L’opzione a tre vie: i paesi arabi, Israele e i palestinesi
di Daniel Pipes http://it.danielpipes.org/17296/paesi-arabi-israele-palestinesi Pezzo in lingua originale inglese: The Three-Way Option: Arab States, Israel, Palestinians Traduzioni di Angelita La Spada Sull’ultimo numero della rivista Foreign Affairs, quello di gennaio-febbraio 2017, è apparso un articolo titolato “Come costruire la pace in Medio Oriente: Perché l’approccio bottom-up è meglio di quello top-down“, a firma dell’ex ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon, un probabile futuro candidato premier. L’articolo contiene un’importante proposta su come porre fine al conflitto israelo-palestinese. In sintesi, l’articolo di Ya’alon auspica (il grassetto è mio):Ya’alon fornisce un’ottima analisi dei motivi del fallimento di decenni di diplomazia e del persistente stallo diplomatico. Il suo approccio bottom-up, dal basso verso l’alto, alla soluzione del conflitto israelo-palestinese, consta di quattro elementi, tre dei quali sono luoghi comuni alquanto obsoleti, mentre il quarto offre un’idea entusiasmante e nuova: l’opzione a tre vie, sulla quale mi soffermerò qui di seguito.
Nel corso dei decenni si è ripetutamente tentato di dare concretezza alle prime tre proposte e non si è riusciti a giungere a una soluzione del conflitto:
Al contrario, la quarta proposta di Ya’alon, che implica il coinvolgimento dei paesi arabi, è un’iniziativa importante che deve ancora essere esperita. E qui il piano di Moshe Ya’alon accende una concreta speranza. E questo perché esiste un’importante simmetria tra ciò che i palestinesi vogliono da Israele e ciò che Israele vuole dai paesi arabi, e anche dalla Turchia e dall’Iran, vale a dire riconoscimento e legittimità. Notando questo parallelismo, avevo proposto in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal che occorre tener conto di entrambe le aspirazioni, collegando “le concessioni a Israele da parte dei paesi arabi con le concessioni israeliane ai palestinesi”. Tutti ci guadagnerebbero: “I paesi arabi conseguirebbero quello che dicono essere il loro principale obiettivo: giustizia per i palestinesi. Israele avrebbe pace. I palestinesi avrebbero il loro Stato”. Ad esempio, se i sauditi porranno fine al loro boicottaggio economico di Israele, gli israeliani favorirebbero l’accesso palestinese ai mercati internazionali. Se gli egiziani ravvivassero le relazioni, i palestinesi avrebbero un accesso facilitato al mercato del lavoro israeliano. Se i paesi arabi importanti firmassero accordi di pace con lo Stato ebraico di Israele, i palestinesi avrebbero il loro Stato. Nel 2009, l’amministrazione Obama dette la forte impressione di muoversi in questa direzione, ma i sauditi non accolsero l’appello. Il presidente egiziano al-Sisi ha rilanciato l’idea nel 2016, che ancora una volta non ha trovato riscontro. In breve, l’opzione a tre vie che prevede il coinvolgimento dei paesi arabi, di Israele e dei palestinesi non è stata ancora accolta seriamente o con determinazione.
Con al-Sisi e Ya’alon che ora dichiarano di essere favorevoli all’opzione a tre vie e con i paesi arabi scossi dalla bizzarra cooperazione dell’amministrazione Obama con Teheran, i leader del Medio Oriente potrebbero essere disposti a lavorare con lo Stato ebraico come non erano pronti a fare nel 1990 o nel 2009. Sicuramente, vale la pena provarci da parte della neo-insediata amministrazione Trump. La diplomazia arabo-israeliana non farà progressi rispolverando le vecchie idee di Peres e George W Bush, né la cooperazione in materia di sicurezza potrebbe portare a svolte politiche. L’opzione che preferisco continua ad essere un sostegno americano alla vittoria di Israele, ma se ciò è troppo in questo momento, allora l’idea di coinvolgere i paesi arabi almeno offre una via d’uscita dalla vecchia, isolata e anche controproducente serie di negoziati israelo-palestinesi. |
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