). E ha anche suscitato qualche critica in Europa. L'accaduto è «molto preoccupante, costituisce un motivo serio di preoccupazione per tutta la comunità internazionale… non crediamo contribuisca a rilanciare le condizioni per il dialogo», ha commentato il ministro degli esteri Massimo D'Alema che ha inviato le autorità israeliane a liberare gli arrestati perché si tratta di «personalità elette con voto democratico, controllato dalla comunità internazionale». Simili le reazioni del ministero degli esteri francese, che ha condannato in particolare l'arresto del ministro Nasseredin Shaer. Indignate le reazioni del Partito socialista europeo (Pse) che in un comunicato congiunto del capogruppo Martin Schulz e della vicepresidente Pasqualina Napoletano (Sinistra democratica) ha avvertito che i raid israeliani «oscurano la prospettive di un progresso nella regione e di uno stop alle violenze».
Ma le parole contano poco se non servono a cambiare la situazione sul terreno. Ieri un palestinese è stato ucciso da colpi sparati da carri armati israeliani a Beit Lahiya (Gaza) mentre una donna ferita la scorsa settimana in un raid dell'aviazione israeliana è spirata in ospedale. Nel pomeriggio le forze aeree israeliane hanno colpito un ufficio della «Forza esecutiva» di Hamas. Almeno quattro persone sono rimaste ferite. Da parte sua il presidente palestinese, Abu Mazen, ha lanciato un appello per la fine del lancio dei Qassam da Gaza verso Israele e ha invitato le fazioni palestinesi a trovare un accordo per una tregua. «Non abbiamo bisogno di questi lanci inutili di razzi», ha detto. Un invito alla calma, rivolto però solo ai palestinesi, è giunto da Javier Solana, il «ministro degli esteri» dell'Ue in visita nei Territori occupati. «Credo che tra i palestinesi ci sia la sensazione che queste violenze non portino da nessuna parte», ha affermato durante la conferenza stampa con Abu Mazen. E i raid israeliani dove portano?
A pagina 6 di EUROPA l'articolo di Carlo Benucci non esce dal coro allarmato e scandalizzato perché Israele osa difendersi.
Benucci suggerisce anche che Israele prenda di mira i civili palestinesi, il che è falso.
Ecco il testo.
Nei Territori palestinesi sembra di essere ritornati all’estate scorsa, quando, dopo il rapimento del caporale israeliano Gilad Shalit, Israele scatenò un’ondata di arresti mirati a cancellare Hamas dal quadro politico e militare. Così è successo nelle prime ore della mattinata di ieri, con l’operazione condotta dall’esercito delle stato ebraico in Cisgiordania, in particolare a Nablus: in carcere sono finiti 33 esponenti di rilievo del movimento radicale islamico che conquistò il potere nel gennaio dello scorso anno. Tra essi vi sono il ministro dell’istruzione, Naser al-Shaer, tre deputati nel parlamento palestinese (Hamad al- Bitawi, Daoud Abu Seir e Abdelrahman Zeidan), e almeno sette sindaci di cittadine e villaggi cisgiordani, tra cui Nablus e Qalqilia.
Il ministro della difesa israeliano, Amir Peretz, ha definito l’operazione «un messaggio alle organizzazioni militari» palestinesi perché cessino di lanciare i razzi «qassam contro la popolazione civile». «L’organizzazione terroristica Hamas – si legge in un comunicato dell’esercito israeliano – è coinvolta nel consolidamento della rete del terrore nella regione, prendendo a modello quanto fatto a Gaza». Hamas, aggiunge la nota, ha l’appoggio del governo palestinese.
I civili, intanto, non vengono risparmiati dagli attacchi militari.
Oggi è toccato a un contadino palestinese morire a Gaza per il fuoco israeliano. Qualche ora prima i raid israeliani avevano colpito un’auto a bordo della quale viaggiavano diversi miliziani.
Nell’attacco sono rimaste ferite due persone che si trovavano nei pressi dell’esplosione. Nel pomeriggio, le incursioni aeree israeliane hanno preso di mira una sede del partito islamico palestinese.
Il presidente Abu Mazen ha lanciato un appello per porre fine del lancio di razzi qassam dalla Striscia di Gaza verso Israele e ha invitato le fazioni palestinesi a trovare un accordo per la conclusione di una tregua con lo stato ebraico in tutti i Territori. «Non abbiamo bisogno di questi lanci inutili di razzi. Devono cessare affinché si possa raggiungere un tregua reciproca con gli israeliani nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania», ha detto Abu Mazen al termine dell’incontro a Gaza con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana. Hamas ha respinto la richiesta del presidente palestinese di sospendere immediatamente gli attacchi contro Israele.
Secondo Sami Abu Zuhri le operazioni militari israeliane mostrano come qualunque appello al cessate-ilfuoco sia «inutile»; i palestinesi valuteranno la cessazione del lancio di razzi solo quando Israele avrà sospeso tutte le operazioni militari a Gaza e in Cisgiordania, afferma il portavoce di Hamas.
Il governo palestinese ha inoltre chiesto alla comunità internazionale di adottare sanzioni contro Israele per l’arrestato dei 33 dirigenti di Hamas.
«Chiediamo all’Unione Europea, alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali che impongano sanzioni a Israele perché viola la legge internazionale », ha chiesto il portavoce governativo, Ghazi Hamad.
Hamad ha definito gli arresti «un atto barbarico e brutale» con il quale «il governo israeliano scatena nella regione una nuova ondata di violenze». Il ministro dell’informazione Mustafa Barghouti ha aggiunto che la retata è «un assassinio della democrazia palestinese», mentre l’ufficio di Abu Mazen ha diffuso una nota di condanna, aggiungendo che l’ondata di arresti non potrà che «aumentare le tensioni».
Pronta la reazione della comunità internazionale.
Il ministero degli esteri francese ha condannato l’arresto del ministro dell’istruzione palestinese da parte di Israele. Il Quai d’Orsay ha chiesto anche la «liberazione immediata» di tutti gli eletti di Hamas fermati dai soldati di Israele. Anche per il ministro degli esteri italiano, Massimo D’Alema, l’arresto massiccio di politici palestinesi «è motivo serio di preoccupazione per tutta la comunità internazionale».
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