Michael Sfaradi è un giornalista israeliano che parla italiano come voi e me, perché è nato a Roma e in Italia ha vissuto per 15 anni. Ora vive in Israele: è free-lance, corrispondente di guerra, romanziere, blogger. La sua caratteristica principale: diffidare delle verità ufficiali. Michael sa (beh, lo so anch’io) che uno dei “vizi” più incalliti del Potere – praticamente di ogni Potere – è manipolare la verità.
Spesso le sue tesi “contro corrente” suscitano incredulità, obiezione, protesta, sarcasmo. Ma, dice Michael con filosofia, “è il prezzo che bisogna pagare”. Lo conosco da poco ma mi sono affrettato a intervistarlo per voi su un evento di assoluta attualità, la caduta dell’Airbus russo nel Sinai.
Francesco De Maria Qual è il suo metodo di lavoro?
Michael Sfaradi Traggo le mie conclusioni sulla base dell’esperienza. Non solo, ovviamente. Ho le mie fonti insider, con le quali sono costantemente in contatto. Quello che io scrivo prescinde dall’ufficialità: le verità ufficiali spesso, troppo spesso… non sono vere!
Le prime notizie, a poche ore dalla catastrofe, parlavano di “cedimento strutturale” o di “errore umano”.
MS Una versione alla quale non ho mai creduto! In ogni caso certe verità nelle prime ore non possono essere dette, sono troppo scomode. Si formulano ipotesi per depistare, per diffondere quella che io chiamo “nebbia giornalistica”. Più tardi, per gradi, si potranno modificare le versioni, adattarle, quando il tempo avrà allontanato e sfumato il tragico evento.
Tengo a precisare di non essere un maniaco dei complotti. Ad esempio, sull’attentato alle Twin Towers i complottisti si sono scatenati… ma io non credo una parola delle loro teorie. Hanno detto e scritto di tutto: che dietro c’era la CIA con il Mossad, che gli attentatori avevano fatto in modo di risparmiare la vita degli ebrei, una quantità di fandonie incredibili, che si sono amentite da sole. In questo caso però, come ho scritto su un articolo pubblicato in Italia dal giornale LIBERO la velocità con la quale i droni israeliani si sono alzati in volo sul Sinai per, ufficialmente, cercare i resti dell’aereo e l’aiuto dello ‘Scudo di David Rosso’ verso la ‘Mezzaluna Rossa Egiziana’ con tramite della Croce Rossa Internazionale, con la messa a disposizione, nel giro di poche ore, di 30 ambulanze per la movimentazione delle salme e degli eventuali feriti, è un segnale forte che rende l’idea della tragicità dell’evento al di là delle dichiarazioni ufficiali.
Analizziamo i casi possibili e valutiamone la probabilità.
MS Le ipotesi sono essenzialmente tre. 1) Cedimento strutturale 2) Esplosione di una bomba a bordo 3) L’Airbus è stato colpito da un missile terra-aria.
- È altamente improbabile. L’aereo era stato revisionato di recente e si trovava in perfetto stato.
- È un’ipotesi “gestibile”. Si può incolpare una mancanza di sicurezza all’aeroporto di Sharm (che in realtà ha uno standard molto alto, testimoniato anche da viaggiatori sottoposti a controlli estenuanti). Imbarazzante per il governo egiziano ma nulla di più.
- È invece l’ipotesi più scomoda, perché metterebbe a nudo la vulnerabilità generale del traffico aereo internazionale.
Ma (dicono) gli ipotetici “terroristi del Sinai” non avrebbero mai potuto abbattere un aereo che vola a 9000 metri di quota. Non ne hanno i mezzi!
MS In realtà quando l’aereo è stato colpito non aveva ancora raggiunto la quota di crociera, stava ancora salendo, come si deduce dal fatto che i passeggeri erano legati ai sedili. A 15 minuti dal decollo diciamo che l’Airbus poteva trovarsi a 7500, forse 8000 metri. Nelle immediate vicinanze del luogo del disastro c’è una montagna altra 1000 metri. Un dislivello di 7000 metri soltanto. Uno Stinger spalleggiabile avrebbe potuto abbattere l’aereo. Queste considerazione tecniche mi sono state confidate da un amico pilota, del quale non posso fare il nome.
Ma dove hanno preso questi missili?
MS Guardi, le dico soltanto – per fare un esempio – che da un magazzino libico sono spariti 5000 missili terra/aria. Nessuno sa dove siano finiti. Spariti!
Io mi domando, chi c’è nel Sinai, in questo deserto montuoso?
MS Sotto il governo di Morsi il Sinai era divenuto una specie di “autostrada del terrore”, vi transitava di tutto. Bande di terroristi affiliati all’ISIS si sono indubbiamente istallate nel Sinai. Sono loro che hanno colpito. Questa è la mia ipotesi dominante, che sento quasi come una certezza.
Lo hanno fatto per punire la Russia?
MS No, secondo me no. Lo hanno fatto per manifestare il loro potere, per affermarsi come forza distruttiva contro tutto e contro tutti. Fosse stato un aereo francese, l’avrebbero abbattuto. Fosse stato un aereo… ehm… svizzero, l’avrebbero abbattuto. Poi inventarsi la scusa al momento della rivendicazione sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Quali sono a tutt’oggi le maggiori incongruenze e contraddizioni nelle versioni ufficiali?
