Il primo ministro israeliano Netanyahu ha fatto qualcosa di importante la scorsa settimana: ha ricordato al mondo che la guerra araba contro Israele è la continuazione della guerra nazista contro gli ebrei. Le parole da lui espresse mercoledì, per le quali fu il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin al Husseini a suggerire a Hitler l’idea di sterminare gli ebrei, hanno scatenato un putiferio. Il primo ministro ha fatto riferimento a un noto incontro tra il Mufti e Adolf Hitler che avvenne nel novembre del 1941, due mesi prima che i nazisti pianificassero la cosiddetta soluzione finale nella famigerata conferenza di Wannsee. “All’epoca Hitler non voleva sterminare gli ebrei, ma solo espellerli”, ha detto Netanyahu al Congresso sionista, per poi affermare che fu il Mufti ad avvertire Hitler che se avesse proceduto con le espulsioni degli ebrei, quest’ultimi avrebbero finito con l’andare tutti in Palestina. “Cosa dovrei fare con loro?”, chiese allora Hitler, secondo la ricostruzione fatta da Netanyahu. “Bruciali”, avrebbe risposto il Mufti.

Gli attaccabrighe liberal si sono infuriati, sostenendo, con una certa faccia tosta, che Netanyahu abbia voluto riabilitare il Führer. “Una difesa di Hitler”, l’ha definita addirittura il giornale Forward, mentre la Casa Bianca ha liquidato le parole di Netanyahu come “provocazioni”. Anche l’illustre studiosa dell’Olocausto Deborah Lipstadt ha qualificato Netanyahu come “revisionista”. Questo suo giudizio a me è parso immeritato e, in ogni caso, improprio, anche nell’ipotesi in cui il leader israeliano avesse sbagliato a citare le parole precise utilizzate da Hitler e il Mufti. Nessun documento afferma che il Mufti abbia suggerito a Hitler di “bruciare” gli ebrei. Ma alcune testimonianze dimostrano che i proclami di Hitler sulla loro uccisione ottennero un entusiastico apprezzamento da parte del Mufti. Quest’ultimo, secondo gli appunti dell’interprete di Hitler (il colonnello delle SS Eugen Dollmann, ndr), aprì l’incontro ringraziando Hitler per la sua vicinanza “agli arabi e in particolare alla causa palestinese”. Erano amici naturali, scrisse Dollmann, perché avevano gli stessi nemici in comune. Gli arabi palestinesi, di conseguenza, “erano pronti a cooperare con la Germania con tutto il loro cuore, e pronti a partecipare alla guerra”. Gli arabi, predisse il Mufti, “potrebbero essere utili come alleati più di quanto possa apparire a prima vista”. “Gli obiettivi della mia battaglia sono chiari”, furono le parole di Hitler, riportate dal Mufti nei suoi diari. “Come prima cosa, sto combattendo gli ebrei senza tregua, e questa battaglia include quella contro la cosiddetta casa nazionale ebraica in Palestina”. L’interprete di Hitler registrò nelle sue note che il Führer impose al Mufti di racchiudere “nelle più alte profondità del suo cuore” la battaglia nazista per “la totale distruzione dell’impero giudaico-comunista in Europa”. Poi il tiranno nazista volle lanciare al mondo arabo il messaggio per cui “era arrivato il momento della sua liberazione”, e che l’unico obiettivo della Germania sarebbe stata “la distruzione di ogni elemento ebraico nella sfera araba”.

Netanyahu potrebbe aver sbagliato nell’affermare che lo sterminio degli ebrei fu un’idea del Mufti (le uccisioni erano già iniziate); ma non ha sbagliato in nulla nel dire che l’idea dello sterminio fu avallata dal Mufti. Il punto cruciale è che i nazisti e il leader della Palestina araba erano allora dalla stessa parte. Durante la Seconda guerra mondiale i popoli dovettero fare una scelta: gli ebrei scelsero il mondo libero, gli arabi palestinesi scelsero Hitler. E’ sicuramente questo il punto che intende rimarcare il primo ministro israeliano. Egli vuole rendere tutti consapevoli che Israele, oggi, è sotto attacco proprio dagli eredi di quel patto col diavolo compiuto tra il Mufti e il Führer. Quindi perché tutto ciò ha sconvolto la sinistra? Cosa importa che il Mufti abbia o meno avuto una parte di responsabilità nei crimini compiuti da Hitler? Una risposta può essere rintracciata in un editoriale del New York Times che ha definito le parole di Netanyahu vergognose perché “danno l’impressione” che la resistenza degli arabi palestinesi “sia dovuta solamente a un odio di lunga data nei confronti degli ebrei, e non invece all’occupazione compiuta da Israele o a qualunque altra controversia”. Come se ciò non fosse vero. Il Mufti e gli altri leader arabi odiavano gli ebrei prima che ci fosse Israele. Se Israele domani scomparisse, i fondamentalisti islamici continuerebbero comunque a disprezzare gli ebrei. La sinistra dovrebbe smetterla di screditare Netanyahu, perché egli sta solo evidenziando la scomoda verità per la quale, nei riguardi degli ebrei, l’ideologia araba è la stessa di quella nazista. E come può qualcuno difenderla?

Seth Lipsky, New York  Sun,  27/10/2015

 

 

One Response to Bibi cita il Mufti per svelare l’atavico odio anti ebraico (dispiacendo ai liberal)

  1. Thanks for finally writing bout >Bibi cita il Mufti pper svelare l’atavico odio antti ebraico (dispiacendo ai liberal) | ADI
    – Amici di Israele <Loved it!

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