Si va in piazza contro l’Unesco
Portiamo il Muro del Pianto alla sede dell’Unesco. A Roma. Mercoledì
di Claudio Cerasa | 17 Ottobre 2016 ore 18:01
Ebrei al Muro del Pianto di Gerusalemme (foto LaPresse)
Nella vergognosa indifferenza di alcuni tra i più grandi paesi dell’occidente, Italia compresa, venerdì scorso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, l’Unesco, ha scelto di inviare un messaggio negazionista al mondo intero votando a larga maggioranza, a proposito di Educazione, una risoluzione sostenuta da alcuni paesi islamici (Algeria, Egitto, Marocco, Oman, Qatar e Sudan) che negando l’identità ebraica di alcuni siti di Gerusalemme, tra cui il Monte del Tempio e il Muro del Pianto, il luogo più sacro agli ebrei del mondo intero, ha dato vita a quella che giustamente viene definita una grande Shoah culturale della memoria. Quattromila anni di storia spazzati via con una mozione che cancella la storia millenaria della Gerusalemme ebraica e che contribuisce a negare la legittimità dell’esistenza di Israele attraverso un escamotage culturale: la negazione della sua storia.
ARTICOLI CORRELATI Gli sterminatori della cultura ebraica L’Unesco riscrive la storia:il Monte del Tempio e il Muro del pianto non sono luoghi legati all’ebraismo Su Israele il direttore dell’Unesco certifica l’inutilità dell’Unesco Unesco in stile Isis, ora mutila IsraeleCome abbiamo ricordato sabato sul Foglio, contro questa mozione sono stati appena sei paesi a votare contro (Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania ed Estonia) e questo giornale si augura che il viaggio in America del presidente del Consiglio Matteo Renzi possa essere un buon auspicio per portare anche l’Italia a ribellarsi contro quello che è uno dei passaggi di una grande e silenziosa guerra culturale di delegittimazione combattuta contro Israele (dall’Unione Europea che sceglie di marchiare i prodotti delle colonie israeliane, con lo steso stile con cui un tempo si imponevano stelle gialle di Davide; fino alla scelta della Ue di tenere Hamas fuori dalla lista delle organizzazioni terroristiche).
Tra lunedì e martedì della prossima settimana la risoluzione sarà sottoposta a un voto definitivo e nei prossimi giorni il Foglio ospiterà i commenti dei suoi lettori sul tema. Ma faremo anche di più. L’Unesco ha scelto di cancellare il Muro del Pianto dalla storia di Israele e degli ebrei e noi per un giorno, mercoledì 18 ottobre alle 15, trasformeremo la sede dell’Unesco a Roma (Piazza di Firenze, 27, a pochi passi dal Parlamento) nel nostro muro del Pianto: portando di fronte alla sede italiana dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura le lettere del Foglio e dei nostri lettori per spiegare che cancellare la storia di Israele non è Eduazione, non è scienza, non è cultura: è semplicemente una shoah culturale. Continuate a scriverci qui: murodelpianto@ilfoglio.it
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forse la risoluzione UNESCO è dovuta anche agli studi di Ernest MARTIN morto nel 2002 che asseriva il tempio non fosse nella posizione indicata ma su una appendice quadrata posta a fianco della spianata. Mi pare però che quella appendice fu distrutta proprio per impedire l’accesso alla spianata. Mai più gli Ebrei avrebbero distrutto il tempio pur per impedirne la violazione romana
Considerato l’acume di certi personaggi dell’unesco e la loro generosa volontà di rivelare all’umanità segreti di cui nessuno era a conoscenza, mi domando se ora qualcuno verrà a dirci che: Napoleone invadeva le nazioni con i suoi eserciti perché era in giro per conto della guida Michelin; Che Guevara aveva la quota di maggioranza alla General Motors; la Terra del Fuoco sta bruciando; gli ebrei a Masada erano in campeggio; il Mahatma Ghandi era un falso magro… Lo so che è facile ironia, ma la posizione dell’unesco è talmente poco seria che si presta a battute del genere. Non esiste un IgNobel anche per queste cose? Perché non lo istituisce Israele? Un vero premio (ad es. una targa) da assegnare a chi le spara più grosse?! Almeno qualcuno glielo farebbe sapere che prima di sparare ufficialmente cazzate è meglio pensarci due volte.