MS La più importante è proprio di queste ore, la compagnia aerea Easyjet aveva deciso di andare a riprendere i turisti bloccati a Sharm facendo partire gli aerei vuoti dall’Europa per poi farli tornare carichi di viaggiatori, con la sola precauzione delle stive vuote. Poi, come un fulmine a ciel sereno, da Londra è arrivato il contrordine. Se fosse vero quello che le autorità Statunitensi Inglesi ed Egiziane dicono, e cioè che si è trattato di una bomba caricata nel vano bagagli, perché annullare i voli? E perché farlo anche se per precauzione nessuna valigia sarebbe stata messa in stiva? Non è più normale pensare che volare sul Sinai in questo momento è pericoloso? E se così è, perché? Si dà quasi per certa una cosa ma poi ci si comporta come se bisognasse salvaguardarsi da tutt’altro e questo si va ad aggiungere alla decisione di tutte le compagnie aeree che avevano rotte che passavano sul Sinai, come ad esempio la EMIRATES, che hanno fatto cambiare rotta ai loro piloti. La decisione poi di Air France e Lufthansa a poche ore dal disastro di sospendere i voli sul Sinai la dice molto lunga a chi vuole stare a sentire.
Chi ha interesse a nascondere la verità? E con quali mezzi può farlo? Potrà farlo per sempre?
MS Anche se l’ipotesi missile dovesse essere confermata dai fatti tutte le autorità coinvolte faranno l’impossibile pur di insabbiare e terranno il punto anche davanti all’evidenza, perché la certezza creerebbe il caos nel traffico aereo mondiale e questa sarebbe una guerra vinta dal terrorismo
Quali sviluppi si attende nei prossimi giorni e nelle prossime settimane?
MS Come al solito in questi casi mi aspetto solamente che la sordina prenda piede fino a mettere nel silenzio più assoluto la vicenda e mentre chi di dovere dovrà trovare una soluzione a questo problema che potrebbe avere aspetti strategici di importanza planetaria possiamo solo pregare che non ci siano altre tragedie di questo tipo.
Un’ultima cosa, io prego con tutto il cuore di sbagliarmi, spero tantissimo di aver preso il più grande granchio della mia carriera, ma per noi giornalisti di guerra è doveroso guardare in faccia la realtà in tutti i suoi possibili scenari.
Esclusiva di Ticinolive. Riproduzione permessa con citazione della fonte.
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Biografia di Michael Sfaradi
Nasce a Roma il 21/04/1961, cittadinanza israeliana.
Giornalista Free Lance in lingua italiana iscritto alla Tel Aviv Journalist Association n. 5555.
Specializzato in politica mediorientale e analisi militari.
Dal Febbraio 2008 al marzo 2012 ha collaborato in Italia con il quotidiano Opinione delle Libertà sia nella pagina “estero” che in quella di “cultura e società”, con oltre 400 articoli pubblicati.
Ha collaborato con il quotidiano Liberal e con il settimanale Tempi.
Ha seguito inoltre la vicenda del Cargo Arctic Sea, ritrovato con le stive vuote a largo delle isole di Capo Verde, e dell’abbordaggio da parte delle forze speciali della marina israeliana del cargo Francop a largo di Cipro, commentando e unendo le due vicende come parti della stessa guerra di spie in atto intorno al nucleare iraniano.
Nel gennaio del 2009 per Opinione, è stato reporter di guerra durante l’operazione “Piombo fuso” sia dai confini fra Israele e Gaza sia, al seguito delle truppe israeliane, all’interno della Striscia non lontano dalle zone degli scontri a fuoco. Reportage completi di fotografie esclusive furono pubblicati su pagine particolari del quotidiano.
Dall’11 settembre 2012 ha seguito, e continua a seguire, tutti gli sviluppi del caso creatosi dopo l’assalto al consolato U.S.A. di Bengasi. È stato fra i primi al mondo e rivelare, sul suo blog, le incongruenze sulle dichiarazioni della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato rilasciate nelle ore seguenti all’attacco. Ha inoltre messo in luce e dettagliatamente spiegato, ancora prima delle importanti testate statunitensi, il mancato intervento per mettere in salvo l’ambasciatore Stevens e i retroscena del suo brutale linciaggio.
Nel novembre 2012 ha pubblicato sul suo blog, all’interno del sitowww.michaelsfaradi.it, articoli sull’operazione ‘Colonna di Nuvola’ aggiornando costantemente i suoi lettori con reportage che, ora dopo ora, seguivano l’evolversi dei bombardamenti nella striscia di Gaza e sulle città israeliane colpite da missili palestinesi di fabbricazione iraniana, intitolando i suoi pezzi ‘Diario di una guerra’.
Dall’agosto del 2013 collabora con la pagina esteri del quotidiano LIBERO.
Sempre per il quotidiano LIBERO è stato reporter di guerra durante l’operazione “Margine Protettivo” dai confini fra Israele e Gaza, dalle città di Sderot, Asquelon, Ashdod e al seguito delle truppe israeliane all’interno della Striscia non lontano dalle zone degli scontri a fuoco. Fino al 10 agosto del 2014 ha scritto 19 articoli fra cronaca interviste e reportage.