Chag Hanukah sameach, Buone feste della Luce
Chanukkah, Hannukkah, Chanukkà[1], Channukah, (in ebraico חנוכה o חֲנֻכָּה, ḥănukkāh) è una festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle luci o Festa dei lumi.
In ebraico la parola chanukkah significa “inaugurazione” o “dedica”, è infatti la festa che commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la libertà conquistata dagli elleni, il regno dei quali, in “Eretz Israel” nel II secolo a.C., voleva distogliere gli ebrei dalla Torah e soprattutto da alcuni suoi precetti come lo Shabbat ed il Brit Milah: alcuni ebrei vennero religiosamente “corrotti” ma non la maggior parte; gli assiro-ellenici ritenevano quindi di far scomparire la specificità giudaica proibendo la pratica della Legge ma una rivolta armata guidata da Mattatia, un anziano sacerdote della famiglia degli Asmonei, di Modin, cittadina a nord-ovest di Gerusalemme, permise – secondo Zaccaria Zc 4.6 – la vittoria dello spirito sulla forza brutale che minacciava Israele nella sua vita religiosa e spirituale.
La festività dura 8 giorni e la prima sera, chiamata Erev Chanukkah, inizia al tramonto del 24 del mese di kislev (dicembre). Secondo il procedere del calendario ebraico, quindi, il primo giorno della festa cade il 25 di kislev. È l’unica festività religiosa ebraica che si svolge a cavallo di due mesi: inizia a kislev e finisce in tevet. In particolare se kislev dura 29 giorni finisce il 3 tevet, mentre quando kislev ha 30 giorni finisce il 2 tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste stabilite per decreto rabbinico, ovvero delle feste “stabilite” dopo il dono della Torah
Sevivon (in ebraico: סביבון?) o dreidel (in yiddish דרײדל) è un oggetto ludico tipico della festa di Chanukah. È simile, per esempio, al Barralliccu sardo.
Si tratta di una sorta di trottola a quattro facce: su ciascuna delle facce è impressa una lettera dell’alfabeto ebraico: נ (Nun), ג (Gimel), ה (He), ש (Shin) che formano l’acronimo che sta per “נס גדול היה שם” (Nes Gadol Hayah Sham – “Un grande miracolo accadde là”). Queste lettere fanno anche parte di una frase mnemonica per ricordare le regole del gioco d’azzardo in cui si usa il dreidel: Nun sta per la parola Yiddish nisht (“niente”), Hei sta per halb (“metà”), Gimel per gants (“tutto”), e Shin per shtel ayn (“metti”).
In Israele, la quarta faccia del sevivon, di regola, riporta la lettera פ (Pe), rendendo l’acronimo, “נס גדול היה פה“, Nes Gadol Hayah Poh, ovvero “Un grande miracolo accadde qui”, in riferimento al miracolo che è accaduto nella terra di Israele.
La parola Yiddish “dreidel” deriva dalla parola “dreyen” (“girare”, simile al tedesco “drehen”). La parola ebraica “sevion” deriva dalla radice “SBB” (“girare”) e venne inventata da Itamar Ben-Avi(figlio di Eliezer Ben-Yehuda) quando aveva 5 anni. Hayyim Nahman Bialik usava un’altra parola, “kirkar” (dalla radice “KRKR”-“ruotare”) nei suoi poemi, ma non si radicò nella lingua parlata.
Regole del gioco
All’inizio della partita, ciascun giocatore ha una quantità prefissata (solitamente 10-15) di fiche. Le fiche possono essere qualsiasi cosa: denaro, monete di cioccolato, monetine, fagioli, ecc.
- All’inizio di ogni turno, ogni partecipante mette sul “piatto” centrale una fiche. In più, se il piatto è vuoto, oppure, talvolta, se c’è solo una fiche nel piatto, ciascun giocatore ne aggiunge una al piatto.
- Ogni giocatore fa girare il sevivon una volta durante il proprio turno. A seconda dalla faccia superiore che appare dopo che la trottola ha smesso di girare, il giocatore agirà in qualche modo o meno:
- Se si vede נ (nun), il giocatore non fa nulla
- Se si vede ג (gimel), il giocatore prende tutto quello che c’è nel piatto
- Se si vede ה (he), il giocatore prende metà di quello che c’è nel piatto. Se c’è un numero dispari di fiche nel piatto, il giocatore arrotonda per eccesso il numero le fiche da prendere.
- Se si vede ש (shin) o פ (pe), il giocatore aggiunge una fiche al piatto (spesso si fa cantando un ritornello). In alcune versioni del gioco, devono essere messe tre fiche, rendendo il gioco più equo.
- Se un giocatore termina le fiche, è dichiarato “fuori gioco”. In alternativa, può chiedere un “prestito” ad un altro giocatore.
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