Il professor Moffa dell’università di Teramo invita a parlare Faurisson per il quale le camere a gas naziste non sono mai esistite. E il rettore Mattioli chiude il campus
MARCO VENTURA
La Stampa, 17 maggio 2007
TERAMO

Lezione vietata. L’Università di Teramo mette il lucchetto a tre facoltà per impedire a Robert Faurisson di articolare la sua negazione della Shoah. Non si arrende Claudio Moffa, il professore che ha invitato il francese per il master su Enrico Mattei in Medio Oriente. A mezzogiorno protesterà davanti ai cancelli sbarrati di Scienze politiche, alle 15 si sposterà con il francese all’hotel Abruzzi: «La lezione si farà comunque». Intanto, pubblica sul sito la foto di Faurisson aggredito il 16 settembre 1989. La bocca insanguinata, la testa dai capelli grigi abbandonata sui guanciali, gli occhi chiusi, è forse già in coma il filologo cacciato dalle università di Francia, braccato da svariate condanne per aver negato l’Olocausto. Tre giovani l’hanno gettato a terra e pestato a sangue, lasciandolo mezzo morto sul marciapiede. Foto vecchia, polemica sempreverde. Anzi, rinverdita. Faurisson si riprese, continuò a contestare la Shoah. A Teramo disquisirà, neanche a dirlo, di camere a gas, l’evento-che-non-c’è-stato. Il rettore, Mauro Mattioli, sensibile a centinaia di firme di studiosi e politici, aveva ingiunto di far saltare l’appuntamento. Lui, Moffa, rivendica l’autonomia della cattedra. Alla fine i battenti resteranno chiusi per prevenire rischi e garantire «serenità» delle lezioni. Il ministro dell’Università, Fabio Mussi, plaude alla scelta di Mattioli: «L’invito è una mediocre provocazione». Moffa ribadisce: «Tutt’altro, ha valore scientifico».

In molti negano al «negazionista» Faurisson la patente di studioso. «Cazzarola! I giornali – attacca Moffa – fanno paginate contro, ma non pubblicano una riga sulle sue tesi. È informazione negata. Guarda caso, sono stati i quotidiani del gruppo De Benedetti e l’Unità a montare la demonizzazione allarmistica. Trasformerò la lezione in assemblea di riflessione. Guiderò un movimento di liberazione contro leggi e provvedimenti liberticidi». Il professore srotola un curriculum di esperto di Africa, collaboratore di Limes e Radiorai, già militante di Lotta Continua, poi nel Pci e nel Prc, quindi «cane sciolto, ma sempre di sinistra, e ho scoperto che anche Faurisson votava socialista». Ha raccolto la solidarietà di una rete variegata di esponenti dell’Islam italiano, come l’ambasciatore Mario Scialoja e Hamza Roberto Piccardo, colleghi di fama come lo storico Franco Cardini e l’archeologo Paolo Matthiae, il «fior fiore» degli avvocati da Marazzita a Sinagra. Frange di estrema sinistra e di estrema destra. «Ci accusano di essere antisemiti, una stronzata! Lo dicono solo i pasdaran dell’Olocausto in malafede e imbecilli, lo scriva! Oggi, dopo la Rivoluzione francese e secondo me anche quella d’Ottobre, pur con qualche piccola contraddizione, è folle che in Europa si metta in gabbia per anni il professor Zuendel. Avesse pur detto “viva Hitler”, non andava arrestato. È un mondo di matti!».

La colpa di Faurisson, riconosciuta dai tribunali, è aver sostenuto che le camere a gas sono una leggenda, che mai avrebbero potuto contenere 3 mila vittime, che lo zyklon B avrebbe ucciso anche le SS, che ad Auschwitz sono morti in 125 mila, per lo più a causa di epidemie, e via negando. Moffa incalza gli avversari: «Siete così sicuri della vostra verità? Allora perché non venite e lo fate a pezzi? In facoltà è entrato Curcio, io stesso ho invitato Franceschini e nessuno si è scandalizzato. Ma Faurisson, un vecchio di 78 anni, no!» Il filosofo Bernard-Henri Lévy, chiedendo una legge contro i revisionisti, ha scritto: «Si crede che i negazionisti esprimano un’opinione. No, essi perpetuano il crimine. Il negazionismo è lo stadio supremo del genocidio». Faurisson stesso lamentò che mentre i nazisti avevano ucciso uomini vivi, lui veniva accusato di «uccidere i morti».

Cardini, il più autorevole difensore di Moffa, non nasconde un certo imbarazzo per una «battaglia perduta in partenza, anche se in una società civile si dovrebbe far parlare tutti e nel confronto dovrebbero trionfare le ragioni migliori». Tre, secondo lui, i gruppi di negazionisti: «Il primo dice cose non condivisibili ma interessanti; il secondo è quello dei Faurisson, che corrono appresso a dettagli un po’ maniacali che non modificano il quadro, cioè tanta gente trattata come bestie fino a essere spolpata e fatta morire di malattia o infezione, per di più a opera dei conterranei di Beethoven e Goethe. Il terzo è quello degli antisemiti, dei pazzi e di quanti fanno l’apologia della strage per poi dire che neanche c’è stata». Cardini, però, invita i «contemporaneisti» a non contribuire a fare di Faurisson una vittima, ma a «metterlo a tacere con il dibattito». Moffa ha invitato i principali esponenti ebraici. Primo Levi, a suo tempo, rifiutò il confronto.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200705articoli/21736girata.asp

 

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