«Io e Israele» un articolo di Pierluigi Battista
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[b]A giorni in libreria il nuovo libro di Magdi Allam, intitolato VIVA ISRAELE. Ne scrive oggi, 13/05/2007, a pag.33, sul CORRIERE della SERA Pierluigi Battista[/b]
Nell'estate del '67 Magdi Allam, quindicenne del Cairo, venne sospettato di essere una spia di Israele per via di un flirt con una ragazza della comunità ebraica egiziana. Fu interrogato, minacciato, sbattuto in cella e liberato mentre un ufficiale della polizia gli intimava: «Guai a te se parli ancora con la ragazza ebrea». Era l'estate successiva alla guerra dei Sei Giorni vinta da Israele: la disfatta di Nasser, il crollo dell'illusione panarabista, la sconfitta del progetto di annientamento dell'«entità sionista». Ma anche il momento di passaggio in cui la pulsione anti-israeliana, ancora ammantata di lessico laico-nazionalista, comincia a debordare nell'antisemitismo allo stato puro, nell'odio per gli ebrei in quanto tali nutrito di aspettative apocalittiche di stampo islamista. Magdi Allam è un testimone di questo catastrofico slittamento, della spirale infernale che porterà al fanatismo di massa dei nostri giorni, animato da una volontà di annichilimento totale della presenza ebraica. E in questo suo nuovo libro,
Viva Israele (Mondadori, pagine 206, e 17) racconta la liberazione da una malia infernale, l'emanciparsi da un'«ideologia della morte» pervasiva e totalitaria che non può non approdare, come in un percorso autosalvifico, alla difesa intransigente di Israele come atto simbolico necessario per l'accettazione di una «civiltà della vita».
È impossibile, leggendo le pagine di Magdi Allam, non lasciarsi incantare dalla descrizione dei sapori, degli odori, dei costumi, delle botteghe, della vita brulicante del Cairo della sua giovinezza. O evitare lo sgomento per un incrudelimento che ha via via snaturato, nel crescere del fondamentalismo jihadista, ogni parvenza di Islam tollerante. E appare, al contrario, convincente la descrizione di un itinerario di progressiva sconfitta di una mentalità letteralmente ottenebrata che ha consentito a Magdi Allam di cogliere il valore simbolicamente pregnante del riconoscimento del valore di Israele. Dell'Israele sottoposta non a una legittima critica politica, anche feroce se necessario, ma a una sfida esistenziale che ne mette in dubbio la stessa possibilità di vita. Per aver compiuto con fatica e con dolore questo tragitto, Magdi Allam (il nostro Magdi Allam) è costretto a vivere blindato, bollato come apostata e traditore da sopprimere, ripetutamente raggiunto dall'odio e dalle minacce di gruppi organizzati che le diplomazie e la politica ufficiale ancora si ostinano a riconoscere come legittimi interlocutori politici. Per ciò questo libro, oltre a essere una testimonianza preziosa su un mondo ancora sconosciuto, oltre a rappresentare un pezzo di letteratura autobiografica che avvince e conquista l'attenzione del lettore, è anche un'esortazione a non cadere negli errori del conformismo e del pregiudizio. O almeno a non moltiplicare gli errori che annebbiano la nostra visuale.
