Parshat Vajerà 2
http://digilander.libero.it/parasha/archivio%2060/6004.htm
In una Parashà così piena di contrasti (basti ricordare quello tra Avraham ed il Signore, ma anche quello interiore in Avraham), può essere interessante affrontare un altra contrapposizione che sembra poter fornire una chiave di lettura per l’intera Parashà: uomini ed angeli.
La presenza angelica, spesso ricordata solo dal Midrash, sembra un elemento fondante della nostra Parashà:
Tre angeli visitano e vengono ospitati da Avraham: Refael per portargli la guarigione dalla milà, Michael per annunciargli la nascita di Izchak e Gavriel per annunciare la distruzione di Sedom.
Gavriel e Refael proseguono per Sedom dove sono ospiti di Lot.
Un angelo del Signore parla ad Aghar mentre questa fugge da Sarà.
Un angelo del Signore ferma Avraham prima che questi sgozzi il figlio Izchak.
Se non bastassero questi espliciti riferimenti del Testo il Midrash aggiunge ulteriori interventi angelici come ad esempio l’intervento del Satan che sfiderebbe D-o a mettere alla prova Avraham. Uno degli elementi più affascinanti è che tutte queste apparizioni hanno a che fare con la alimentazione ed in qualche modo con il mondo della “kasherut”, e in tre casi (ma forse tutti e quattro) almeno con la particolare kasherut di Pesach. Vediamo come:
Gli angeli arrivano da Avraham il giorno di Pesach. I dolci che Avraham chiede a Sarà di preparare sono mazzot. Non arriveranno mai alla tavola degli angeli perché a Sarà riprende il ciclo mestruale proprio mentre impasta. Secondo alcuni si distrae per lo stupore e l’impasto diventa Chamez (lievita). L’annuncio della nascita di Izchak avviene esattamente un anno prima della sua nascita ed i nostri Saggi hanno detto nel trattato di Rosh Hashanà: “A Pesach è nato Izchak”.
Lot offre espressamente delle Mazzot agli angeli. Rashì commenta: “era Pesach”.
La festa che Avraham fa per lo svezzamento di Izchak avviene (secondo Rashì che cita il Midrash Rabbà ed il Talmud Bavlì Ketubot 60a) ventiquattro mesi dopo la nascita, ossia due anni esatti dopo. Nuovamente Pesach. Il banchetto era “grande” e Rashì commenta che erano presenti i grandi della generazione: Shem e Ever. È possibile che si trattasse di una sorta di Seder. Secondo il Talmud (Sanedrhin 89b) è proprio durante questo banchetto che il Satan “provoca” la prova della “Akedat Izchak” sostenendo che Avraham avrebbe dovuto offrire un sacrificio (il korban Pesach?). D-o ribatte che Avraham fa tutto per il figlio, anzi che se D-o gli chiedesse di sacrificare il figlio lo farebbe. Ne risulta che la legatura di Izchak durante la quale interviene l’angelo è la simulazione di un sacrificio che deve compensare il mancato sacrificio che Avraham avrebbe dovuto offrire a Pesach.
Anche l’incontro tra Aghar e l’angelo è legato al mondo alimentare: Aghar ed Ishmael hanno finito l’acqua. L’episodio segue il banchetto ed è ad esso connesso con una “vav” che lascia supporre uno stretto legame tra i due passi. Se Avraham scaccia Aghar all’indomani del banchetto era ancora Pesach. Avraham la mattina prende del pane ed una bisaccia d’acqua e li da ad Aghar. Rashì in loco commenta: “Non argento ed oro, perché lo odiava per il fatto che fosse uscito verso una cultura malvagia”. Rashì ci dice intanto che pane e acqua erano destinati ad Ishmael. Risulta strano che Avraham infierisse su Ishmael quando la Torà stessa ci dice come fosse difficile per lui scacciare il figlio. La mia modesta opinione (per la quale non ho trovato fonti) è che il commento di Rashì vada letto “perché odiava il fatto che uscisse verso una cultura malvagia”. In questo senso Avraham si preoccupa fino all’ultimo dell’educazione di Ishmael (cfr. Rashì all’inizio della Parashà). Se diciamo che era ancora Pesach allora possiamo proporre che il pane in questione erano Mazzot. Avraham prende una bisaccia d’acqua ed il testo sottolinea che ciò avviene di buon mattino. Sembrerebbe che la bisaccia fosse già pronta precedentemente e che Avraham si limiti a prenderla al mattino. Questo potrebbe essere un ulteriore allusione: l’acqua con la quale si impastano le mazzot deve aver pernottato in un recipiente, “maim she-lanu”. Ma di nuovo si tratta di supposizioni. Quello che è certo che l’atmosfera di Pesach permea questa Parashà ed in particolare la continua apparizione di forme angeliche. Perché?
