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[size=12]Mi è accaduto recentemente di incontrare per un'intervista l'intellettuale e scrittore pakistano [b]Tariq Ali [/b]e, nel corso della conversazione letteraria, sono scaturite alcune sue dichiarazioni politiche molto forti e abbastanza sconvolgenti, considerando anche il contesto inadeguato, poiché io non mi occupo di politica estera, ma di cultura.
Giunto in Italia per presentare [b]All'ombra del melograno[/b], l'ultimo suo romanzo pubblicato da Baldini Castoldi Dalai, Tariq Ali è scrittore, storico, saggista e cineasta: un artista poliedrico e indubbiamente affascinante, brillante analista politico, condirettore della [b]New Left Review[/b], e autore di una rinomata serie di romanzi storici dal nome di [b]Islam Quintet[/b]. Tradotto in numerosi paesi, All'ombra del melograno ha meritato nel 1994 il premio [b]Archibishop San Clemente[/b] dell'Istituto Rosalia de Castro come miglior romanzo in lingua straniera pubblicato in Spagna.[/size]

[size=12]L'opera, presentata dall'autore e da [b]Khaled Fouad Allam[/b] il 3 aprile scorso all'[b]Istituto Cervantes[/b] di Milano, si svolge nella [b]Granada cinquecentesca[/b], sotto il segno della Reconquista, in una Spagna dominata dal [b]dittatoriale cattolicesimo di Isabella[/b] e dalla spietata violenza inquisitoria dell'arcivescono [b]Ximenes De Cisneros[/b]. Le conseguenze provocate dalla Reconquista cattolica di Granada nei confronti dei musulmani sono ovviamente disastrose: privati di quegli accordi che consentivano loro la libera professione della fede, essi vengono [b]obbligati alla conversione forzata[/b], con le improbabili alternative della fuga o della lotta. E così, gli "infedeli" dell'Islam, non hanno scampo, l'ombra del Melograno, emblema di Granada, e [b]l'ombra dell'Inquisizione spagnola [/b]si abbattono su di loro segnando l'inizio della prima pulizia etnica avvenuta nella storia europea.
Attraverso la saga vissuta dalla famiglia di aristocratici musulmani [b]Bany Hudayl[/b], protagonisti del romanzo, scorre il dramma di un'intera civiltà costretta a scegliere tra poche e tristi strade: cedere e dimenticare i propri ideali, morire, o abbandonare quelle mura e quelle stanze che per secoli sono state la loro dimora. Celebrazione estrema di questo annientamento culturale è [b]il rogo dei libri[/b], ordinato da De Cisneros, violento atto di umiliazione in cui gli antichi scritti di filosofia, astronomia, scienze, matematica, medicina, vengono totalmente inceneriti: [b]otto secoli di saggezza e di cultura islamica cancellati dalle fiamme[/b], lasciando spazio ad un'intolleranza cruenta e agghiacciante.
Affrescata da Tariq Ali con i colori e le emozioni propri dell'epoca, la Spagna musulmana narrata in questo romanzo porta in sé il simbolo di un popolo perseguitato e oppresso dall'identità cattolica monocolore, imperante nell'Europa, che ne ha voluta cancellare la presenza e la memoria, bruciando sul rogo, oltre ai libri, uomini e civiltà. Un destino subito, nello stesso luogo e momento, anche dagli ebrei, ugualmente espulsi insieme ai musulmani dalla repressione religiosa spagnola.