dello Stato di Israele in quanto intimamente partecipi dell'ideale sionista (…). Si è proseguito, in concomitanza con il processo di islamizzazione avviato negli anni Settanta dall'alleanza tra Anwar Al Sadat e i Fratelli Musulmani, con l'aggressione ai cristiani copti (…), perché considerati affini alla civiltà occidentale e sospettati di simpatizzare con essa (…). Quindi, con la crescita del potere religioso, culturale, sociale, politico ed economico degli integralisti e degli estremisti islamici, ci si è scagliati contro i non credenti e i musulmani eterodossi, cioè gli agnostici, i laici, i non praticanti, i semipraticanti, i trasgressori della morale islamica, con particolare accanimento nei confronti delle donne, «l'altro» per antonomasia, da sottomettere in tutto e per tutto per ricostruire dalle fondamenta una nuova società assolutamente conforme alla sharia, la legge di Allah, che deve essere imposta con ogni mezzo. Infine, quando il clima di esaltazione islamica ha raggiunto il culmine generando il fenomeno del terrorismo globalizzato nel nome di Allah, si è arrivati alla demonizzazione dell'insieme della società musulmana, colpevole in modo indistinto di apostasia per il semplice fatto che non è a immagine e somiglianza dei detentori dell'unico e indiscutibile «Vero islam» (…). Ed è a quel punto, quando si è caduti nel baratro etico che viola la sacralità della vita ed eleva la morte violenta propria e altrui a valore spirituale supremo, santificando il terrorista suicida alla stregua di un «martire», che ho compreso l'equazione più importante dell'umanità : la sacralità della vita o vale per tutti o non vale per nessuno. Ed è stato quando ho constatato che il ciclo della barbarie scatenato dai monopolisti della Verità — autoelettisi a incarnazione del Verbo di Allah mentre lui stesso si è limitato umilmente a «farsi carta» nel Corano — è sfociato nella negazione del diritto alla vita dei credenti nello stesso Dio, che ho capito che per porre fine a questa deleteria spirale di violenze bisognava ripartire dal punto d'inizio. Ovvero dal riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza. (…) È l'esperienza stessa della nostra storia contemporanea a insegnarci che, così come l'ideologia della morte poggia principalmente sull'antiebraismo, sull'antisionismo e sull'anti- israelismo, il fulcro della civiltà della vita risiede inequivocabilmente nel rispetto del diritto alla vita degli ebrei, nella legittimazione dell'ideale del sionismo e nel riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza. Ecco perché Israele emerge come un valore da difendere e da diffondere, Israele diventa il parametro etico che segna la linea di demarcazione tra gli amanti della civiltà della vita e gli apologeti dell'ideologia della morte, Israele si afferma come il discrimine tra la civiltà e la barbarie.
Il testo che segue è parte dell'introduzione di Magdi Allam a " Viva Israele" :
Cari amici, ciò che vi accingete a leggere è una testimonianza di fede. La mia fede profonda e incrollabile nella sacralità della vita. La vita di tutti: la mia, la tua, la sua, la nostra, la vostra, la loro. Dei musulmani, in mezzo ai quali sono cresciuto dibattendomi tra il bene e il male; dei cristiani, che mi hanno educato a coniugare fede e ragione; degli ebrei, che si sono inverati in me nella straordinaria metamorfosi da pacifici spiriti ingiustamente perseguitati in fiere persone giustamente risolute; di tutti gli uomini di buona volontà , nei quali ho scoperto il fascino della vitalità interiore che aspira ai nobili ideali della fratellanza e dell'amore (…)- In queste pagine ho voluto raccontarvi il mio lento e sofferto percorso esistenziale dall'ideologia della menzogna, della dittatura, dell'odio, della violenza e della morte alla civiltà della verità , della libertà , dell'amore, della pace e della vita. Fino a maturare il pieno convincimento che, oggi più che mai, la difesa del valore della sacralità della vita coincida con la difesa del diritto di Israele all'esistenza. Perché io posso testimoniare che nel momento in cui, nell'Egitto degli anni Cinquanta e Sessanta, si è negato il diritto di Israele all'esistenza, si è messo in moto un processo nefasto e irrefrenabile che ha coinvolto tutti coloro che vengono catalogati come «diversi» e finiscono per essere condannati come «nemici».
Si è cominciato, all'epoca di Gamal Abdel Nasser, con la criminalizzazione di Israele, qualificato come «un cancro conficcato dal colonialismo occidentale e dall'imperialismo mondiale per dividere la Nazione araba e impedire l'unità dei suoi popoli», che deve essere «estirpato e annientato» con la forza delle armi (…). Subito dopo, all'indomani della sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967, si è passati a un'indiscriminata e impietosa azione repressiva nei confronti dei cittadini egiziani ebrei, accusati di essere una quinta colonna
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=2&sez=120&id=20451
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