Qualche elemento tecnico

Per poter cogliere a pieno le motivazioni della particolare efficacia della “famiglia” Merkava occorre, purtroppo addentrarsi in qualche tecnicismo che però cercheremo di trattare nella maniera più piana e chiara possibile. Cominciamo con il fornire qualche dettaglio sui meccanismi di perforazione delle corazze di un carro, perforazione che usualmente avviene sull’arco frontale del mezzo, torretta compresa. Sostanzialmente i proietti controcarro si suddividono in due grandi famiglie: gli APFSDS (acronimo inglese che sta per “armoured piercing fin stabilized discarding sabot” ovvero “proietto perforante stabilizzato mediante alette” e “HEAT” ovvero “proietto controcarro ad alto esplosivo”. Nel primo caso abbiamo, sostanzialmente, una barra di metallo pesante, cui è stata impartita una forma a freccia, che basa il suo potere distruttivo sulla pura e semplice energia cinetica. Quando il proiettile impatta la corazza scarica su di essa l’energia di cui è animato, perfora il metallo penetrando all’interno del mezzo e, normalmente, provocando la detonazione distruttiva delle munizioni del carro colpito (non è qui il caso di scendere di ulteriori dettagli). Diverso è il meccanismo dei proietti HEAT che si basano sul principio della carica cava. Una carica cava è, sostanzialmente, un cono di metallo, di solito rame, affondato in un contenitore cilindrico colmo di alto esplosivo. Quanto il proietto colpisce la corazza l’esplosivo detona e schiaccia il cono di rame trasformandolo in un getto di metallo vaporizzato che perfora tutto ciò che incontra sul suo cammino. Se il getto perfora completamente la corazza penetrando all’interno del mezzo colpito si crea un rapidissimo incremento della temperatura che causa la distruzione del mezzo stesso.

La nascita di una leggenda: il Merkava Mk1

Chiariti sommariamente questi basilari principi se ne deduce che il metodo più semplice per aumentare la protezione di un carro è quello di inspessirne la corazza. Vero, anche se non del tutto, in quanto una corazza piana, ipotizziamo dello spessore di 30 cm, se viene inclinata di 45 gradi aumenta virtualmente il proprio spessore quasi raddoppiandolo. Tuttavia l’inspessimento delle corazze è un vicolo cieco in quanto più una corazza è spessa ed, ovviamente, più è pesante. Andare oltre un certo limite è impossibile in quanto il mezzo diventerebbe eccessivamente lento ed impacciato dato il peso. Ed ecco il primo dei colpi di genio di Israel Tal nella progettazione del Merkava: oltre a rendere estremamente inclinata la piastra frontale del carro decide di collocare tutto l’apparato motore e trasmissione non sul retro del mezzo, come avviene usualmente, ma davanti, contribuendo così ad incrementare la protezione della piastra frontale senza aumentare il peso. Lo spostamento dell’apparato motore dalla parte posteriore del carro a quella anteriore ha poi un non secondario ulteriore effetto: quello di lasciare libero lo spazio che sarebbe stato occupato dall’apparato propulsivo, consentendo così di realizzare un vano ove avrebbe potuto essere ospitata una squadra composta da un massimo di sei fanti, che sarebbero usciti dalla parte posteriore del carro, trasformando, in sostanza, un carro da battaglia, che avrebbe dovuto essere appoggiato da altri mezzi da trasporto della fanteria per operare efficacemente, in un mezzo potenzialmente in grado di operare in totale autonomia, cosa che a nessun altro carro è tutt’ora possibile. Ma non basta: i meccanismi di perforazione delle corazze sopra descritte si riferiscono a corazze in acciaio balistico omogeneo. Si tratta di una tipologia di acciai ad alta resistenza, ma appunto, omogenei. In sostanza e semplificando parecchio, le torrette dei vari M-47, M-48, M-60, Centurion (carri sovietici compresi) erano realizzate o mediante la saldatura di piastre d’acciaio o mediante la fusione in un solo pezzo della torretta stessa. In tal modo il proietto perforante APFSDS o il getto di metallo incandescente dei proietti HEAT dovevano attraversare spessori di materiali dalle caratteristiche identiche. Diversa è la situazione quando la corazza è costituita da strati di materiali diversi, con caratteristiche di durezza/densità diverse, magari intervallati da spazi vuoti.

In tal modo il proietto perforante può spezzarsi ed il getto incandescente della carica cava può essere disperso. Anche questi metodi di realizzazione delle corazze sono state integrate nella produzione dei Merkava, con un progressivo processo di evoluzione e sofisticazione delle strutture e dei materiali nel corso dell’evoluzione della creatura di Israel Tal.

Intendiamoci, il Merkava Mk1, la cui progettazione privilegiava evidentemente la protezione e la sicurezza dell’equipaggio, entrato in servizio a partire dal 1979 in circa 1.300 esemplari, non era immune da difetti: ad esempio il cannone non era completamente all’altezza della situazione. Si trattava infatti di un pezzo da 105 mm ad anima rigata, relativamente inferiore ai pezzi da 125 mm ad anima liscia (i RAPIRA 3) dei carri sovietici T72 in dotazione ai Siriani (e ricordiamo che il Merkava era stato progettato specificamente per operare sul Golan). Inoltre il carro, in questa sua prima versione, era relativamente sottopotenziato. Era infatti motorizzato da un policarburante da soli 750 cv, che per un mezzo da 63 tonnellate non sono moltissimi. Tuttavia, grazie ad un ottimo sistema di sospensioni e ad una efficiente trasmissione, questi, relativi, difetti non impedirono al Merkava Mk1 ed ai suoi equipaggi di distruggere decine di T72 siriani durante l’operazione Pace in Galilea del 1982 negli scontri tra corazzati avvenuti nella Valle della Bekaa senza subire alcuna perdita.

(fine seconda parte)

Massimo Pipino, L’Informale, 8/06/2017

 

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