RICORDANDO ILAN
di Yoram Debach
Progetto Dreifus
Il livello di antisemitismo di una nazione è direttamente proporzionale alla sua incapacità di contrastare il terrorismo islamico.
Oggi ricorre l’undicesimo anno dalla morte di Ilan Halimi, il ragazzo della porta accanto che dopo quasi un mese di ricerche fu ritrovato agonizzante, legato, incapace di parlare, nudo, denutrito, con bruciature sull’80% del corpo e con diverse ferite sul collo e in viso nei pressi di un binario ferroviario della periferia di Parigi. Inutile la corsa in ospedale, morì subito dopo il suo ritrovamento.
Rapito, torturato e ucciso da una banda di malviventi guidati da Youssuf Fofana, un ivoriano antisemita che nelle sue innumerevoli telefonate alla famiglia, recitava a vanvera versi del Corano pensando come troppe persone ancora, che gli ebrei abbiano i soldi e pretendendo dall’umile famiglia di Ilan un riscatto impossibile da racimolare.
Diciamoci la verità. Anche le autorità hanno avuto la loro fetta di responsabilità per la morte di Ilan. La polizia in principio minimizzò il suo rapimento classificandolo come un crimine comune e come tale andava ignorato dai media. Se invece avesse agito tempestivamente a quest’ora Ilan sarebbe qui con noi a raccontare il suo calvario lanciando il messaggio positivo che i crimini a sfondo antisemita non hanno spazio non solo in Francia ma in tutta la civiltà occidentale. Invece no. Abbiamo riavuto Ilan ma morto e sepolto e non in quella Francia che lo tradì ma in Israele per evitare, secondo la volontà di sua madre, che quando Fofana uscirà di galera possa sputare sulla sua tomba.
A Ilan sono stati dedicati libri, giardini, film, talk show ma a cosa serve se la Francia e la società occidentale oggi non riescono a prendere misure adeguate contro l’antisemitismo che nel 2016 ha registrato una preoccupante impennata? Cosa ce ne facciamo delle lacrime di coccodrillo di chi promette e poi non fa niente per evitare episodi di questo genere? In Francia nel 2006 si pensava che il problema fosse circoscritto agli Ebrei che alla fine, ma sì, chi se ne frega, tanto quelli sono abituati a farsi ammazzare. Ma poi i francesi hanno visto che il problema si è allargato a tutta la popolazione con il terrorismo islamico. Negli ultimi dieci anni ci sono stati venti attentati che solo negli ultimi due anni hanno registrato oltre duecentotrenta morti.
Non è un caso che l’antisemitismo vada a braccetto col terrorismo islamico. Perché laddove una democrazia non è in grado di affrontare adeguatamente la sua porzione di antisemitismo fisiologico significa che essa stessa mette a repentaglio la sua esistenza esponendosi a “malattie” che potrebbero esserle fatali.
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