Il Midrash ci fornisce un indizio. I due angeli che hanno distrutto Sedom sono gli angeli che salgono sulla scala di Jacov. Ossia sono rimasti sulla terra fino a che Jacov non ha intrapreso il suo viaggio verso l’esilio. Ed è ampiamente noto che quello è il momento nel quale iniziano gli eventi della yeziat Mizraim (cfr. “L’arameo (Lavan) tentò di distruggere mio Padre questi discese in Egitto”). Ad essere più precisi poi, il conto degli anni della schiavitù inizia, per alcuni, con la nascita di Izchak. La yeziat Mizraim è il momento chiave della storia del mondo, è il momento in cui nasce il popolo d’Israele. Eppure non è un evento fine a se stesso: è la premessa per la rivelazione della Torà nel mondo!
Gli eventi della vita dei Patriarchi sono, nell’immaginario rabbinico: “siman la-banim” un segno, un allusione di ciò che sarà dei figli. Quello che la Torà ci dice localizzando temporalmente tutti questi eventi a Pesach è che il concetto di Mazzà era ben chiaro ad Avraham.
La Mazzà è la mizvà della velocità. Se ci si ferma a filosofeggiare l’impasto lievita e la mizvà è trasgredita. La Mazzà è la velocità che ci deve essere nella esecuzione delle mizvot. Ed Avraham corre e si sbriga nell’accoglienza! A volte ci sono delle scelte dolorose da prendere ed immaginiamo che la cacciata di Ishmael sia stata tra quelle. Eppure Avraham capisce che non può rischiare che Izchak diventi “chamez”. Dal punto di vista linguistico è un contrasto drammatico. Ishmael viene “bollato” dei peggiori crimini perchè “mezachek”, ride.
Izchak, è la dimensione della giustizia, Iddio è “Il terrore di Izchak”. Izchak significa riderà, al futuro. Ma al presente c’è poco spazio. La risata al presente di Ishamel raccoglie tutte le perversioni. E Rabbenu Bechaye sottolinea che il banchetto Avraham lo fa perché è il giorno in cui Izchak comincia a studiare Torà.
Il comandamento della Akedà, allo stesso modo, non viene ostacolato da Avraham che per tutti i precetti si alza di buon mattino. Nell’annunciare la catastrofe di Sedom Iddio si chiede se può nascondere ad Avraham ciò che stà per fare: “Ed Avraham sarà certamente un grande e possente popolo e saranno benedette in lui tutte le nazioni della terra. Poiché lo ho conosciuto affinché ordinerà ai suoi figli ed alla sua casa dopo di lui, ed osserveranno la Via del Signore, il fare giustizia e diritto, affinché il Signore porti ad Avraham quanto gli ha parlato.” (Genesi XVIII, 18-19) La vita di Avraham è propedeutica per ogni generazione di ebrei e le sue prove si ripropongono annualmente nella lettura della Torà ma anche nella coscienza di ogni ebreo. Ed è proprio a Pesach, festa dell’educazione per eccellenza, che il messaggio di Avraham diventa fondamentale. Non solo perché Avraham supera le stesse prove che dovranno superare I nostri padri in Egitto (l’abiura dell’idolatria, la milà, e la compromissione della sorte dei propri figli), ma anche perché se il compito di ogni ebreo è quello di ricordare il giorno dell’uscita dall’Egitto ogni giorno ed ogni notte della propria vita, Avraham ha mantenuto questa mizvà!!!!
Avraham al quale è stata annunciata la schiavitù vive per il giorno in cui Israele uscirà dall’Egitto. Avraham, in ogni momento della sua vita, insegna ad Israele la Via del Signore, la via della Zedakà e Mishpat, quella via che è l’unica che porta fuori dall’Egitto. La via di Avraham che intercede per Sedom, la via di Israele che digiuna per I primogeniti egiziani.
Quegli stessi angeli che si interrogheranno sul motivo per cui D-o salva Israele se nulla lo distingue dagli egiziani, devono mangiare alla tavola di Avraham nella quale si mangiano mazzot e si fa il Seder.
E se Avraham non fa ancora il korban Pesach, ci insegna il senso della sottomissione alla volontà di D-o, attraverso la legatura di Izchak, aprendo la via al mondo del korban Pesach e della rottura con l’idolatria.
Per concludere, il testo della Torà dice che Avraham tornò dopo la “legatura” con i due ragazzi a Beer Sheva, ma non è chiaro dove finisca Izchak. Il Midrash dice che rimane a Shallem (Jeruscialaim) a studiare Torà presso l’Accademia di Shem ed Ever. Tutto sommato la superiorità dell’uomo nei confronti degli angeli è che mentre questi ultimi discutono e filosofeggiano sui meriti di Avraham ed Izchak, gli uomini, i pii d’Israele studiano Torà ed eseguono le mizvot.
Così come uno studente che viene distratto dal suo studio, Izchak può archiviare la legatura e tutti quei grandi eventi che commuovono gli angeli, e tornare alle uniche cose che contano veramente: le piccole cose quotidiane, una pagina di Talmud, qualche moneta di Zedakka.
Shabbat Shalom,
Jonathan Pacifici
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