“Abbiamo ucciso cinque ebrei israeliani”
Nelle foto in alto: i membri della famiglia Fogel massacrati l’11 marzo nella loro casa a Itamar: Udi (36 anni), sua moglie Ruth (35), i tre loro figli Yoav (11 anni), Elad (4 anni) e Hadas (3 mesi).
da : israele.net 18-04-2011/YnetNews, 17.4.11)
Servizi di sicurezza e Forze di Difesa israeliane hanno arrestato due palestinesi del villaggio di Awarta (Cisgiordania) con l’accusa d’aver perpetrato il massacro della famiglia Fogel a Itamar, lo scorso 11 marzo.
Servizi di sicurezza e Forze di Difesa israeliane hanno arrestato due palestinesi del villaggio di Awarta (Cisgiordania) con l’accusa d’aver perpetrato il massacro della famiglia Fogel a Itamar, lo scorso 11 marzo.
Il primo si chiama Hakim Mazen Awad ed è uno studente di scuola superiore di 18 anni, figlio di un attivista dell’organizzazione terroristica Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Lo zio, morto in uno scontro a fuoco con soldati israeliani nel 2003, era implicato nell’attentato terrorista a Itamar del giugno 2002 che aveva causato la morte di cinque israeliani.
L’altro arrestato è Amjad Mahmad Awad, anch’esso studente 19enne affiliato al Fronte Popolare, ma non imparentato col complice nonostante lo stesso cognome.
I due hanno confessato la loro responsabilità nei cinque omicidi, dicendo che loro intenzione era quella di compiere un attacco allo scopo di uccidere ebrei israeliani. Non hanno espresso nessun rimorso né rammarico per la strage perpetrata.
I servizi israeliani sono arrivati all’arresto dei due dopo intense indagini che hanno comportato l’interrogatorio di una grande quantità di persone potenzialmente informate sui fatti. Amjad è stato arrestato il 5 aprile, Hakim cinque giorni dopo.
Le indagini hanno rivelato che i due giovani avevano preso la decisione di realizzare un attentato terroristico solo tre giorni prima di compierlo, e che a tale scopo avevano cercato di procurarsi delle armi rivolgendosi a un militante del Fronte Popolare nel loro villaggio, peraltro senza successo. La notte dell’11 marzo decisero comunque di entrare a Itamar armati di coltelli per realizzare il loro proposito.
Intorno alle 21.00 i due tagliarono la rete di recinzione del villaggio israeliano e vi si infiltrarono coi volti coperti. Percorse poche centinaia di metri, dapprima entrarono in una casa vicina a quella dei Fogel, ma la trovarono vuota. Trovarono, tuttavia, e rubarono un mitra M-16, caricatori e un giubbotto antiproiettile in kevlar. Da lì passarono in casa Fogel. Pur essendosi resi conto già dall’esterno che nell’abitazione si trovavano dei bambini, per nulla turbati decisero di procedere. I primi due bambini, Yoav di 11 anni ed Elad di 4, vennero uccisi appena fatta irruzione nell’appartamento. Fu poi la volta dei due genitori, Ehud e Ruth, che – secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori – lottarono con i loro aggressori prima di soccombere per le numerose ferite riportate. Prima di andarsene, i due terroristi rubarono dalla casa un’altra arma. Appena fuori, tuttavia, intravidero un’auto di pattuglia e, temendo d’essere scoperti, rientrarono alla ricerca di altre armi. Malauguratamente fu a quel punto che la piccola Hadas, di tre mesi, si mise a piangere, rivelando la propria presenza ai due che la uccisero senza indugi. Circa gli altri due figli Fogel sopravvissuti, i due arrestati hanno detto di non essersi semplicemente accorti di loro, altrimenti non avrebbero esitato ad assassinarli come il resto della famiglia.
Compiuta la carneficina, i due terroristi fecero ritorno a piedi al loro villaggio dove si rivolsero ad uno zio di Hakim, Salah Awad, anch’egli membro del Fronte Popolare, raccontandogli in dettaglio cosa avevano fatto e chiedendo il suo aiuto. Salah Awad li aiutò a nascondere le armi e i vestiti macchiati di sangue. Più tardi fece trasferire le armi rubate a un abitate di Ramallah perché le nascondesse. Questi, quando è stato arrestato, era ancora in possesso delle armi sottratte a Itamar. Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato anche altre cinque persone, fra i parenti e gli amici delle due famiglie, a vario titolo implicate nel caso.
Secondo i servizi israeliani, benché i due terroristi fossero affiliati al Fronte Popolare l’attentato sembrerebbe frutto di una loro personale iniziativa, senza un vero coinvolgimento dell’organizzazione: una caratteristica, questa, che rende ancora più difficile per l’intelligence ottenere informazioni in anticipo che permettano di prevenire l’attentato. La questione è tuttavia ancora oggetto di indagine.
Fonti vicine agli investigatori riferiscono che i due arrestati hanno offerto un resoconto totalmente distaccato dell’attentato, con una “agghiacciante” ricostruzione dei fatti sul luogo della strage. Ufficiali dei servizi l’hanno descritta come una delle “descrizioni più scioccanti, gelide, impietose e dettagliate” in cui si fossero mai imbattuti. Amjad ha detto, fra l’altro, di essere arrivato a Itamat deciso a “morire da martire”, cosa che poi non ha fatto ma che avrebbe rafforzato la sua determinazione nel realizzare l’atto di terrorismo. Durante tutto l’interrogatorio, i due non hanno mai fatto nessuna distinzione fra l’uccisione dei due genitori adulti e quella dei bambini, descrivendo il tutto semplicemente come un atto compiuto contro “cinque ebrei israeliani”.
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