E a questo punto, direi, iniziano le notizie sconvolgenti. La prevaricazione monoculturale del cattolicesimo europeo, afferma lo scrittore, per secoli ha combattuto in tutti i modi possibili [b]contro i musulmani[/b] senza dar loro tregua, dall'Inquisizione alle Crociate, ma anche oggi la situazione non si rivela migliore. Infatti, mentre si assiste ad un graduale e difficilissimo ritorno di una relativa presenza musulmana in Europa, non mancano violenti attacchi contro la fragile stabilità che accompagna questo impegnativo reintegro, ostacolato non solo dalla storia avversa, ma soprattutto dalla disinformazione, [b]dalla manipolazione della verità[/b] che le grandi potenze occidentali non risparmiano mai, dalle azioni organizzate e mirate di razzismo e repressione di cui i musulmani sono vittime, identificati spesso se non sempre, [b]e sempre ingiustamente[/b], con l'immagine del terrorismo, dell'integralismo e della criminalità. Nessuno ha il coraggio, o la volontà, di denunciare tutto quanto viene scritto contro l'identità musulmana e araba, una sorta di [b]pubblicità negativa[/b] intessuta ai danni dell'Islam, un vero reato che, secondo quanto afferma lo scrittore, se fosse anche solo in minima parte condotto nei confronti degli ebrei, avrebbe già scatenato l'ira giustiziera di tutto l'Occidente.
Poiché da quando esiste il mondo, la persecuzione antiebraica viene esageratamente enfatizzata, combattuta e condannata, mentre [b]mai nessuno[/b] sembra voglia ammettere come esista anche un'identità musulmana ugualmente, se non maggiormente, perseguitata.
Certo, è vero che vi sono stati e vi sono dei crimini di matrice islamica, che l'integralismo religioso è un'entità reale e pericolosa, che il terrorismo suicida esiste, ma il suicidio è solo [b]una conseguenza della disperazione[/b], della mancanza di istruzione, dell'assenza di prospettive, di speranze e di futuro, unica via di fuga e di libertà, unico e terribile sogno di molti bambini che, anche se vi sono altre soluzioni alternative alla morte e alla violenza, non le conosceranno mai, costretti come sono a vivere in carceri a cielo aperto.
L'esempio più lampante di questa drammatica situazione è [b]Gaza[/b]: i bambini di Gaza, il cui tenore di vita è "paragonabile a quello del Ghetto di Varsavia negli anni 40", sognano di diventare grandi solo per farsi esplodere in una città israeliana per reazione naturale alla vita di miseria e paura cui sono condannati. Insomma, dichiara Tariq Ali, sono trascorsi i secoli ma la storia si ripete, e il mondo occidentale con le sue grandi potenze, compresa l'Europa non tanto per potere quanto per compromesso e dipendenza verso l'America, abusa della propria supremazia economica e militare, offende, insidia e attacca, e non si è rivelato ancora in grado di saper creare e mantenere un'armonia tra differenti culture.
Un'armonia che appare irraggiungibile, soffocata dal troppo lento affermarsi di nuove identità culturali alternative agli Stati Uniti, come la Cina o la Russia, dalla strumentalizzazione forzata della religione, ma soprattutto dalla brama imperialista e dal "fondamentalismo" politico americano che dominano l'Occidente, e, d'altro lato, dalla presenza del petrolio, ricchezza naturale per i paesi arabi ma [b]preda ambita della superpotenza americana[/b], e perciò causa di guerre e di morte. Un'armonia difficile da immaginare in un'Europa che denuncia i crimini contro i diritti dell'uomo, ma non equamente come dovrebbe, tanto che condanna il terrorismo palestinese ma tace la crudeltà dell'esercito israeliano, reo di eccidi, razzie, stupri e abusi d'ogni sorta. Un’Europa frenata da ambigui moralismi e da storici sensi di colpa legati all'Olocausto, il cui rimorso la incatena tuttoggi al punto da non voler ammettere come i palestinesi stiano scontando la pena di una Shoah ormai passata da decenni. Del resto, dichiara Tariq Ali, non può essere altrimenti: [b]esiste una lobby israeliana ricchissima e potente[/b], tanto nella sua terra quanto nel mondo, soprattutto in America e affermatasi oggi anche in Europa, dove rappresenta una forza rilevante e capace di acquistare e forgiare l'opinione pubblica a suo piacere, evocando pericoli là dove non ve ne sono.
Come è accaduto infatti per [b]l'Iran[/b], che, secondo lo scrittore, [b]non rappresenta affatto un pericolo[/b] per l’Occidente né per altri, poichè malgrado quanto si dica, nessun paese arabo è drasticamente antiamericano o antioccidentale, e neanche l'Iran lo è se non, forse, vagamente e in una minima e innocua parte. L'intrigo rischioso dell'armamento nucleare iraniano ovviamente non è veritiero, e quel per quel che vi è di vero, non si tratta altro che di un'equa giustizia: se gli Stati Uniti, Israele, e i paesi dell'Europa possiedono armi nucleari, non esiste motivo per cui non le possieda anche l'Iran, che ha gli stessi diritti a costruire la sua difesa. Il fatto che in Italia si sia, anche recentemente, manifestato contro la presunta minaccia iraniana, non è che una prova del potere e della ricchezza israeliani, capace di organizzare ovunque eventi e convegni per tenere alta la propria supremazia ed ostacolare l’affermazione di altre nazioni.
In poche parole, la pace e la convivenza tra culture resteranno un'utopia fino al perdurare della supremazia statunitense, mentre un modello di apertura e libertà di idee è rappresentato da [b]alcune realtà sudamericane[/b], come il Venezuela, la Bolivia e l'Ecuador.

Attuale oggi più che mai, questo romanzo rappresenta [b]la sofferenza subita da ogni popolo represso ingiustamente[/b], senza altri motivi se non la propria essenza di vita, e mi dispiace davvero che l'autore [b]abbia parlato di tutto quanto sopra detto[/b], meno che di questa sua, devo ammetterlo, magnifica opera.
Tanto il romanzo quanto il suo discorso, comunque, non possono avere altro effetto oltre a quello di rinnovare quell'interrogativo che sospinge a chiedersi [b]se la pace sia davvero un'utopia[/b] o se, come dichiarato da [b]Khaled Fouad Allam[/b] durante la presentazione, sia necessario, sempre di più, riportare in vita il senso della fratellanza perduto e dimenticato, poiché vi è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui la vera tolleranza era un’irrinunciabile regola.

A voi i commenti.[/size]

 

One Response to Incontro con Tariq Ali

  1. Admin ha detto:

    Purtroppo, devo rispondere nel inglese.
    I find Tariq Ali's attempt to elicit pity [for Muslims] and to justify Arab terrorism to be both contemptible and typical of Muslim argumentation, as Wilfed Cantwell Smith explained in "Islam in Modern History." Further, in order to do this, Ali falsifies history and current events. For example, in Spain, the Muslims were told to convert or leave several years after 1492. Then, the way that he presents the situation in Gaza and the reasons/causes for suicide bombing is dishonest. He overlooks the incitement on Palestinian Authority TV to "martyrdom" and the incitement in the mosques, the schools, the press, etc. His depiction of Gaza as a "jail with open skies" is a lie. And his comparison of the children there to Jewish children in the Warsaw Ghetto is repulsive. The differences are infinite davvero.

    He claims that Western powers manipulate information so as to harm Muslims. But France2, a French government-owned TV broadcaster, broadcast the big lie about the alleged Israeli killing of little Muhammad al-Durah. This was a lie very much against Israel and the Jews. It was also part of the same kind of mythology that Tariq Ali himself indulges in.

    Next, far be it from me to defend the Catholic church, but his claim that the Church was actively pursuing and hounding the Muslims for centuries neglects to admit honestly that the Muslims were not sitting with folded hands. They were fighting Greeks in the Byzantine empire, Catholics in Hungary and at Vienna, and were raiding the coasts of Italy, Spain, France, even England and Ireland, not to mention at least one raid by the Barbary pirates on Iceland.

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